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Viaggio in Turchia

Creato il 03 giugno 2013 da Nictrecinque42 @LositoNicola

Due ore e mezza dopo aver preso l’aereo a Orio al Serio (BG), il 30 Aprile 2013, alle 16.20 siamo già fuori dall’aeroporto di Istanbul, pronti a esplorare la Turchia. Un bus e la guida locale sono lì ad aspettarci. Fatte le debite presentazioni, e stivati i bagagli, il bus ci porta al Nippon Hotel che ci ospiterà tre notti. Per colpa di un traffico caotico e di qualche intoppo dovuto ai preparativi per la festa del Primo Maggio, ad arrivare in Taksim Square dove è situato l’albergo ci abbiamo impiegato più di un’ora. Le strade extra urbane di Istanbul sono larghe e hanno parecchie corsie ma, essendo questa una città di quindici milioni e passa di abitanti, le auto e i bus sono tantissimi e non c’è possibilità di correre. In giro si vedono poche moto e anche pochi ciclisti: questi ultimi quasi più malvisti dei pedoni.

La guida, come di prammatica, in un italiano un po’ stentato ma comprensibile, ci ha subito messo al corrente di ciò che serve per orientarsi il primo giorno che si entra in un paese straniero: c’è da spostare avanti di un’ora il nostro orologio e memorizzare bene che 1 Euro è, grossomodo, pari a 2,35 Lire turche. Girando la Turchia, però, vedremo che i furbi commercianti locali accettano anche i pagamenti in euro con un cambio tutto a loro favore, cioè, dimenticando i decimali, 1 Euro ce lo valutano 2 Lire turche. Per pareggiare questa loro furbizia, i più abili di noi a contrattare insistono a chiedere uno sconto e qualche volta ci riescono.

Arrivati in albergo e posate le valige in camera è già ora di cena. L’hotel ha un fantastico self service. Per chi ama le verdure sia cotte che crude: la varietà non manca. C’è invece una scelta modesta di carne: solo pollo o carne di ovini, entrambi cotti in varie salse. Per me che sono una piaga sul cibo (non sono né vegetariano, né carnivoro, ma da buon meridionale mi piace la pasta sotto qualsiasi forma e con qualunque condimento) la mia ricerca è disperata. Trovo degli spaghetti (o qualcosa che ci assomiglia) li prendo e ci metto su del sugo che, purtroppo non sa di niente. Di pane ce n’è di tanti tipi ma tutti ricoperti di sesamo di cui sono maledettamente allergico. Salto anche il pane e passo alla zona dolci. Qui mi sbizzarrisco: riempio il piatto e mi strafogo di creme e pasticcini di mille colori ma, per uno dal palato fino come il mio, i dolci dell’albergo hanno praticamente tutti lo stesso sapore.

Finito di cenare, stanchi morti per il jet lag, mia moglie e io abbiamo appena la forza di fare quattro passi fuori dall’hotel ed entrare in un piccolo ma fornitissimo negozio per acquistare dei cerotti. Per farmi capire mimo il taglio di un dito ed emetto un grido di dolore. Il commesso sorride, si volta deciso verso uno scaffale e mi consegna una scatola con dentro proprio quello che cercavo.

Prima giornata. 1°Maggio 2013

Vista la presenza in città di molte manifestazioni per la festa dei lavoratori, il programma dell’agenzia viene variato: anticiperemo a oggi delle visite previste per domani e rimanderemo a domani quelle previste per oggi. Il nuovo elenco è il seguente:

1) Ippodromo, Obelisco di Teodosio, Colonna serpentaria, Obelisco di Costantino VII

