Bernardeschi: nome nuovo per l'Italia di Conte?
48 ore fa è scattato il "-100" a Euro 2016. Mancano cioè poco più di tre mesi alla rassegna continentale in Francia, un torneo che si annuncia blindatissimo e avvolto da inquietudini e tensioni, per via dell'allarme terrorismo: le ultime notizie raccontano della possibilità di giocare alcune gare a porte chiuse e di cambi di sede in extremis per certe partite particolarmente a rischio, ipotesi mai nemmeno paventate in tante edizioni passate di Mondiali ed Europei. Avremo modo di riparlarne, ma un altro più modesto countdown è nel frattempo partito in casa nostra: meno di tre settimane al ritorno in campo dell'Italia di Antonio Conte, oltre quattro mesi dopo l'ultima uscita, il pari di Bologna con la Romania. Un letargo lunghissimo, frutto di un calendario internazionale malamente concepito, perché in questo lasso di tempo si sarebbero potute tranquillamente inserire un paio di date per qualche test match. TEST PROBANTI - Gli impegni contro Spagna (a Udine) e Germania (a Monaco di Baviera) sono se non altro il non plus ultra, in questa fase di preparazione al grande appuntamento: due esami durissimi, che affrontare con spirito "amichevole" sarebbe delittuoso. Ricordiamo come il 4-1 rifilato ai tedeschi a Firenze, giusto una decina d'anni fa, diede sicurezza e consapevolezza al gruppo di Lippi, che da team comprimario si trasformò progressivamente in protagonista, ensemble concreto e "tripallico", fino a cogliere un inatteso ma meritato alloro iridato in quel di Berlino. E, in misura minore, non dimentichiamoci neanche del 2-1 inflitto alla Spagna (allora campione del mondo in carica) a Bari nel 2011, exploit che fece definitivamente decollare la giovane Italia di Prandelli sul piano del gioco e della personalità. Questo per dire che certi appuntamenti sono occasioni imperdibili, se le si sanno sfruttare in tutte le loro sfaccettature: occasione di confronto con realtà più competitive, occasione per sbagliare e per migliorarsi, e quindi per crescere, occasione per sperimentare ma anche per acquisire la mentalità necessaria nei confronti internazionali, per imparare a giocare con carattere e senza timori reverenziali. I due big match serviranno anche a tirare le somme sul listone dei 23 per la spedizione in Francia. Certo, poi ci sarà lo scorcio finale della stagione di club, ma provocherà minimi spostamenti, le valutazioni principali si fanno in queste settimane. Il girone eliminatorio ha partorito un'idea di squadra, un abbozzo plausibile che però al momento non risulta totalmente plasmato: ci sono ancora dei punti interrogativi, delle caselle da riempire, delle rivalità da dirimere, perché il materiale umano è scarso solo in alcuni settori, soprattutto al centro della difesa e in attacco, mentre ad esempio fra centrocampo, fasce e trequarti c'è una discreta ressa. Scelte che sembravano cristallizzate sono ora da rimettere in discussione. PORTIERI: IL CASO SIRIGU - Pensiamo ai portieri: al momento l'unica sicurezza, e ci mancherebbe, si chiama Buffon, ma dietro di lui? Perin quasi certamente sarà della partita, anche se, nella Serie A in corso, sta pagando l'inaffidabilità della retroguardia genoana e qualche pecca ha finito per mostrarla pure lui, pur mantenendo il suo rendimento su livelli di assoluto decoro. Però è scoppiato un caso Sirigu. Era il secondo designato di Gigi, poi a Parigi si è imbattuto nella feroce concorrenza di Trapp ed è finito ai margini, giocando pochissimo, quasi nulla: avrebbe senso portarlo in Francia, carico di ruggine com'è? Certo le alternative dotate d'esperienza non sono il massimo: Padelli, più volte convocato, non ha la statura tecnica idonea per reggere sfide di così alto spessore come quelle di un Europeo, Marchetti potrebbe