Magazine Diario personale

#viajosola (ma non abdico alla responsabilità)

Da Iomemestessa

Io viaggio da sola. Da tanto tempo. Da prima che fosse un hashtag, da prima che ci fosse Twitter. Da prima che ci fosse Facebook.

Io viaggo da sola. Fa parte del mio lavoro. E no, non ho paura. Non ho mai pensato che la mia indipendenza valesse meno di quella di un uomo. Se ci rifletto, nessuno me lo ha mai fatto notare, che la mia indipendenza valesse meno di quella di un uomo.

Mi hanno fatto pesare tante altre cose, se volete. Ma quella, sinceramente, mai.

Io viaggio da sola, dicevo. E se c’è una cosa che il viaggiare sola mi ha insegnato, è la prudenza. Non la prudenza in quanto donna. Quando viaggi da solo, la prudenza è unisex. Ed è un dovere. Verso te stesso e la tua incolumità.

Essere prudenti, non  significa rinunciare a fare le cose. significa farle con consapevolezza e senso del limite.

L’atteggiamento che sta montando intorno alla campagna #viajosola, è l’antitesi di ciò che suggeriscono buon senso e prudenza. Che, ribadisco, sono atteggiamenti unisex.

Dire:

non è viaggiare sole che è sbagliato, ma uccidere qualcuno perché non cede ai tuoi desideri.

E’ una verità sacrosanta. Quello che però si cerca di far passare dopo è un messaggio sbagliato.

Nessuna persona con una corretta percezione del pericolo accetterebbe ospitalità da due sconosciuti in Ecuador. E neppure a Milano, onestamente. E guardate che non ho detto nessuna donna. Ho detto nessuna persona. Che alla fine, prenderti una sprangata in testa perchè vogliono stuprarti e derubarti, o solo derubarti, all’atto pratico non incide molto sul finale.

Io viaggio da sola, dicevo. E modulo i miei comportamenti. E non credo di modularli diversamente da un uomo. Mi illudo di modularli attraverso il buon senso.

Piccolacittà non é Milano, per esempio. Ma anche Milano non è Rio de Janeiro. Ci sono vari gradi di pericolo. E a ciascun grado, se viaggi solo, devi essere in grado di modulare i tuoi comportamenti.

Poi ci sono atteggiamenti che sarebbero consigliabili sempre.

  • Mai accettare ospitalità da sconosciuti
  • Mai aggirarsi in strade deserte di notte
  • Mai le cuffie nelle orecchie se giri in strade poco frequentate dopo il calar del sole
  • Mai più di un bicchiere, che l’alcool abbassa la percezione del pericolo

E molti altri piccoli accorgimenti che non sono una limitazione della libertà personale, ma mero buon senso. E che sono, ne converrete, del tutto unisex. Perchè morire, é morire. E le ragioni che portano alla morte sono diverse, ma identico è il risultato.

Ecco, viaggiare soli è un diritto. Mantenersi vivi un dovere (verso se stessi). E una campagna virale come questa non dovrebbe dimenticare questa seconda parte. Perchè sottende, comunque, un deresponsabilizzazione dei comportamenti che non mi pare né opportuna né auspicabile.

Perchè non viviamo nel migliore dei mondi possibili, e il male esiste. E proteggersi dal male, implica l’utilizzare il buon senso per discernere eventuali situazioni di pericolo.

E viaggiare soli, credetemi, è solo che bello. Ed è una cosa che fa diventare adulti. E diventare adulti significa darsi dei limiti, anche dei vincoli, e rispettarli.


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