2) Moschea Blu

3) Museo di Santa Sofia

4) Pranzo in un ristorante con terrazza panoramica

5) Cisterna Romana sotterranea

6) Palazzo Topkaki

7) Moschea Nova

8) Cena in Hotel

9) Istanbul by night in bus

A occhio si capisce che si tratta di un programma molto intenso e senz’altro dovremo correre per vedere tutto. Il bus, viaggiando a singhiozzo e con molte imprecazioni dell’autista, ci scarica in prossimità dell’Ippodromo dove ci vengono consegnate dei marchingegni elettronici che ci consentono di ascoltare (malissimo) la voce della guida anche a distanza di qualche metro. Dell’antica struttura dell’ippodromo non rimangono che poche tracce qua e là. Il circuito ora è tutto pavimentato ed è sede di mille manifestazioni commerciali. Oggi, in particolare, varie case automobilistiche presentano le vetture che hanno partecipato o partecipano a rally in zone desertiche, tipo la Paris-Dakar. Sono presenti anche i vari piloti pronti a farsi fotografare vicino ai loro multicolori bolidi e a firmare autografi. In tutto quel bailamme di gente appassionata di auto, assordati dal rombo dei potenti motori in mostra e dallo strombazzamento dei clacson, arriviamo davanti alla prima colonna egizia, l’Obelisco di Teodosio, e lì, in mezzo ad altri gruppi organizzati di varie razze cerchiamo di dare un’occhiata a quel monolite di granito ancora ben conservato, e ascoltiamo (si fa per dire) le parole della guida che ce ne racconta la storia. Proseguendo di pochi passi, si incontra la Colonna Serpentaria mutilata in cima e infine l’Obelisco in muratura fatto costruire da Costantino VII. In origine questa colonna era rivestita di lamine di bronzo, e rappresentava il punto dove i cavalli giravano durante le antiche gare equestri. Questi tre elementi hanno conservato la loro collocazione originaria nell’ippodromo.

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Ippodromo e Colonne Egizie

In mezzo alle due Colonne Egizie c’è la Colonna serpentaria mutilata:

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Colonna Serpentaria

Giusto il tempo di scattare delle foto e poi ci dirigiamo a piedi in direzione della famosa Moschea Blu con i suoi quattro minareti a tre balconi:

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La Moschea Blu

Mentre aspettiamo incolonnati il nostro turno per entrare, si può dare un’occhiata al lavatoio dove i fedeli si possono lavare prima di accedere alla moschea per pregare:

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Lavatoio

Piccola digressione: evidentemente i turchi si lavano a casa, visto che nessuno approfitta delle numerosissime fontanelle del lavatoio. La coda per visitare la moschea è lunghissima e procede molto lentamente, intanto il sole picchia duro sulle nostre teste. Vorrei approfittare del lavatoio per rinfrescarmi un po’ il viso, ma temo che il mio gesto potrebbe sembrare blasfemo. Soprassiedo ricordando che i mussulmani sono parecchio suscettibili in fatto di religione. Quando arriverà il nostro turno dovremo toglierci le scarpe e le nostre mogli, in più, dovranno coprirsi il capo con un velo. Una grande seccatura che però viene subito dimenticata appena entriamo all’interno della moschea. La Moschea Blu, infatti, ha tutte le pareti impreziosite da splendide maioliche dalle diverse tonalità di azzurri e blu. La sacralità e il fascino dell’insieme sono accentuate dalle decine di lampade che scendono dall’alto a formare cerchi di luce particolarmente suggestivi. Le lampade sono quasi ad altezza d’uomo perché un tempo funzionavano a olio e così gli addetti potevano rifornirle facilmente: oggi invece sfruttano l’elettricità e utilizzano lampadine a risparmio energetico.

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Interno della Moschea Blu

Nella foto non si vede la folla di turisti che riempie la moschea: questo perché la zona di preghiera, che appare praticamente vuota, è chiusa da una barriera accessibile solo ai fedeli. In ogni luogo di culto c’è un punto ben preciso che indica la direzione della Mecca e, in quella direzione, è obbligatorio rivolgere corpo e preghiere. La Moschea Blu fu realizzata dal sultano Ahmet per competere in bellezza e grandiosità con Aya (Santa) Sofia, la basilica cristiana (oggi museo) fatta costruire nel VI secolo da Giustiniano che le sta esattamente di fronte, ed è qui che, di nuovo incolonnati, siamo pronti a fare la successiva visita. Lo si vede bene in questa immagine:

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Santa (Aya) Sofia vista dall’uscita della Moschea Blu…

