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Venezia 71: una rivoluzione comica che parte da Carlo Verdone

Creato il 22 agosto 2014 da Oggialcinemanet @oggialcinema

Che Alberto Barbera abbia deciso di sorprendere Venezia quest’anno è stato chiaro fin dal momento in cui sono stati annunciati il presidente di giuria e i premi alla carriera. Stiamo parlando del compositore Alexandre Desplat (vincitore nel 2007 per la colonna sonora de Il velo dipinto oltre ad aver ricevuto sei nomination all’Oscar per le musiche dei film di Wes Anderson, Il discorso del Re, The Queen, Argo e Philomena), la montatrice Thelma Schoonmaker (storica collaboratrice di Martin Scorsese) e il Maestro indiscusso del documentario Frederick Wiseman. Una vera e propria rivoluzione che sta a sottolineare l’interesse della Mostra per la prima volta nella sua storia verso tutti gli aspetti della composizione cinematografica.

Carlo Verdone raccoglierà il primo frutto di questa rivoluzione poiché per la prima volta un attore comico verrà omaggiato con il premio Bresson. Barbera ha così deciso di smentire quel pregiudizio che da sempre viene imputato ai circuiti festivalieri, ovvero quello di preferire i film drammatici alle commedie. Carlo Verdone ritornerà inoltre a rappresentare l’Italia in giuria a vent’anni dall’ultima volta a Venezia 51.

Carlo Verdone
Attraverso le pagine di La Repubblica, Verdone si è detto molto entusiasta del premio e del suo ritorno in giuria: “Mi sento piccolo di fronte a questo premio vinto da grandi autori. Ringrazierò umilmente, dirò che spero di concludere la carriera meritandolo ancora di più. Lo dedicherò a mio padre, è stato il migliore dei Verdone, tutti gli dobbiamo qualcosa”. Nell’intervista Verdone ha svelato anche dei retroscena di Venezia 51. “Quell’anno c’era una grande giuria. David Lynch, Uma Thurman, Mario Vargas Llosa, Olivier Assayas, Margherita Buy. Lynch sembrava irremovibile ma chi aveva le redini in pugno era Vargas Llosa. Io e Margherita perorammo la causa di Lamerica di Amelio. Avevamo quasi convinto gli altri, quando Llosa prese la parola e attaccò una filippica di un’ora distruggendoci tutti. Tra i premiati ci fu anche Assassini nati, una violenza inaudita, diseducativo. Avvertii che poteva essere imitato, Lynch disse che non avevo capito nulla ma era quello con cui andavo più d’accordo. Anche Uma Thurman mi era molto simpatica ma perse la testa durante la proiezione de Il Branco di Marco Risi. Di mattina, in una saletta dell’Excelsior, di fronte alla storia di uno stupro si mette a urlare come un’ossessa, ‘basta! basta!’. Il proiezionista accende la luce e lei grida, ‘non posso vedere questa violenza assoluta contro le donne’, prende la borsa, esce e la rivediamo solo il pomeriggio ancora con gli occhi gonfi. Poi ero assillato dai produttori a telefono che ci rimproveravano di non difendere abbastanza gli italiani in concorso, ma dopotutto noi eravamo solo in due e ce n’erano altri sette. Un vero inferno, quest’anno prometto di spegnere il telefono. Sarà una giuria di cineasti tosti e rigorosi ma se ci sarà un italiano meritevole mi farò in quattro”.

La giuria guidata da Alexandre Desplat è piuttosto cosmopolita e rispetta le quote rosa contando al suo interno registi, attori e scrittori. Tra i più attesi al Lido ci sarà l’attore britannico Tim Roth che oltre ad aver lavorato con dei grandi come Francis Ford Coppola e Michael Haneke, sarà presto protagonista del chiacchierato nuovo film di Quentin Tarantino, The Hateful Eight. Roth si è aggiudicato una nomination agli Oscar e un BAFTA per il ruolo in Rob Boy mentre il suo esordio alla regia, The War Zone, gli è valso un premio a Berlino e un European Film Award. La Cina sarà rappresentata dall’attrice e regista Joan Chen che ha preso parte a L’ultimo imperatore di Bernardo Bertolucci, I segreti di Twin Peaks di David Lynch e Lussuria. Seduzione e Tradimento di Ang Lee mentre come regista è conosciuta per Autumn in New York con Winona Ryder e Richard Gere. Di ritorno a Venezia è anche il regista palestinese Elia Suleiman che nel 1996 con Chronicle of a Disappearance vinse il premio Luigi De Laurentis per la migliore opera prima. Un’altra vecchia conoscenza è Philip Gröning, il regista tedesco che nel 2005 presentò a Venezia il documentario Il grande silenzio mentre lo scorso anno ritirò il Premio speciale della Giuria per La moglie del poliziotto. Gröning fu anche presidente della giuria Orizzonti nel 2006.

Nonostante sia un’affezionata del Festival di Cannes, la regista austriaca Jessica Hausner sarà dei nostri dopo aver vinto con Lourdes il premio FIPRESCI a Venezia nel 2009. Della giuria farà inoltre parte il costumista inglese Sandy Powell, vincitore di ben tre premi Oscar per i suoi costumi di Shakespeare in Love, The Aviator di Martin Scorsese e The Young Victoria. Powell ha inoltre lavorato con Derek Jarman, Mike Figgis, Todd Haynes e Neil Jordan. Tra i giurati anche una grande scrittrice come Jhumpa Lahiri, recentemente nominata dal presidente Barack Obama membro del Committee of the Arts and Humanities della Casa Bianca. Con il suo primo libro L’interprete dei malanni, nel 1999 ha vinto il premio Pulitzer, ovvero il massimo riconoscimento letterario americano. A pochi giorni dalla Mostra inizia così il countdown per un’edizione che promette scintille.

di Rosa Maiuccaro per Oggialcinema.net


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