averla ma è soggetto a troppi alti e bassi. Un atto di coraggio potrebbe spingere Conte a lanciare, come terzo della lista, il valente giovanotto del Milan Donnarumma: non sarebbe uno scandalo, se poi pensiamo che un paio d'anni fa qualche buontempone propose addirittura, per i Mondiali in Brasile, il ragazzino dell'Udinese Scuffet, dopo solo qualche partita ben giocata in campionato. LA DIFESA IN MANO AI VETERANI - Nel cuore della terza linea, come detto, il piatto piange. Che il dio del pallone conservi a lungo Bonucci (elemento chiave di tutto il complesso, visto anche il contributo che sa dare in impostazione e perfino in fase conclusiva) e Chiellini, mentre non dovrebbe mancare uno spazio per Barzagli, chioccia nello spogliatoio ma, ci scommettiamo, utile anche in campo. Il resto non solleva entusiasmi: Astori dovrebbe riuscire a timbrare il cartellino, meno probabile che ce la faccia Ranocchia, invischiato in una stagione da incubo, fra l'addio all'Inter e troppe incertezze in maglia Samp. Come sicurezze "di scorta" si potrebbe puntare su Acerbi e Moretti, un azzardo calcolato sarebbe rappresentato da Romagnoli, che sta uscendo dal guscio parallelamente alla crescita del Milan, mentre è ancora presto per l'ottimo Rugani, che gioca poco e ha bisogno di accumulare minutaggio, di temprarsi al calor bianco delle grandi partite in Italia e all'estero. LATERALI BASSI: FLORENZI "INTRUSO"? - Maggiori carte da giocare in tema di laterali bassi: sicurissimi Darmian e De Sciglio, oltretutto intercambiabili, Antonelli sta ben figurando nel ringalluzzito team rossonero anche se con la rappresentativa raramente ha convinto, c'è sempre la carta Criscito da giocare, mentre a destra paiono momentaneamente in ribasso le azioni di Zappacosta, coinvolto nell'involuzione complessiva del Torino ma comunque pur sempre prospetto su cui contare; da non dimenticare Abate, altro "miracolato" dalla cura Mihajlovic. Ad ogni modo, c'è un Florenzi buono per tutti gli usi, un eclettico e dinamico tuttofare dai piedi pregiati che può adattarsi anche a operare da terzino, sia pur con caratteristiche particolarmente offensive. Convocarlo in quel ruolo aprirebbe una casella in più a centrocampo, dove, come detto, la concorrenza è notevole. FOLLA NEL MEZZO - Nella zona nevralgica il "caso" degli ultimi giorni è rappresentato dalla ventilata giubilazione di Pirlo e De Rossi. Caso fino a un certo punto: perché l'ex Juve va per i 37 ed è ormai ai margini del calcio che conta, mentre il romanista, anche lui non più di primo pelo, sta vivendo la prima stagione da comprimario in maglia giallorossa; per lui potrebbe comunque esserci spazio, essendo riciclabile anche da centrale difensivo, come avvenuto a volte durante la gestione Prandelli. Ma Conte dovrebbe partire da un terzetto ben definito: Verratti, Marchisio, e quel Bonaventura ormai leader milanista. Un altro quasi certo della chiamata è Soriano, fra i pochi a brillare nella tormentata "temporada" blucerchiata, mentre Bertolacci, elemento di indubbio spessore e già protagonista di buone prove in azzurro, non sta mostrando mirabilie a Milano, forse gravato da eccessive responsabilità. Qualche chances anche per Parolo, sempre utile per la sua duttilità e l'efficacia negli inserimenti, nonché per i rampanti Cataldi e Sturaro, un po' più indietro Baselli e Benassi, che entreranno verosimilmente in lizza dopo l'avventura francese. INCURSORI DI CLASSE - Poi c'è la pattuglia dei trequartisti - incursori - laterali d'attacco, sempre più decisivi nel calcio d'oggidì, a maggior ragione per una squadra come la nostra, a corto di elementi di autentica caratura europea in prima linea. Bernardeschi, Insigne e il ritrovato (finalmente!) El Shaarawy stan facendo un campionato monstre e mi sorprenderei