Nel 1453 quando Costantinopoli fu conquistata dai turchi questa basilica greco-ortodossa venne trasformata in moschea e, in epoche successive, vennero aggiunti i quattro minareti. All’interno, tutti i mosaici furono coperti in modo praticamente irrecuperabile perché l’Islam non ammette la presenza di immagini all’interno dei luoghi di culto. Nel 1935 fu trasformata in museo da Atatürk, tentando, con scarsi risultati, di riportare alla luce gli antichi mosaici. Nella foto che segue si può ammirare, ripristinato con successo, un mosaico del XII secolo, raffigurante l’imperatore Giovanni II Comneno e l’imperatrice Irene d’Ungheria che recano offerte alla Vergine con il bambino in braccio:

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La costruzione conserva la sua ariosa maestosità anche dopo i tanti interventi subiti nel tempo per riparare i danni dovuti a incendi, terremoti, guerre di conquista. Si pensi che fino all’edificazione, mille anni più tardi, di San Pietro a Roma, la cupola di Santa Sofia era la più grande della cristianità. Dopo il crollo nel 558 provocato da un rovinoso terremoto, la cupola fu ricostruita ispessendone i pilastri e rinforzando le pareti nord e sud. Ecco una vista dell’interno dell’attuale museo che è, parzialmente, in via di ristrutturazione:

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Nella foto si vedono, ben mescolate fra loro, le tracce del Cristianesimo e dell’Islam.

Finita la visita a Santa Sofia ci aspetta il pranzo in un ristorante che ha una terrazza con vista panoramica sulla città. Qui si sono scatenati i fotografi dilettanti e anch’io ho girato qualche minuto di riprese.

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Skyline di Istanbul

Finito il pranzo, siamo entrati nella Cisterna romana sotterranea, scoperta nel XIX secolo. Ai miei occhi, dopo essermi abituato alle poche luci dell’ambiente, la cisterna appare come una cattedrale con le sue tante colonne immerse nell’acqua. Decido di non usare la videocamera: il filmato risulterebbe inadeguato a descrivere lo stupore (misto a un pizzico di timore per le gocce d’acqua che cadono dal soffitto) che si prova davanti a questa opera dell’ingegno umano. Su internet ho scovato questa foto scattata da un fotografo professionale di cui conosco solo il nickname: Franktao.

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Cisterna romana sotterranea

Tornati alla luce solare, risaliamo sul bus per raggiungere un’altra meraviglia di Istanbul: il palazzo Topkaki:

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Topkaki

Qui, immerso fra chioschi, corti in stile moresco (ampi cortili dotati di giardini ben curati e artistiche fontane) c’è l’Harem, un’ala del palazzo che ospitava le numerose mogli del sultano, ci sono le cucine con i grandi camini, una biblioteca con più di 6000 volumi e manoscritti di varie culture, il padiglione delle reliquie dei santi con i cimeli più preziosi del mondo islamico, una terrazza affacciata sul Bosforo con una straordinaria vista sul Corno d’Oro e, infine, il famoso “Tesoro” immortalato da un film di Jules Dassin che raccontava il furto di un prezioso pugnale tentato da una banda formata da un gruppo di specialisti istruiti con tecniche e disciplina militari. Nelle quattro corti si potrebbero spendere giornate e giornate per visitare ogni cosa con la dovuta calma, purtroppo ci sono troppi visitatori e le code per entrare nei luoghi più gettonati sono disarmanti. All’unanimità decidiamo di dare una veloce occhiata solo alle quattro sale del Tesoro e a poco altro. Confesso che questa visita che sembrava la più promettente dal punto di vista turistico/storico si è rivelata la più deludente di tutto il viaggio. Era possibile sostare solo pochi secondi davanti alle varie bacheche super-protette contenenti gli oggetti preziosi dei tanti sovrani che abitarono il Palazzo. Se ci si attardava qualche istante in più, chi era dietro protestava e si creavano ingorghi litigiosi con insulti urlati in varie lingue. Visto l’andazzo, al termine della seconda sala, ho lasciato perdere le altre due e sono uscito dal Tesoro imprecando fra me e me in italiano. Niente da fare per la visita all’Harem. È troppo lunga la coda dei visitatori in attesa e, in sovrappiù, nella corte in cui ci troviamo si è alzato un vento gelido che, intrufolandosi fra i nostri abiti leggeri, consiglia a tutti di lasciare perdere.

