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“Venivamo tutte per mare”

Creato il 23 giugno 2013 da Alessiamalachiti @amalachiti

Amaro scorcio dell’esistenza di tutte quelle giovani donne giapponesi che nella prima metà del secolo scorso sono emigrate in America spinte dal sogno di una vita desiderata, animate da speranze innocenti. Julie Otsuka dà voce od ognuna di loro dipingendo un magnifico affresco in cui ogni singolo bisbiglio contribuisce a creare una sinfonia di esperienze di vita comune. Il loro viaggio verso la speranza inizia su quelle navi che, Venivamo-tutte-per-maresolcando l’oceano, segnavano il distacco definitivo dal mondo in cui erano cresciute, dalla famiglia e  dalla cultura che avevano plasmato le loro identità. Durante quella traversata piccole donne dai lunghi capelli lucenti, si scambiano sogni e desideri ammirando le foto di uomini mai conosciuti destinati a diventare loro mariti. E quanti pensieri di fiaba. E quanti desideri di bambine.  Ma poi ogni leggerezza lascia il posto al rimpianto. Un destino comune le porterà ad affrontare la lotta per imparare una nuova lingua e capire una nuova cultura, a vivere l’esperienza della maternità, del lavoro duro e alienante, del devastante arrivo della guerra con l’attacco a Pearl Harbour e la decisione di Franklin D. Roosevelt di considerare i cittadini americani di origine giapponese potenziali nemici. L’originalità dello stile della Otsuka contribuisce a rendere la lettura quasi ipnotica, le parole di queste giovani donne si susseguono senza soluzione di continuità, con lo stesso ritmo cantilenante senza mai sovrapporsi ma arricchendo con passione rinnovata la testimonianza immediatamente successiva. Si legge tutto d’un fiato questo libro e lascia una sensazione di vuoto e impotenza di fronte all’esperienza di donne che, come sempre, scrivono una storia ben diversa da quella vissuta solo al maschile.

Julie Otsuka ha pubblicato When the Emperor Was Divine (2002), considerato un classico contemporaneo. Con questo libro la Otsuka ha vinto l’Asian American Literary Award, l’American Library Association Alex Award e una Guggenheim Fellowship.

« Un racconto pieno e trascinante, splendido »

The Guardian

« La semplicità coinvolgente dei grandi libri »

La Stampa

Maria Portovenero


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