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Via Protti, la clamorosa lettera di Enrico Fogliazza del 2008 e altri documenti

Creato il 16 maggio 2013 da Cremonademocratica @paolozignani

Pubblico alcuni documenti su Aldo Protti, per chiarire ulteriormente la vicenda. Si tratta di testi facilmente reperibili. Il primo è una lettera del compianto Enrico Fogliazza, pubblicata su Affaritaliani il 26 novembre 2008. Enrico Fogliazza cita anche il volume di Combatti e Nava, che racconta quei rastrellamenti. Fogliazza era un capo partigiano, poi parlamentare, attivo nella lotta partigiana di Valle di Susa. Le sue informazioni non sono mediate come le nostre, costretti a piccole o grandi ricerche. Fogliazza indica anche l’aiuto che Farinacci diede al grande cantante, che si fece strada proprio grazie all’Eiar. Quelli i suoi primi passi.
Segue poi l’autobiografia di Protti tratta dal sito dell’associazione Amici della Lirica Aldo Protti di Darfo Boario, nella quale il noto baritono non dice nulla delle vicende di guerra.
Anche a Soresina il club Amici della Lirica, che collaborava in quegli anni Novanta con i melomani di Darfo Boario, era intitolato ad Aldo Protti. Poi la dedica del club fu rivolta a Renata Tebaldi.
Ancora, riporto una lettera del 2005 scritta dalla presidentessa del club di Darfo Boario, che chiede prove certe sul caso Protti. Non c’erano però videoamatori a filmare i rastrellamenti. Se la storia delle vicende di guerra di Protti fosse stata divulgata subito, nel dopoguerra, è facile credere che il baritono cremonese avrebbe trovato un ostacolo enorme.
Protti fu segretario provinciale del Msi. Evelino Abeni, esperto cultore di lirica, fu segretario provinciale della federazione cremonese del Pci, e da “ingraiano”, cioè di una corrente minoritoria, di sinistra.
A Cremona vi fu dunque una pax lirica. Ottima cosa: la musica unisce. Poi An nel 2005, a dieci anni dalla morte del baritono, chiese l’intitolazione di una via ad Aldo Protti e deflagrarono le divisioni.
Ma Protti non si pentì mai di essere stato fascista, soldato e combattente contro i partigiani. Che senso ha dedicargli una via? Ascolterei volentieri le sue ammiratissime interpretazioni, ma non lo si può considerare un modello di impegno civile. Il melodramma accompagnò l’unità nazionale italiana, non è un simbolo di rottura.
Per finire una lettera del Gap che ricorda i morti cremonesi nelle lotte partigiani.
Un commosso pensiero di immensa gratitudine a loro. Volevano la liberazione dalla dittatura, altro che “ideologia”.

Ambrogini d’oro/ Perché a Biagi no e al fascista Protti sì?
Mercoledì, 26 novembre 2008 – 15:46:00

La lettera dell’On. Enrico Fogliazza, presidente ANPI Cremona (link

Ambrogino d’oro/ Niente onorificenza per Enzo Biagi
Sono Enrico Fogliazza di Cremona, già parlamentare della II e III ex legislatura (1953 – 1963) e combattente partigiano – commissario politico della 17 Brigata Garibaldi “F,Cima” operante in bassa Valle di Susa (Colle del Lys) in provincia di Torino. Attualmente sono Presidente dell’ANPI di Cremona. Stamane mi sono sentito profondamente offeso alla notizia del No del Comune di Milano ad un riconoscimento a Enzo Biagi – della mia età e pure lui partigiano, oltre che grande giornalista. Ed anche del No a Roberto Saviano.
Nel 1943 dopo l’8 settembre – a seguito dello sfascio dello Stato Italiano e della occupazione nazista e fascista – oltre mille giovani cremonesi, in barba al potentissimo Ras di Cremona Roberto Farinacci passarono nelle file dei ribelli. Parte sugli appennini dell’Emilia, parte sulle montagne lombarde, molti in Piemonte – come i fratelli Di Dio nel Novarese, una trentina con Barbato nelle Langhe, altrettanti nel cuneese e in Liguria, circa 130 in Valle di Susa.

