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Viaggio ad Oslo, terza puntata

Da Sadica @sadicamente

9 -10 Dicembre 2013
Terzo ed ultimo giorno di permanenza nella città di Oslo.
Ancora con il cielo grigio e la neve che ci accompagna, ma che sembra finalmente dare tregua. Difatti gli spazzaneve ed il clima un pò più clemente, sembrano avvolgerci in questa calma apparente, prima della frenetica giornata che ci attende.
Dopo il rito della colazione e della toilette, siamo pronti di nuovo ad avventurarci per le strade di Oslo, ma per una visita culturale della città.
Le nostre mete sono la penisola di Bygdøy con il Museo delle Navi Vichinghe ed il Museo FolkeMuseum, nonchè il museo di uno degli artisti norvegesi più noti, ovvero Munch.
Un programma fitto che avremmo voluto rimpolpare con altre numerose visite, ma il tempo e la neve non ce lo hanno concesso.
Iniziamo col raggiungere a piedi la Stazione Centrale, per comprare la nostra Oslo Pass della durata di 24 ore. La Oslo Pass ha un costo di 270 Nok a persona e vi da modo di entrare liberamente in diversi musei, basta semplicemente farla vedere all'ingresso della struttura. In più, assieme alla Oslo Pass, vi viene fornito anche un libretto completo di attrazioni turistiche e come giungervi. In sostanza, possono tranquillamente sostituire le vostre guide.
Ma dove si trova il centro Ruter? Proprio all'interno di una altissima torre -ma posto al piano terra- sotto il simbolo dell'azienda di trasporti #. In questo frangente ci accorgiamo della tigre -una monumentale statua che si trova proprio all'ingresso della Stazione Centrale- una delle opere più fotografate dai visitatori, ma purtroppo a causa della fretta e dei nomadi lì presenti, rinunciamo a fotografare. C'è da dire però che i nomani norvegesi non sono gli stessi che conosciamo qui in Italia. Molto più signorili e meno petulanti.
La cosa buffa è che in giro ci scambiano sempre per spagnoli. Sappiamo bene che abbiamo un idioma alquanto simile a quello dei "cugini" ispanici ma, siamo certi che la differenza si noti. O almeno spero!
Ad ogni modo, una volta acquistata la nostra Oslo Pass, la convalidiamo subito, così da prendere il bus 30 per dirigerci verso la penisola Bygdøy.
C'è ancora neve per le strade e correre non è la cosa più sensata che potessimo fare, ma dobbiamo affrontare una giornata pregna di impegni. Nel rincorrerci e nel ridere -avevamo sbagliato la fermata del bus, ma ho fatto in tempo ad accorgercene- siamo ancora una volta avvicinati da qualcuno che conosce la nostra lingua.
Un berbero che ha lasciato il nostro paese per trasferirsi in Norvegia. Avete presente dove vivono i Berberi? Il popolo dei Berberi vive in Nord Africa, quindi in un clima completamente diverso da quello che si presenta ad Oslo. La cosa ci fa sorridere, ma i nostri indagatori anche qui, chiedono i motivi del suo nuovo vivere ad Oslo e di cosa ne pensa ormai della nostra Italia. Le risposte non sono molto incoraggianti, lavorativamente parlando, anche se l'Italia è ancora una delle mete più ambite, una delle mete più amate, una delle terre dove si potrebbe vivere come in un paradiso terrestre. Non capiamo quindi perchè tutto ad un altro, il nostro bel Paese si è trasformato in un inferno dantesco senza fine.
Avvisto finalmente il nostro bus e saliamo a bordo, in compagnia del nostro amico Berbero. Purtroppo il nostro Padre Pio non fa in tempo a chiedergli dove avrebbe potuto svolgere le sue "missioni" poichè il suo percorso è molto più breve del nostro. Noi ci inoltriamo in un parco, circondato da distese di neve. Non vediamo altro che neve ed alberi. Qualche casupola ogni tanto.
