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“ Venite a me…” Lettura del 25 ottobre 2012

Creato il 27 ottobre 2012 da Ambrogio Ponzi @lucecolore

Venite a me
(Mt. 11, 28)
La POTENZA “ Venite a me…”  Lettura del 25 ottobre 2012
della PAROLA
La parola di Dio è viva, efficace e più tagliente di ogni spada a doppio taglio; essa penetra fino al punto di divisione dell'anima e dello spirito, fino alle giunture e alle midolla, e discerne i sentimenti e i pensieri del cuore. Non vi è creatura che possa nascondersi davanti a Dio, ma tutto è nudo e scoperto agli occhi di colui al quale noi dobbiamo rendere conto. ( Eb. 4,12-13)
  • Avvertiamo la bellezza del ritrovarci nuovamente insieme arricchiti da presenze nuove; questo rappresenta un incoraggiamento e uno stimolo per l’impegno. Ma prima di tutto c’è la gioia e la speranza che sia la Parola ad attirare.
Questa sera, l’incontro ha come attenzione quella di aiutarci ad apprezzare la Parola di Dio che viene a noi, ci sollecita, ci arricchisce, ci impegna. Seguiremo il criterio di aiutarci a comprendere la Parola, perché non solo io parlerò, ma anche voi sarete chiamati a portare il vostro contributo, ad offrire arricchimenti o chiedere spiegazioni. Insieme cercheremo di intuire e cogliere il messaggio che è ricco e che ci impegna con una attenzione non abituale per poter andare a fondo. Vorrei per questo lasciar parlare soprattutto la Parola. L’intenzione è quella di guidare la riflessione per abituarci a leggere la parola in modo corretto. Nel canto. che abbiamo fatto all’inizio, si parlava di pioggia che scende sul terreno arido, così la Parola scende nel nostro cuore. Vi dicevo che volevo dare spazio all’incontro diretto con la Parola, e il commento è uno strumento per cogliere meglio il significato.
La prima tappa è quella che coglie il movimento a ritroso: la Parola che va alla fonte.
A
Orizzonte:
Dio nessuno l’ha mai visto : proprio il suo Verbo fatto uomo ce lo ha rivelato.
Quello che era da principio, quello che noi abbiamo udito, quello che abbiamo veduto con i nostri occhi, quello che contemplammo e che le nostre mani toccarono del Verbo della vita - la vita infatti si manifestò, noi l'abbiamo veduta e di ciò diamo testimonianza e vi annunciamo la vita eterna, che era presso il Padre e che si manifestò a noi -, quello che abbiamo veduto e udito, noi lo annunciamo anche a voi, perché anche voi siate in comunione con noi. ( 1 Gv. 1, 1-3)
Vi chiedo: la lettura della Parola, questa lettura che facciamo insieme qui con il desiderio di ascoltarla e di meditarla, cosa comporta? Le comunità cristiane hanno dato molta rilevanza e attenzione alla Parola. Questo fatto su che cosa si fonda? La Parola che leggeremo qui insieme partirà dal Vangelo. Per quale motivo? Il Vangelo parla di Gesù, ci apre alla comprensione della sua Parola e della sua vita. Noi nella Parola cerchiamo l’essenza dell’incontro tra Dio e noi. La Parola rimanda a Gesù, alle sue opere, alle sue parole. Con quale autorevolezza Gesù entra in questo movimento? Gesù è la narrazione, la rivelazione di Dio chiamato, da Gesù stesso, “Padre”. Gesù vive in maniera intensissima il rapporto con il Padre. E chi è il Padre? È la fonte che non si coglie nella visibilità umana. Dio nessuno l’ha mai visto. Perché? Perché Dio va oltre il nostro pensiero e il nostro agire, è la fonte. Noi non raggiungiamo direttamente il mistero che è la fonte, ma Dio si è rivelato pienamente in Gesù. Gesù si rivela alla sua comunità e questa a sua volta si rivela alle persone. C’è tutto un movimento che parte come causa da Dio, ma che è un mistero invisibile che vuole mostrarsi in Gesù. Gesù ha scelto a sua volta i discepoli, vive con loro a costo anche di non essere capito, di non essere accolto, con loro si esprime e questi a loro volta rivelano la Parola ascoltata e annunciata. Noi siamo qui perché il Padre ci chiama per mostrarsi a noi attraverso la Parola accolta nella fede.
B
Venite a me, voi tutti    che siete stanchi    e oppressi, e io vi darò ristoro. Prendete il mio giogo sopra di voi e imparate da me,   che he sono mite    e umile    di cuore, e troverete ristoro    per la vostra vita. Il mio giogo infatti è dolce  e il mio peso   leggero".
