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"Vibralani" a Malo: Renzi smascherato da Luigi Meneghello già da mezzo secolo

Creato il 15 novembre 2014 da Tafanus

Luigi-meneghelloSpesso, quando sento Renzi declamare con pathos i versetti dei "Baci Perugina", o vedo Crozza che imita Renzi (e mi viene il dubbio che si tratti invece di Renzi che imita Crozza che imita Renzi), il mio pensiero corre riconoscente a Luigi Meneghello, ed al suo "Libera Nos a Malo"... Un libro che raccomando a tutti. Poesia in prosa, e la retorica del fascismo deformata e ridotta in mutande dagli occhiali della fanciullezza...
Nelle "deformazioni interpretative" di Luigi Meneghello (Malo 1922 - Thiene 2007) c'è la poesia dell'infanzia; nelle "declamazioni celebri" di Coso c'è l'incultura degli sms e dei tweets, l'autoerotismo dei "selfies"... Raffronti improponibili. E' come voler confrontare Fortebraccio a Sallusti, De Gasperi a Cesa, Nilde Iotti a Maria Elena Boschi, Bartali a Malabrocca...
Esemplare, del suo bellissimo libro, il passaggio in cui Meneghello ricorda come lui bambino di Malo (Vicenza), insieme ai suoi coetanei, aveva "capito" la solita, stupida, tronfia canzonetta fascista...

Vibra l'anima nel petto
sitibonda di virtù:
freme, o Italia, il gagliardetto,
e nei fremiti sei tu!


Ecco come Michele Diodati  si calava nel trauma interpretativo (irrisolto) di questo fiero parto della scemenza fascista, concludendo con la traduzione in "malese/fanciullesco" della stupida e tronfia strofetta. Traduzione infantile certamente più degna di essere letta che non la minchiata originaria:
"...molti i punti oscuri per i ragazzi di Malo (qualcuno, confessiamolo, anche per adulti esperti): che sarà, che avrebbe potuto essere "sitibonda"?, che saranno mai il "fremere" e i "fremiti" rispetto ai ben noti e magari scassati "freni" delle ambite biciclette?, e che mai ci potrebbe fare, come potrebbero entrarci l'"Italia" nei "fremiti"? D'altra parte i ragazzi erano, per dir così, agevolati, nel cercare di superare le oscurità, dagli "ictus", dalle elisioni ("frem(e o) Italia (i)l gagliardetto"), dalle scansioni metrico-canore ("Vibra l'ani // manelpetto"), dal loro sapere linguistico pregresso e dalla convinzione che, per quanto facessero, nei testi "alti" restano sempre zone oscure, parole che solo là hanno cittadinanza (...). Ecco, "teste" Meneghello, il risultato dell'inno capito e tradotto in veneto malese:


Vibralani! Mane al petto!
Si defonda di virtù!
Freni, o Italia, al gagliardetto
e nei freni ti sei tu!


Traduzione dal malese in italiano standard: «Vibralani, (portate le) mani al petto! Della virtù si faccia alfine adeguato defondimento. Italia, è tempo: si mettano freni al gagliardetto e nei freni tu ti mostri in tutta la tua suprema essenza ("ti sei tu")».
Così prese corpo nella mente dei ragazzi di Malo l'eroica stirpe dei "Vibralani", che correvano impetuosi, irrefrenabili dietro al gagliardetto, che solo l'Italia, la grande, augusta, sovrana Patria, poteva frenare e, per dirla con Hegel, in ciò darsi una realtà: proprio in ciò, in questo suo sapere farsi o dare freno all'impeto non altrimenti infrenabile dei Vibralani, forse anche perciò opportunamente invitati a tenere le "mane al petto", come "le braccia conserte" a scuola, e a non sbracciarsi nella solita furia scomposta. Tutto tornava nel conto..."

Verrà mai il giorno in cui persino Isso capirà che con tutto il suo tweettare, chattare, declamare frasi di Crozza, ruberà il ruolo a colui che un giorno non lontano l'Express definì "Le Bouffon d'Europe"?

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