Ci stiamo dirigendo verso il Museo delle Navi Vichinghe. Quello che notiamo dal bus è l'ordine andante della vita cittadina, seppur la neve sia un ospite invadente.
All'ingresso del bus poi, tutti si puliscono i piedi prima di salire a bordo. Un'accortezza che abbiamo notato fare ad ogni passeggero, senza eccezioni. Anche noi, alla fine ci siamo adeguati, ma soltanto dopo averlo visto fare agli altri. A Roma proprio non siamo abituati alla neve e quel gesto ci è estraneo, ma siamo sempre pronti ad abbracciare le usanze e le accortezze di chi vive negli altri luoghi, nel rispetto delle loro tradizioni.
Dopo circa 20 minuti di viaggio giungiamo a destinazione. Controlliamo la paletta degli orari per capire ogni quanto tempo passano i bus. In definitiva, ogni 10 minuti circa. Un servizio che sappiamo sarà puntuale e rispettato, così da non congelare nel momento di attendere il bus.
Una utopia forse, nella città di Roma, con il suo caotico traffico. Per fortuna la tecnologia ci è venuta in soccorso, almeno controllando i loro spostamenti in tempo reale.
Per raggiungere il museo -che da lontano ci sembra chiuso (è lunedì!)- ci inoltriamo in un fitto prato di neve, cercando di non bagnarci più del dovuto. Una volta dentro, presentiamo la nostra Oslo Pass, così possiamo essere liberi di circolare, scaldarci un pò e fare anche delle fotografie. Senza l'utilizzo del flash naturalmente.
Ed eccole finalmente le bellissime navi vichinghe che tantissimi anni fa solcavano i mari, alla ricerca di tesori e a caccia di pesce.
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Davvero straordinarie. Il riccio che si trova a prua della nave è il dettaglio che più mi ha colpito. Mi immagino così una storia magica, di come i guerrieri vichinghi si avventurassero in giro per il mondo, alla scoperta di nuove terre.
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Non è soltanto una fantasia? Beh, forse le leggende in realtà nascondon molte verità.
Qui il nostro Padre Pio sembra ricongiungersi con i suoi antenati, grazie alla straordinaria somiglianza con gli abitanti delle terre scandinave.
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Lasciamo il nostro museo vichingo per dirigerci verso il museo FolkeMuseum, a una fermata di distanza. Decidiamo però di attendere il bus per raggiungerlo, perchè la neve ci impossibilitava il passaggio sui marciapiedi. In fermata con noi arrivano anche altri temerari italiani.
Il nostro bus arriva puntualissimo, anche se il freddo non ci ha permesso di goderci il panorama circostante. All'interno di questo museo di aspettavamo un altro mercatino natalizio, ma abbiamo scoperto sul posto che quello sarebbe stato allestito soltanto di domenica. Non ci resta quindi che tuffarci nelle mura del museo, alla scoperta delle tradizioni e della cultura norvegese, visionando arredi, dipinti, abiti, suppellettili casalinghi e quant'altro delle usanze norvegesi.
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Tra le varie opere, o meglio, cimeli esposti, vi troviamo anche le casette di pan di zenzero, che tanto mi hanno ricordato la favola di Hansel & Gretel. Mancava soltanto la strega che ci avrebbe mangiato tutti.
Lasciamo la penisola Bygdøy per dirigerci di nuovo in centro. Il nostro bus numero 30 non si fa attendere molto e neanche i controllori in borghese che chiedono ad alcuni della compagnia di mostrar il biglietto. Non so per quale motivo ma, a me non mi hanno neanche calcolato. Ad ogni modo, tutti noi avevamo il titolo di viaggio perfettamente a posto, quindi non ci sono stati problemi.
Decidiamo di pranzare presso la tenda del mercatino natalizio.