Accidentaccio! A me sarebbe piaciuto tantissimo entrare nell’harem e farci pure qualche pensierino sconcio! Ci avviamo verso l’uscita, dando, dall’esterno, un occhio alle tante e interessanti strutture del Palazzo. Più o meno tutti gli amici del gruppo sono insoddisfatti: anche in loro è viva la delusione di non avere potuto godere appieno delle bellezze del Palazzo Topkaki. La guida, per sollevarci il morale, propone, visto che non è tardi, di visitare una delle ultime moschee costruite a Istanbul, la Moschea Nova. Qualcuno (me compreso) fa una smorfia a significare: «Basta moschee, per favore!», ma la maggioranza è per il sì, perciò saliamo sul bus che ci porterà là. Arrivati sul posto, ci accoglie e ci stupisce la grandiosità della costruzione:

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Moschea Nova

Senza lamentarci troppo ci togliamo di nuovo le scarpe ed entriamo. Anche l’interno è decisamente bello:

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Interno della Moschea Nova

si respira un’aria di solennità e una quiete che non avevamo trovato nelle moschee più blasonate: forse ciò è dovuto a un numero più modesto e meno berciante di visitatori. Abbiamo potuto osservare tutto con calma, senza essere spintonati e invitati a uscire per far posto ad altri turisti in attesa di entrare. Un po’ rincuorati da quest’ultima visita, siamo tornati in albergo per la cena al buffet. Io, al mio solito, non ho trovato niente che mi piacesse e così mi sono abbuffato di dolci. La giornata, però non è ancora finita. Dopo cena ci attende una scorrazzata in bus per le vie di Istanbul. Il traffico adesso è scemato e si gira con più facilità: l’autista è decisamente euforico e viaggia a cento all’ora. Istanbul by night passa via lasciando ben pochi segni nel nostro immaginario. Si fa una sola sosta davanti alle mura antiche della città in un punto dove c’è un’enorme breccia creata dai cannoni dei turchi ottomani ben intenzionati a conquistare la città. Edificate in pietra, queste mura circondavano e proteggevano la città di Costantinopoli. Su Wikipedia ho letto che le mura di Costantinopoli furono fatte edificare da Costantino a partire da quando la città fu fondata come nuova capitale dell’impero romano d’oriente (324) per proteggerla da potenziali attacchi nemici sia da terra, sia dal mare. Nella più che millenaria storia dell’impero bizantino, le mura furono continuamente fortificate per rendere sempre più inespugnabile la città. L’imperatore bizantino Arcadio, visto che la città si stava espandendo, ordinò all’architetto Flavio Antemio di costruire una seconda cinta muraria, che venne edificata nel V secolo sotto il regno di Teodosio II. Questa nuova cinta muraria era molto potente e salvò diverse volte Costantinopoli da assedi condotti da avari, arabi, russi, e bulgari. Solo la polvere da sparo e i cannoni resero obsolete queste fortificazioni. Dopo due assedi, entrambi respinti, il terzo andò a buon fine e il 29 maggio 1453, un martedì, i turchi ottomani conquistarono Costantinopoli, ponendo così fine all’impero romano d’Oriente.

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Stanchi morti, a mezzanotte, si torna in albergo. Termina così la nostra prima giornata in Turchia.

L’indomani ci aspetta un’altra scorpacciata di visite guidate a Istanbul, con un finale molto “interessante” per noi maschietti…

Bene, se siete arrivati svegli alla fine di questa mia lunga chiacchierata e avete ancora sette minuti da spendere, potete guardare il video che ho girato in Turchia e che si riferisce proprio a questa parte del viaggio. Buona visione!

 

Arrivederci alla prossima puntata!

Nicola

P.S.

Le foto, a parte quella della cisterna romana, sono tutte originali e le hanno scattate Giorgio Esposito, Franco Scichilone e mia moglie Chicca.


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