Anche qui c’è un movimento che ho cercato di rendere anche con la trascrizione del testo per far emergere il messaggio di fondo, perché possiate fissarlo meglio. Partiamo sempre da Gesù. La domanda è sul senso della Parola. In particolare: cosa ci offre la lettura biblica? Ci sono dei verbi che guidano il percorso e che vanno colti. Si tratta innanzitutto di un dialogo tra Gesù e noi. Gesù ci parla e ci fa delle proposte, ci offre degli esiti e ci guida ad impostare la nostra vita partendo da Lui. Gesù, insegnandoci come vivere, ci aiuta a capire come godere del Padre e della sua vita misteriosa che è amore. Gesù ci guida ad andare alla fonte per abbeverarci: venite.. vi ristorerò! E poi aggiunge: prendete il mio giogo …. imparate da me …. . Pensiamo attentamente alla richiesta e all’offerta che viene fatta. Prima c’è un invito: venite a me. Venite: nel Vangelo questo verbo ha tanti significati che però convergono. Qui Gesù propone una relazione più intensa, più vera con Lui. Venite a me: Gesù offre se stesso come dimora. Si tratta di una amicizia, di un rapporto più personale, di un impegno del cuore, cioè è un entrare nell’intimità, un creare ed accogliere la possibilità di una comunione intensa, totale. Si tratta di un cammino a cui Gesù non mette limiti e più andiamo più saremo rinnovati. Venite a me: ai bravi? ai migliori? No, l’invito è per “ tutti ”, è una proposta libera che vuole liberare tutti. Venite a me con una attenzione però: voi che siete affaticati e oppressi. Gesù è attento soprattutto a chi è stanco, a chi vive una situazione di fatica e di peso. Sarà importante cogliere il significato di questa fatica e oppressione. La fatica a cui si riferisce Gesù è la fatica di uno che lavora tanto e si ritrova stanco e senza forze? No. La fatica e l’oppressione vanno intese in riferimento a condizioni di vita. Possiamo immaginare le tante situazioni di peso e fatica e che anche noi viviamo in certi periodi. Gesù ci dice: proprio a te, che sei in quella situazione, dico “vieni e io ti ristorerò”. Se è vero che tutte le fatiche e le oppressioni possono essere chiuse in questo invito, ce n’è una in particolare che è la pesantezza legata al modo di vivere una fede non liberante. La persona è affaticata dal fare, dal riuscire per essere e per avanzare di gradi. Si ritratta una religiosità chiusa, priva di amore e di libertà. Libertà non vuol dire fare quello che voglio, ma vivere con il cuore ciò che viene offerto. Precisiamo meglio questo aspetto: la fatica e l’oppressione sembrano più legate al modo di vivere la legge. Infatti si parla di giogo. Il giogo nella Bibbia rimanda ai comandamenti. C’è l’oppressione nel giogo della legge dove c’è il richiamo ai farisei e lo scopo è mostrarsi, emergere, apparire. Questo è fatica, tormento, vuoto. Gesù propone un altro giogo, dolce e leggero. Prendendo la legge come Gesù ci ha insegnato, cioè come qualcosa di liberante, si realizza un’esistenza positiva. Resta la fatica, ma non è più soffocante, non è più opprimente, perché lascia spazio alla creatività. Questa proposta del Signore si precisa con queste nota: “ imparate da me…”. Imparare vuol dire accettare di andare a scuola, di impegnarsi nella ricerca, non perdere tempo per inseguire delle cose, perdendo l’essenziale. Guardare a Gesù è imparare da Lui che andava per la Palestina, ma che di notte vegliava pregando, cioè stava in compagnia del Padre. Imparate da me, per noi suoi discepoli, vuol dire prendere sul serio il rapporto con il Padre. Scegliendo Gesù, entriamo nel mistero del Padre e della sua proposta di vita. Più affondiamo in Lui, più affondiamo nella vita, cioè nel positivo. Anche la persona non ancora raggiunta dall’annuncio può essere mossa, sollecitata dalla presenza dello Spirito per rientrare nel rapporto con il Padre per vivere un giogo soave. Vediamo gli aggettivi: mite, umile, dolce, leggero. Gesù ci insegna la mitezza come modo di stare nella vita, un modo che non utilizza la violenza, che non vuole imporsi, ma sa rispettare. Saper ridurre le proprie esigenze per rispetto dell’altro è uno stile di vita che oggi è urgente anche per la persona stessa. La mitezza comincia da me, nell’accogliermi e nell’accettarmi come sono per poter andare oltre. La mitezza nelle famiglie, il rispetto tra i coniugi, il non prevaricare sugli altri, ma lasciare che ciascuno possa avere uno spazio di espressione. Questo vale anche per le comunità dove, non di rado, troviamo opposizione, conflittualità, dove l’affermare se stessi offende il rispetto per l’altro. È importante crearsi una mentalità di mitezza. La storia offre esempi di persone e di movimenti che si sono sviluppati e realizzati nella mitezza. Ciascuno di voi provi a valutare dove mettere in atto questa mitezza. Una vita non mite è un giogo pesante. Umili, non significa considerarsi degli stupidi, ma spendere il proprio dono a favore di tutti. La dolcezza è nel vivere la vita, nonostante tutte le difficoltà, con pace, con fiducia, perché la vita vale anche se difficile. Se voi seguite minimamente la testimonianza di chi ha dato tutto, potete vedere che queste persone sono sempre nella gioia. La gioia non è il frutto di un’azione umana, ma del fidarsi, dell’abbandonarsi al Signore e alla verità delle cose.