Farinacci subì in questo modo uno scorno fortissimo, che mal digerì. Anche per questo, con ogni probabilità, inviò in valle di Susa – ad Avigliana – un agguerrito reparto della GNR (fascisti repubblichini) da lui scelti tra i più fedeli con il compito di dare una lezione a “quei ragazzi” come esempio per tutti. Era in gioco anche il suo prestigio! La notte del primo luglio 1944 partì da Cremona per Torino, scortato ed armato, il Sergente Maggiore Aldo Protti, appena tornato dalla scuola di Firenze, per specializzarsi nella lotta antipartigiana e trovarsi in valle di Susa il 2 luglio ad Almese e partecipare ad un tremendo rastrellamento. Quella mattina nazisti e fascisti giunsero al Colle del Lys, bloccarono un gruppo di giovani che lì vennero sorpresi.

Erano arrivati da poco in montagna, non avevano trovato i resti della 4 Armata (come avevano sperato) ma avevano trovato solo fame e pidocchi. Erano ancora disarmati come tutti quelli – come noi – che erano arrivati da circa un mese. Non vennero fatti prigionieri, e nemmeno vennero fucilati. Vennero invece massacrati, sventrati, cavati gli occhi, evirati. Erano 26 giovani delle classi 1920-1926 (5 dei quali cremonesi, della stessa città di alcuni di quei GNR) che avevano disertato la chiamata alle armi lanciata con il famoso manifesto firmato da Giorgio Almirante.

In Val di Susa vi furono 718 partigiani morti, tra i quale 14 Cremonesi – compresi il Comandante della Brigata Amedeo Tonani (Deo) di 21 anni e il Vice Comandante Sergio Rapuzzi (Pucci) 18 anni; nella valle di Lanzo 704; gli altri in val Sangone e Chisone per un totale di 2024 morti. Nel loro libro “Sentire, Pensare, Volere – Storia della SS Italiana nata a Cremona”, ed Ritter – al capitolo VII – Combatti e Nava, autori del volume, descrivono le operazioni antiguerriglia dell’estate 1944 svolte in valle Susa ed al al Colle del Lys e parlano del rastrellamento di quel giorno. Si descrive che il comando generale tedesco aveva emanato una ordinanza con la quale prioritariamente invitava tutte forze tedesche e italiane ad eliminare i partigiani di quella zona, prima di trasferirsi al fronte. Farinacci era dunque interventuo – oltre che per il proprio prestigio – anche perché evidentemente doveva dimostrare obbedienza al comando nazista..

La GNR era certamente presente – come dicono i due scrittori – a Favella e al Col del Lys e quindi anche il Protti e il gruppo dei cremonesi. Il Sergente Maggiore Aldo Protti era particolarmente “fascista più dei fascisti”, come si autodefiniva lo stesso Farinacci. Divenne poi – scampato dalla guerra – baritono famoso, certamente per la sua bella voce, ma anche per l’aiuto che il gerarca fascista gli aveva fornito all’inizio, presso l’Eiar di Torino. Morì nel 1995 e Alleanza Nazionale di Cremona chiede oggi, nel decennale della morte, di intitolare una via al “grande baritono e al cittadino benemerito”.

Noi partigiani e i famigliari dei Caduti siamo insorti e la via non è stata sinora dedicata anche per la fermezza dimostrata dal Sindaco Prof. Gian Carlo Corada, dalla Giunta e dalla Commissione toponomastica. Milano invece – città Medaglia d’oro della Resistenza – ha voluto dedicare, qualche tempo fa, al nome del Protti, un giardino della città. E rifiuta un doveroso quanto unanimemente condiviso riconoscimento alla memoria di Enzo Biagi. Una vergogna. Il sacrificio dei caduti per la libertà non può essere così profondamente offeso e tradito!

Ecco una breve autobiografia di Aldo Protti, nella quale il cantante lirico nomina “L’ora del soldato” come se fosse stato un amministrativo dedito solo alle sette note.