molto se non comparissero nell'elenco definitivo; ci sarà di sicuro un posto per Candreva, che non vive la sua annata migliore ma in azzurro è sempre stato una garanzia. Da tenere in considerazione Giaccherini, indemoniata anima tuttofare del bel Bologna di Donadoni, e per di più già con un discreto bagaglio di presenze in Nazionale (partì titolare nell'ultimo Europeo), e Berardi, che ha numeri sensazionali ma deve trovare continuità e stabilità di carattere. Un'occhiata la meriterebbe anche il vispo Saponara. Però, ripetiamo, il bacino in cui pescare è ampio e di buon livello. PRIMA LINEA SGUARNITA - Altre dolenti note, invece: problemi nel cuore della difesa, si diceva, e problemi grossi anche in attacco. Il biennio era partito con la coppia Immobile - Zaza: il primo, ritornato a Torino dopo la doppia infelice parentesi tedesco - spagnola, è ancora lontanissimo dai fasti del titolo di capocannoniere 2014, e difficilmente farà parte del gruppo; il secondo, invece, dopo tanta anticamera e qualche passaggio a vuoto si sta pazientemente ritagliando scampoli di gloria juventina (nella semifinale di ritorno di Coppitalia ha giocato una mezz'oretta di grana finissima per caparbietà e presenza nel vivo dell'azione, anche se il gol non è arrivato); potrebbe entrare nei 23, anche se partirebbe in svantaggio rispetto ai due punti fermi: Eder, l'unico oriundo, peraltro con le polveri bagnate da quando ha lasciato Genova, e Pellè, imprescindibile per grinta e capacità di far reparto da solo, anche se deve incrementare la sua prolificità sotto porta. Come tutti, del resto, visto che la media gol della gestione Conte è piuttosto modesta (nemmeno una rete e mezza a partita). OKAKA E PALOSCHI, EMIGRANTI DI LUSSO - Per il resto, il convento non passa granché: Gabbiadini sarebbe in potenza una discreta carta da giocare, ma quest'anno nel Napoli Sarri l'ha visto pochissimo, infortuni a parte; Pavoletti è l'ultimo grido degli attaccanti nostrani, media reti / presenze sensazionale, ma al Genoa sta vivendo un'esperienza strana, fra giornate in cui sembra toccato dalla grazia e tante, troppe, vissute da spettatore (ricordiamo la lunga squalifica dopo l'espulsione col Carpi e l'attuale sosta ai box per guai muscolari); portarlo potrebbe essere un azzardo, anche perché è tutto da scoprire ai massimi livelli. La candidatura Destro ha perso autorevolezza da tempo, rimangono due espatriati di lusso, Okaka, che sta facendo molto bene all'Anderlecht, e Paloschi, appena emigrato allo Swansea, da anni puntualissimo all'appuntamento con la porta avversaria ma sempre poco considerato a livello di Nazionale. Altro "straniero" da non dimenticare è Giovinco, che agisce in un torneo non particolarmente "allenante" ma che nelle ultime apparizioni in rappresentativa non era dispiaciuto.Questo è il quadro. Come già avevo detto spesso per l'Azzurra di Prandelli, anche quella attuale non è certamente una delle migliori versioni dell'Italia, ma è squadra che ha buoni numeri, qualche elemento di classe sicura e altri che hanno le carte in regola per scalare ancora gradini nelle gerarchie europee. I margini di miglioramento esistono, pur se non enormi: bisognerà soprattutto vedere se dalle retrovie dello schieramento arriverà il necessario apporto per rinvigorire un attacco asfittico, perché se là davanti sei evanescente non c'è domani contro i colossi del Continente; urge più che mai una "cooperativa del gol", tipo quella che Lippi approntò nel 2006. Spagna e Germania forniranno le prime risposte.
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Verso euro 2016: il punto sugli azzurrabili. che italia sara'? cercasi attacco disperatamente
Creato il 04 marzo 2016 da CarlocaI suoi ultimi articoli
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