* Il giogo di Gesù è il modo di vivere il rapporto con il Padre, un rapporto di fiducia e di abbandono. Non per niente poco prima nel Vangelo si dice: “ Ti ringrazio, o Padre, perché hai nascosto queste cose ai sapienti e le hai rivelate ai piccoli…” Questo è il giogo di Gesù. Gesù, nell’orto del Getsemani sotto il peso della morte e del tradimento di Giuda, pur sudando sangue, ama il Padre, ha fiducia nel Padre e a Lui si affida. In fondo, questa è la sintesi della mitezza, dell’obbedienza, della fiducia, della dipendenza: trovo utile tenere l’occhio su Gesù e vivere la propria realtà alla luce del suo comportamento di perdono, di misericordia, di accoglienza, di attenzione ai poveri, ai deboli, agli oppressi. Tutta la vita di Gesù è il giogo che riceve dal Padre e che accoglie, certo del suo esito che è la Resurrezione. Il giogo di Gesù è stato anche l’accoglienza ai piccoli, mentre i discepoli volevano allontanare i bambini perché disturbavano. Lasciate che vengano a me perché di essi è il Regno dei cieli ”. Avere i bambini è un dono, teologicamente parlando, ma anche socialmente.
* Note riguardo al brano del Vangelo di Matteo 11, 28-30
  1. Invito a superare l’estraneità, forse la diffidenza, la paura… per un rapporto nuovo di fiducia, di amicizia… (cfr. l’invito della Sapienza al suo banchetto)
Andare a Gesù nella fede… Il posto della Parola in questo processo… Reciprocità fede e Parola COMUNIONE
  1. L’andare implica un lasciare: il distacco della CONVERSIONE.
Cammino <> docilità La LETTURA biblica mira a fare verità nel e del cuore.
  1. Non una categoria, ma una condizione:
> Fatica del vivere quotidiano > Il peso di una religiosità moralistica … non solo da come è praticata, ma anche da come è rifiutata…
Comunione, presenza dello Spirito…..
* Dalla lettera ai Filippesi 2, 5-11
Abbiate in voi gli stessi sentimenti di Cristo Gesù: egli, pur essendo nella condizione di Dio,
non ritenne un privilegio
l'essere come Dio,
7ma svuotò se stesso
assumendo una condizione di servo,
diventando simile agli uomini.
Dall'aspetto riconosciuto come uomo,
8umiliò se stesso
facendosi obbediente fino alla morte
e a una morte di croce.
Per questo Dio lo esaltò
e gli donò il nome
che è al di sopra di ogni nome,
perché nel nome di Gesù
ogni ginocchio si pieghi
nei cieli, sulla terra e sotto terra,
11e ogni lingua proclami:
"Gesù Cristo è Signore!",
a gloria di Dio Padre.

Signore, noi ti ringraziamo perché ci hai riuniti alla tua presenza per farci ascoltare la tua parola; in essa tu ci riveli il tuo amore e ci fai conoscere la tua volontà.
Fa' tacere in noi ogni altra voce che non sia la tua, “ Venite a me…”  Lettura del 25 ottobre 2012e perché non troviamo condanna nella tua parola letta ma non accolta, meditata ma non amata, pregata ma non custodita, contemplata ma non realizzata, manda il tuo Spirito Santo ad aprire le nostre menti e a guarire i nostri cuori.
Solo così il nostro incontro con la tua Parola sarà rinnovamento dell’alleanza, comunione con Te e il Figlio e lo Spirito santo, Dio benedetto nei secoli dei secoli. Amen.
Comunità di Bose

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