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Venezia: Rinunciare alle Grandi Navi costerebbe 365 milioni di euro all'anno
Creato il 18 febbraio 2013 da InteristamaiVenezia, 16 febbraio 2013 – L’attuale posizionamento del Terminal di Marittima sta alla base del successo dello scalo veneziano come “homeport” (porto di arrivo e partenza) in quanto possiede contemporaneamente 4 pre-requisiti fondamentali: accessibilità nautica, accessibilità merci, accessibilità passeggeri ed efficiente connessione con l’aeroporto internazionale Marco Polo.
Dal punto di vista economico, il traffico crocieristico a Venezia – secondo i dati elaborati da Ca’ Foscari e dall’Università di Padova – vale (spesa diretta) 435 milioni di euro di cui 365 milioni (circa il 90% del totale) proveniente dalle navi di stazza superiore alle 40.000 tonnellate.
Rinunciare a questo traffico significherebbe perdere: 5,4% del PIL locale (se si considera che il PIL del comune di Venezia può essere stimato intorno ai 6,72 miliardi), e 6.800 posti di lavoro (su un totale di 7.600 unità complessive del comparto equivalenti al 6.6% dell’occupazione totale del comune di Venezia che conta oggi 103mila unità).
È pertanto evidente che si tratti di un comparto economico con un impatto notevole sul territorio e che deve essere preservato pur rispettando le indicazioni imposte dal Decreto Clini Passera “Rotte sicure” (2 Marzo 2012). Il decreto (articolo 2 comma b) vieta il transito attraverso il canale della Giudecca e il bacino di San Marco delle navi adibite al trasporto di merci e passeggeri superiori a 40.000 tonnellate di stazza lorda e applica tale divieto a partire dalla disponibilità di vie di navigazione praticabili e alternative a quelle vietate (articolo 3).
A partire dal queste indicazioni Capitaneria di Porto e del Magistrato alle Acque, gli enti che ne hanno responsabilità, hanno individuato alcune alternative possibili e le relative considerazioni per la loro fattibilità:
Realizzazione di un canale di navigazione a sud dell’Isola della Giudecca: non si allontana il traffico crocieristico dal centro storico ma consente di mantenere il terminal a Marittima ed evita qualsiasi interferenza fra traffici passeggeri e merci.
Ingresso attraverso la bocca di Malamocco utilizzando tuttavia una “risorsa scarsa”: la navigazione attraverso il Canale Malamocco Marghera attualmente utilizzato dalle navi merci.
L’interferenza fra traffici merci e passeggeri che si creerebbe lungo il canale Malamocco Marghera avrebbe risvolti importanti tali da penalizzare sensibilmente il traffico merci.
Le interferenze sono sopportabili o ovviabili con costi agionevoli sulla tratta da Malamocco a Fusins. E' per questo che è stata tempo fa avanzata l'ipotesi prospettica di una nuova stazione marittima a Dogaletto, che però manca delle accessibilità terrestri acquisibili solo nel lungo periodo e con alti costi anche ambientali. L’ipotesi di una stazione Marittima a Marghera, a nord di Fusina, invece presenta limiti invalicabili: dimensioni dei canali e dei bacini di evoluzione inadeguati, terminal commerciali già in uso, e soprattutto una interferenza fra traffici merci e passeggeri esiziale per il traffico merci. I costi economici e sociali di tale soluzione avrebbero dimensioni rilevanti: 10 milioni di tonnellate e 2000 occupati in meno, oltre che tempi lunghi di realizzazione.
Appare dunque evidente che il mantenimento della Marittima resta la scelta più razionale e vincente, è quindi necessario individuare (per applicare il decreto) una via alternativa per raggiungerla, queste le tre ipotesi individuate:
Il Canale Vittorio Emanuele III° dove – al netto del vincolo pregiudiziale connesso all’interferenza con i traffici pericolosi – comporta la necessità di un allargamento sezione canale da Fusina fino al bacino di evoluzione n. 1 (dal costo di circa 600 milioni di euro), · Il Canale delle Trezze Nord per cui sussiste la stessa necessità di un allargamento sezione canale da Fusina fino al bacino di evoluzione n. 3 (dal costo di circa 400 milioni di euro).
* Il Canale delle Trezze Sud per cui sussiste la stessa necessità di un allargamento sezione canale da Fusina fino al bacino di evoluzione n. 3.
Il Canale Contorta Sant’Angelo che devia dal Canale Malamocco Marghera prima dell’area di maggiore interferenza fra il traffico passeggeri e il traffico merci dal costo di 65 milioni di euro.
*ipotesi presentata oggi dal
Presidente degli Industriali Luigi Brugnaro.
Autorità Portuale Venezia
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