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Verso il micro patto di sindacato dei pendolari piccoli azionisti

Creato il 22 febbraio 2015 da Cremonademocratica @paolozignani

E' la nuova opportunità, la class action, che già da alcuni pendolari hanno deciso di intraprendere comprando azioni di Trenord - il prezzo è 50 centesimi l'una - per poter partecipare all'assemblea dei soci e far sentire la forza della partecipazione e della pressione popolare, anche se la maggioranza della società monopolista lombarda è in mano alla Regione Lombardia. Trenord è una società per azioni: chi possiede le azioni le usa come vuole. Come può essere efficace lo statuto di un'associazione di azionisti?

Per creare un'associazione ci vuole una sede, un elenco di soci, un patrimonio, organi direttivi, regole interne per l'amministrazione del patrimonio e delle attività (inserendo quindi gli obiettivi che si intende far raggiungere a Trenord) e un rappresentante legale che ottenga un codice fiscale dall'agenzia delle Entrate. Così però si possono creare problemi, passando per società cooperativa che all'interno di una società per azioni stenterebbe a essere considerata.

Verso il micro patto di sindacato dei pendolari piccoli azionisti

Più agevolmente si può iniziare con un elenco di soci che presentano ciascuno un impegno: aderire a un'alleanza con l'impegno di usare le azioni per una finalità comune. Le azioni sono poche, costano 50 centesimi l'una quindi l'interesse finanziario privato è minimo rispetto ai benefici che si vogliono ottenere e che dopo tanti anni di tavoli e confronti politici non sono arrivati. L'alleanza dunque conviene ai pendolari piccoli azionisti, che subiscono gli effetti delle scelte del maggiore azionista, cioè la Regione Lombardia.

La finalità è far sentire la pressione popolare e la voglia di partecipazione alla monopolista dei trasporti ferroviari. Allora può bastare, per iniziare, un'agile dichiarazione d'intenti, effettuata pubblicamente: io sottoscritto Mario Bianchi ho acquistato tot azioni per ottenere assieme ad altri piccoli azionisti il miglioramento del servizio di Trenord secondo le richieste dei pendolari, ovvero porre fine ai ritardi di Trenord, migliorare la qualità del servizio, evitare la soppressione di corse e invertire la tendenza che fa aumentare il prezzo del biglietto ma allo stesso tempo anche i costi di gestione.

Si verrebbe a costituire una sorta di micro patto di sindacato, una semplice alleanza di piccoli azionisti che quando arriveranno tutti insieme al 2% potranno informare la Consob. Un'idea che inizia a circolare su internet ( post precedente).

Per evitare complicazioni formali e comunque unirsi, i pendolari azionisti possono entrare comunque in un'associazione, che inserisca tra le finalità il ricorso ai metodi della democrazia economica secondo le leggi vigenti. L'essenziale è far sentire a Trenord - che non ha alcun concorrente, da monopolista - che i pendolari non si limiteranno a fare manifestazioni, che comunque servono alla stessa causa. E' il percorso indicato da Dario Balotta di Legambiente trasporti Lombardia, seguito anche da Roberto Biscardini, consigliere della città metropolitana di Milano.

Negli ultimi tempi Trenord ha continuato a sottoscrivere contratti con società private, aumentando il costo del servizio, che viene pagato in parte con i soldi dei contribuenti che sono poi gli stessi viaggiatori che pagano il biglietto: e l'incasso della vendita dei biglietti serve a coprire i costi di Trenord. La quale ultimamente, come ha fatto notare Dario Balotta di Legambiente Trasporti Lombardia, ha affidato la manutenzione dei 79 treni che si trovano nei depositi di Fiorenza e di Novate alla società Ansaldo Breda, la quale fa parte del gruppo Finmeccanica, nota per la produzione di armi e gestita da Mauro Moretti, che i pendolari ben ricordano a Trenitalia. I 24,6 milioni annui versati da Trenord ad Ansaldo Breda sono soldi pubblici. L'aumento dei costi di Trenord continua ma il servizio non migliora, visti i ritardi e le corse soppresse. Queste multiutilities, come notato, producono costi fissi per lo Stato e quindi debito pubblico: generano infatti un'intermediazione di affari a spese di Regione e Stato.

Dell'argomento ha parlato in questi giorni il settimanale "l'Espresso" in un articolo firmato Gloria Riva.


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