Autobiografia (link
Sono nato a Cremona il 19 luglio del 1920.
Ho iniziato gli studi di canto su consiglio di alcuni Maestri che ebbero modo di ascoltarmi in una trasmissione radiofonica denominata “L’ora del soldato” che l’Eiar dedicava alle Forze Armate
durante la seconda guerra mondiale.
Terminato il conflitto, ho frequentato il Conservatorio Musicale di Parma.
Nel 1948 ho vinto a Bologna il Concorso Nazionale di Canto, indetto dall’Enal classificandomi primo assoluto.
Il mio debutto è avvenuto il 9 ottobre 1948 al Teatro Pergolesi di Jesi, dove ho interpretato, come protagonista, il “Barbiere di Siviglia” di Rossini.
Nell’aprile del 1950 ho cantato per la prima volta al Teatro alla “Scala” di Milano nell’Aida di Verdi, poi via via in tutti i più grandi teatri italiani e stranieri.
Ho interpretato personaggi di cinquanta opere diverse.
Il repertorio che preferisco e che mi è maggiormente richiesto è quello verdiano. Le opere che principalmente eseguo sono venticinque: Rigoletto, Aida, Pagliacci, Forza del Destino, Otello, Trovatore, Ballo in Maschera, Tosca, Andrea Chenier, Traviata, Gioconda, Cavalleria, Carmen, Boheme, Don Carlos, Barbiere, Nabucco, Francesca da Rimini, Lucia di Lammermeur, Lohengrin, Butterfly, Puritani, Ernani, Simon Boccanegra, Falstaff.
L’opera che ho interpretato il maggior numero di volte e che mi ha dato maggiori soddisfazioni è “Rigoletto”.
Sinora l’ho eseguita 425 volte, portandola in tutti i più grandi teatri del mondo.
Nel febbraio del 1955 ho cantato quest’opera per la Televisione Italiana e per tre stagioni l’ho cantata alla “Scala” (1954-1963-1964).
Per i microfoni della RAI ho registrato le seguenti opere: Forza del Destino, Un ballo in Maschera, Francesca da Rimini, Il Vascello Fantasma, Falstaff, La Sposa di Corinto, La Morte di Danton, Genoveva.
Ho eseguito anche l’Oratorio “La Resurrezione di Cristo” del Maestro Lorenzo Perosi. Posso dire di aver cantato e di cantare tuttora in tutti i principali teatri del Mondo. Dopo 27 anni di carriera artistica ho preso parte a ben 1655 recite ed a 127 concerti.
Ho inciso diverse opere con le case discografiche “Decca” e “Philips”. Con la prima ho inciso: Aida, Rigoletto, Traviata, Pagliacci, Cavalleria e due edizioni dell’Otello. Con la Philips: Pagliacci, Cavalleria Rusticana. Sono stato onorato da vari attestati di merito. Nel 1960 il “Viotti d’Oro”. Nel 1961 insignito dell’onorificenza Croce d’Oro della Croce Rossa Giapponese. Nel 1963 del “Gazzotti d’Oro”, del Premio “Illica”. Nel 1967 del “Palcoscenico d’Oro”. Nel 1969 fui nominato Cavaliere della Repubblica Italiana. Nel 1975 di Medaglia d’Oro. Premio Anziani della Musica (3 dicembre 1975).
Sono stato con il M. Karajan allo Staatsoper di Vienna dal 1957 con la Scala in Aida e dopo il Maestro mi volle come membro effettivo fino al 1973 in quel teatro eseguii circa 380 recite di cui 37/38 Rigoletti.
Finiti i contratti che avevo; il lavoro nei grandi teatri si è immediatamente troncato causa? Semplice: il non conformismo al clima politico di quel tempo. I risultati sono sotto gli occhi di tutti.
Io continuai in quanto richiesto a girare il mondo e nel 1985 approdai al Metropolitan e poi il “Tour” con Rigoletto. Dopo il 1989 ufficialmente smisi l’attività centrale ma continuai ancora e piano piano mi fermai o fermerò. Nel 1978 volli avere figli miei ed incontrando a Teneriffe dove cantavo il “Nabucco” l’attuale mia moglie che sposai nel 1984 qui in comune; ora ho due maschi uno di 14 e l’altro di 12. Questo perché nel 1962 adottai una bambina che risultò sordo-muta, di conseguenza virai di “Bordo”.
Insomma cantai per oltre quaranta anni con 1.484 recite e circa 300 concerti.

La lettera della presidentessa dell’associazione Aldo Protti agli allora tre giornali cremonesi