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Qualcuno è deciso ad assaggiare l'hamburgher di carne di renna, mentre io sono più allettata dalle polpettine di pesce che Padre Pio aveva mangiato il giorno prima -ma che ahimè non mi aveva offerto!- magari accompagnando il tutto da un altro hot dog.
Fede e Marzia invece non vedono l'ora di mangiare di nuovo il loro dolcetto arrotolato. Ma con qualche altra sorpresa.
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Terminata l'ora per il pranzo, prendiamo la metro e ci dirigiamo finalmente presso il Museo Munch, prendendo comodamente la metropolitana.
Qui un'altra sorpresa. L'ingresso della metropolitana non ha i tornelli. Tutti possono accedervi liberamente, ovviamente con tessera o biglietto o smartphone in tasca con scontrino elettronico. Non sapevamo se poter passare o meno da quell'ingresso. Infine ci siamo fatti coraggio e ci siamo tuffati anche noi nella scia dei norvegesi. In fondo eravamo a posto con la nostra Oslo Pass.
Il Museo Munch è raggiungibile facilmente con la linea della metropolitana. C'è proprio una fermata apposita che vi conduce, attraversando poi un piccolo parco, al museo.
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Le fermata è Tøyen ed uscendo già dal treno, potrete notare i riferimenti all'artista.
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Uscendo dal tunnel metropolitano, svoltando a destra, vi immergerete in un parco, ma niente paura: alla fine troverete la struttura di vetro che ospita il museo e le migliaia di opere dell'artista.
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In questo Museo ci sono migliaia di opere di Munch, comprese due versioni dell'Urlo, la sua opera più famosa al mondo. Ma di questo quadro ve ne sono tre versioni. Le opere di Munch si possono visitare anche in altri musei ad Oslo e vi è persino un'opera all'interno di un centro commerciale.
Munch quindi fa parte integralmente della vita dei cittadini, anche nelle faccende quotidiane.
Il nostro percorso presso il museo inizia insolitamente.
Viaggio ad Oslo, terza puntataFederica e Marzia rimangono colpite dal laboratorio artistico per bambini, dove sono disponibili fogli e gessetti colorati. Così ad uno ad uno, ognuno prende un foglio, pensando a cosa disegnare. Suggerisco di fare la propria versione dell'Urlo, così da verificare poi quale sia la creazione che più assomiglia all'originale.
Tutti sono in preda alla febbre dell'arte e ciò non può che farmi piacere.
Con i nostri "capolavori" in mano, ci aggiriamo per il museo, alla ricerca del nostro quadro preferito. Non possiamo non notare però quante siano le opere, i bozzetti, i quaderni e gli schizzi ad opera di Munch. Tantissimi e con uno stile diverso da quello che conosciamo attraverso l'Urlo. Uno stile che è mutato nel tempo, seppur si sia poi caratterizzato in quello che ormai tutti conosciamo.
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Finalmente giungiamo all'Urlo originale, mostrando con un pò di imbarazzo i nostri. Ma per lo meno ci siamo divertiti.
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Alla fine del percorso espositivo vi è un altro italiano che non manca di attaccar bottone con noi. Lavora al museo e ci racconta un pò di quelle opere. Non solo, ci consiglia anche una sorta di rosticceria dove prendere qualcosa a un costo contenuto -per le nostra cena- consigliando anche alcune specialità gastronomiche.
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Non andiamo via prima di lasciare anche noi un contributo al museo. Difatti, vi sono ancora dei tavoli, degli specchi, dei fogli colorati e dei pastelli per poter fare il proprio autoritratto. Divertiti, continuiamo ancora a disegnare e lasciamo le nostre opere appese per i posteri.
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Chissà se tra qualche anno ci faranno una mostra.
La nostra visita culturale si conclude qui. La mia nuova missione è quella di trovare l'unico Starbucks della città, presente all'interno del centro commerciale Oslo City.
