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Venezia 71: “Anime nere” di Francesco Munzi (Concorso)

Creato il 30 agosto 2014 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

Anno: 2014

Distribuzione: Good Films

Durata: 104’

Genere: Drammatico

Nazionalità: Italia

Regia: Francesco Munzi

Data di uscita: 18 Settembre

 

Nel porto di Amsterdam un gommone trasporta due uomini a bordo di un lussuoso yacht, dove lontano da sguardi indiscreti si concludono affari illeciti sul traffico di droga. I due uomini sono Luigi e Rocco Carbone, fratelli calabresi trapiantati al Nord, esponenti di una famiglia mafiosa rispettata e potente. Vestiti alla moda, macchine di lusso e conoscenza delle lingue straniere, questi fratelli rappresentano un nuovo tipo di malavitoso, ma per quanto siano lontani il richiamo della terra natia non smette mai di farsi sentire. Quando il nipote Leo, figlio del fratello maggiore Luciano, compie uno sgarbo verso un’altra famiglia del luogo, la famiglia Carbone si riunisce nel paesino d’origine, Africo, riportando a galla rancori mai sopiti e vecchie faide pericolose. Luciano, l’unico esponente della famiglia che vive una vita solitaria e lontana dalle attività illecite, viene trascinato suo malgrado nella spirale di violenza in una terra incapace di sdoganarsi da vecchi riti e codici d’onore che trasudano sangue.

Primo film italiano in concorso a Venezia 71, l’opera di Francesco Munzi è stata accolta da diversi minuti di applausi alla fine della proiezione e da una vera e propria ovazione durante la conferenza stampa. Grande successo per un dramma famigliare teso e cupo che durante molte scene incolla lo spettatore allo schermo grazie ad una tensione palpabile che permea tutta la sceneggiatura. L’adattamento, da parte di Munzi, del libro di Criaco ha un indubbio merito: il realismo. Mai come in questo film, o perlomeno come non si vedeva da numerosi anni, un regista aveva lavorato così tanto in sottrazione, togliendo tutti gli elementi folkloristici, caricaturali e impressi nella mente dello spettatore quando pensa alla “mafia”. Qui non ci sono teste di cavallo, sparatorie selvagge, dialoghi alla Francis Ford Coppola o Martin Scorsese, qui c’è la ruvida e triste verità di una terra che non riesce ad emanciparsi dal dominio della violenza e della sopraffazione, una terra che non crede nelle forze dell’ordine ma solo nella giustizia privata. La splendida attrice che interpreta l’anziana madre dei tre fratelli, un volto scolpito dal tempo capace di comunicare con uno sguardo tutto il suo immenso dolore, lei che guida tutte le “femmine” della famiglia, rassegnate a vivere tra figli che sparano già da adolescenti e mariti che in cantina svolgono riunioni segrete, è la prima a sputare per terra dopo il passaggio dei carabinieri.

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Munzi ha vissuto in Calabria per alcuni mesi svolgendo un’eccellente lavoro ambientale reso in una fotografia straordinaria, ha reclutato abitanti del posto che hanno aiutato gli stessi attori ad entrare ancora di più nelle parte, ha cercato insomma di arrivare dall’interno alla verità di quei luoghi. La verità è che la cultura decennale di queste terre condiziona tutti i suoi abitanti a tal punto che è impossibile sottrarsi senza il rischio dell’emarginazione o addirittura della morte. Grandi tutti gli attori, ma straordinario Fabrizio Ferracane, l’interprete di Luciano, il fratello maggiore, quello che teoricamente dovrebbe avere le redini della famiglia e che invece si è allontano completamente da tutti, svolgendo una vita essenziale e semplice. Tutti lo cercano, soprattutto il fratello Luigi, il più carismatico con velleità da capo assoluto, che cerca la riconciliazione, ma chiunque lo cerca non ascolta i suoi avvertimenti, non si rende conto che solo lui ha compreso, nella sua folle lucidità, il pericolo che si sta correndo. Nella guerra che sta per scatenarsi lui sarà testimone e vittima impassibile, impietrita dal dolore e dalla rabbia, una maschera che solo un grande attore poteva portare sul grande schermo.

Anime nere potrebbe essere la sorpresa della prossima stagione, il film uscirà il 18 Settembre nelle sale e rappresenta un esperimento coraggioso, validissimo, un vero e proprio thriller moderno ma ambientato in una terra vecchia dalle tradizioni antiche. Un’opera coraggiosa che niente ha da invidiare alle grandi produzioni americane e che potrebbe essere il primo passo di un cinema che cerca di nuovo la verità delle cose tralasciando l’inutile spettacolarizzazione.

Emiliano Longobardi


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