Una via per Aldo

AL SIG. SINDACO DEL COMUNE DI CREMONA

p.c.
LA PROVINCIA DI CREMONA fax 0372/28487
LA CRONACA FAX 0372/5351210
LA VOCE DI CREMONA fax 0372/24796
L’Associazione Amici della lirica “Aldo Protti” di Darfo Boario Terme (Brescia), che da ormai oltre dieci anni si dedica alla diffusione della cultura lirica nonché, e soprattutto, del ricordo del baritono cremonese a cui è intitolata, è venuta da tempo a conoscenza, con grande rammarico, delle discussioni che si sono aperte nel Consiglio comunale di Cremona circa la titolazione di una via cittadina al grande cantante.
L’Associazione ritiene chiaramente che sia fuori discussione il valore artistico di Protti e che pertanto vi siano tutti i requisiti per la titolazione della strada.
Ritiene anche (e mi piace sottolineare che della Associazione fanno parte persone di tutte le diverse posizioni politiche) che non possano costituire impedimento a tale atto onorifico le convinzioni politiche e ideologiche che Aldo Protti ha sostenuto.
Altro discorso sarebbe l’accertata presenza in azioni di guerra o di repressione antipartigiana: ma a tale proposito è necessario che il Comune di Cremona compia un serio approfondimento storico poiché non ci si può basare su dubbi generici che possono portare a preclusioni che, fatalmente, avrebbero carattere puramente ideologico.
La posizione di diniego di titolazione della via pare poi in contrasto con la serie di riconoscimenti attribuiti a Protti dalla città di Cremona. Per citarne solo alcuni: dal premio “Monteverdi” attribuito dal Club Amici della lirica “Monteverdi” nel 1978 al premio “Ponchielli” attribuito dal circolo culturale “Fodri” nel 1986; dalla targa come riconoscimento alla carriera consegnata dal sindaco Alfeo Garini nel 1993 alla designazione fra i “Cremonesi dell’anno” da parte del settimanale “Mondo padano” nel 1994; dalla apposizione della lapide in sua memoria nel foyer del teatro “Ponchielli” nel 1998, alla presentazione pubblica con la partecipazione del presidente della Provincia Corada del volume curato da questa Associazione nel 2004.
A nome mio personale e a nome dell’Associazione Amici della lirica “Aldo Protti”che presiedo, dopo avere seguito sulla stampa cremonese le vicissitudini ed aver sperato in un sereno evolversi in positivo del caso, chiedo pertanto al Sindaco di Cremona di tenere conto nella discussione, delle posizioni di tante persone anche non cremonesi che hanno stimato l’artista ed apprezzato le doti di disponibilità e di calda umanità della persona al di là delle convinzioni ideologiche espresse.
A sostegno di tale posizione presento al Sindaco di Cremona 120 firme raccolte durante il concerto del 18 aprile u.s. in occasione della consegna a Leo Nucci del premio alla carriera “Aldo Protti” 2005 e se fosse necessario e di aiuto, mi impegno ad una ulteriore raccolta firme che sarà sicuramente molto superiore; d’altra parte vedo che Cremona si sta mobilitando con generosità e quindi le nostre firme rappresentano solo un segnale di affetto e vicinanza.

Con i più distinti saluti.

Associazione Amici della lirica “Aldo Protti”
La presidente Lidia Soriani Cucchi

Darfo Boario Terme, 3 maggio 2005

Infine l’indignato intervento del Gap

POSIZIONE G.A.P. SULLA INTITOLAZIONE DI UNA VIA AD ALDO PROTTI
(link

Aldo Protti fu un fascista, sergente della GNR, dichiarato e mai pentito. Questo sarebbe già sufficiente a non onorarlo dedicandogli una via.

I documenti e le testimonianze riportate dall’Anpi forse non possono essere usate al pari di una attuale videoregistrazione, ma il buon senso indica che un militare tanto vicino a Farinacci che sale su un treno per Torino il primo di luglio del 1944, difficilmente sarà andato a farsi una gita al mare, anziché svolgere il suo lavoro di sottufficiale durante i rastrellamenti nazi-fascisti presso Col del Lys, appena sopra Torino.

Lì il 2 luglio morirono 26 giovani partigiani. Morirono barbaramente trucidati. I loro corpi furono trovati mutilati. Fra di essi ricordiamo 5 ragazzi della nostra città. Specialmente a loro Cremona reca offesa onorando un fascista.

Boccalini Edoardo (Bucalet), operaio, 39 anni;
Conca Gianpaolo (Paolo). Studente, 23 anni;
Faleschini Benito (Sauro), studente, 18 anni;
Scala Franco (Franco), operaio, 24 anni;
Zaniboni Alfredo (Fredo), operaio, 34 anni.
Per non dimenticarli. Perché il loro sacrificio non sia vanificato.

Per non oltraggiare la loro memoria e le loro famiglie.

Per gli ideali antifascisti per cui sono stati uccisi.

NON SI INTITOLINO VIE AI FASCISTI

IN NESSUNA PARTE DELLA CITTÀ!

Gruppo Antifascista Partigiano

45.286882 9.846284

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