Viaggio ad Oslo, terza puntataI miei compagni di viaggio non sono molto propensi nel seguirmi ma, la fortuna è dalla mia parte. Tornando di nuovo in centro, a due passi dalla stazione centrale, entriamo in quello che si rivela essere un enorme e mega centro commerciale.
Non l'avrei mai immaginato dall'esterno. Ed è proprio il centro commerciale che stavo cercando.
Oltre ai soliti negozi di abbigliamento, con alcuni marchi noti ed altri meno, scorgo subito Starbucks, presente al piano terra, ma prima di andare a degustare qualcosa, ci inoltriamo in una mega enoteca.
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Padre Pio ha finalmente trovato il suo regno. Incuriosita mi guardo intorno anche io, alla ricerca delle nostre eccellenze italiane. Effettivamente, vi troviamo svariati vini, liquori e anche un paio di birre artigianali. Il vino più copioso presente è quello italiano e questo non ci può che far piacere.
Il nostro Made in Italy è ancora una fortissima attrattiva.
Infine, raggiungo Starbucks per prendermi un cappuccino variegato all'arancia e cacao con una mega montagna di panna. Il costo, se non ricordo male, è di 49 Nok. Voi tenete sempre da conto il salmone però.
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La fame inizia a farsi sentire, così decidiamo di fare un salto anche al supermercato presente all'interno, dove scorgiamo l'angolo rosticceria. Padre Pio opta per un pollo all'arrosto e dei pezzettoni di carne di maiale, mentre io mi lascio tentare dal sushi. Prendiamo anche del pane e altre cosucce, dimenticando che a casa ci attendevano i gamberetti per la pasta.
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Finita la nostra spesa prendiamo un tram e raggiungiamo il nostro alloggio, mentre la notte accompagna anche i norvegesi verso le loro case.
La nostra tavola è ricca di stuzzicanti cibi e forse, lo dobbiamo ammettere, abbiamo leggermente esagerato. Ma non ne è poi rimasto nulla. Abbiamo finito tutto quanto, con nostra grande sorpresa.
Non contenti dell'abbuffata, abbiamo anche deciso di trascorrere l'ultima notte in un locale vicino al nostro alloggio, così, tanto per assaporare l'esperienza all'interno di qualche pub. Nella stradina prescelta, eravamo indecisi se entrare in un pub messicano o in un pub in perfetto stile anni '80. Io avrei preferito quest'ultimo, anche perchè gremito di persone. Purtroppo, essendoci soffermati fin troppo davanti alle vetrine, qualcuno aveva notato la nostra presenza... e forse la figuraccia di quelli che non sanno cosa fare ha fatto si che gli altri optassero per il secondo locale, deserto.
Ecco, se un locale è pieno, significa che qualcosa di buono dentro lo troverete. Se è vuoto, ponetevi alcune domande.
Il pub messicano, nel suo complesso, non è male e anzi, è alquanto rifornito di piatti che avremmo potuto anche degustare, se solo non avessimo mangiato troppo a cena.
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Ad ogni modo, ormai eravamo dentro e non potevamo uscire. Neanche dopo aver visto il menù. I drinks partivano da 90 Nok -ricordatevi del salmone!- e purtroppo non vi erano analcolici se non Pepsi o Fanta. Così io non ho preso niente, mentre Squalo e Padre Pio hanno optato per i drinks meno costosi, ma non tenendo conto degli ingredienti. Difatti erano composti di molto sale, tequila, chili e salsa bbq... davvero molto piccati e salati.
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Quando li hanno assaggiati, pensando fosse zucchero, stavano quasi per sentirsi male. Non potevamo che ridere dell'accaduto, cercando ormai di finire i loro drinks in qualche modo. Fede, più saggiamente, ha invece optato per un gelato. Ma del gelato, con quel freddo, proprio non era nelle mie corde.
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Per rifarci della cattiva bevuta, dovuta senz'altro alla distrazione ed ingenuità, mi fermo in uno dei locali notturni per approfittare dell'offerta di alcuni bomboloni per colazione. 3 panciok, chiamiamoli così, a soli 29 Nok. Gli altri, presi dall'entusiasmo, si accodano scegliendo altri tipi di dolcetti. Purtroppo però, sembra che il costo dei loro dolcetti non corrisponda a quello visto in esposizione, così abbiamo fatto notare che almeno i cartellini sarebbero dovuti cambiare, ma abbiamo comunque pagato. Non vi ricorda qualcosa questo?
A me qualcosa di spiacevole che non da molta fiducia.
Non contento però, Padre Pio, desideroso di fare ancora un affare, almeno per finire le monete dei Nok, decide di tentare in un secondo locale, prendendo dei muffins. Anche lì però, qualcosa va storto e... l'affare lo fa il negoziante.
Non possiamo che ridere della serata, come pazzi. In mezzo alla strada. Sembravamo davvero dei folli e qualcuno ci ha anche guardato con sospetto. Ma cosa avevamo fatto poi di male? A noi piace ridere... e non era neanche ora di dormire.
Ad ogni modo, onde evitare altre sorprese, decidiamo di andare a dormire perchè la mattina seguente saremmo di nuovo partiti per l'Italia.
Ad attenderci al mattino, il nostro fidato Paul che questa volta con solo 110 Nok a persona ci porta in aeroporto.
Lasciamo abbastanza presto il nostro alloggio. Il cielo sembra essere più clemente, mentre l'aeroporto è ancora alquanto deserto. Ci sveglia un cappuccino e quella sensazione di caldo che avremmo trovato una volta rientrati in Italia.
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Il viaggio di ritorno in aereo è stato molto meno movimentato. Ho dormito quasi tutto il tempo, cercando di recuperare un pò le forze ed il sonno arretrato.
Viaggio ad Oslo, terza puntata
Oslo è una cittadina che vorrei tornare a visitare, ma in estate, perchè sono molti i luoghi che purtroppo non sono riuscita a visitare, ma prima di tornare ad Oslo, ci sono ancora tante mete da vedere.
Quello che mi ha più colpito di Oslo è la sensazione di vivere un posto davvero a misura di persona, dove passeggiare tranquillamente senza fare troppa attenzione alla borsa. Difatti, per tutta la durata del viaggio, ho passeggiato con la mia reflex non badandoci molto, come spesso invece devo fare qui. Non ho avuto quella sensazione di esser costretta a difendermi da qualcuno o qualcosa.
Mi ha oltremodo impressionato la fiducia dei pedoni nei confronti degli automobilisti che, si fermano ad ogni passaggio pedonale, ma così tanto che i pedoni attraversano senza guardare.
Mi ha stupito la mancanza dei tornelli all'ingresso della metropolitana, poichè i norvegesi -o per lo meno il 99% della popolazione- sono persone che rispettano le leggi ed i regolamenti, oltre a fare controlli spesso sui mezzi pubblici in borghese, così da scoraggiare chi voglia fare il furbo. Ma vi immaginate la metropolitana di Roma senza tornelli? Finiremmo tutti col non fare il biglietto o la tessera.
Quello che più mi è mancato è stato il cielo azzurro ed il calore del sole. Mi sono mancati la vitalità ed i sorrisi delle persone, mi sono mancati persino il Colosseo -e dovreste vederlo dall'aereo quanto è bello ed imponente- ed il caos cittadino, il che non significa che mi piaccia la Roma confusionaria e bloccata nel traffico, bensì la Roma che si lascia amare e ti resta nel cuore.
Il nostro è il paese più bello del mondo e ho la fortuna di vivere nella città più meravigliosa. Spero di non dimenticarlo quando in quei pochi attimi, vorresti abbandonare tutto e tutti. Spero non lo dimentichiate neanche voi, ma ognuno deve far il proprio affinchè questa nostra esistenza sia migliore, non solo per noi, ma anche per gli altri.

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