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Video hot e femminilità - seconda parte

Da Sulromanzo

Video hot, tette e femminilità - seconda parteDi Morgan Palmas
Società sexy e letteratura hot, donne e femminilità
Ieri, dopo il poco nobile antipasto, ecco alcune domande: di chi è la responsabilità? Gli uomini? Le donne? Entrambi? Ha senso porsi la domanda di responsabilità? Osservate la splendida opera di Jean-Honoré Fragonard, Il bacio furtivo, nella quale i due amanti profittano di un momento di distrazione altrui per scambiarsi un bacio appunto. Dietro la porta – anche se non si vede bene –, sulla destra, vi sono tre donne che giocano a carte, ignare di quanto accade nell’altra stanza. Immaginate Fragonard oggi, avrebbe una prospettiva del tutto differente, con grande probabilità avrebbe mostrato le donne con gli occhi puntati sul buco della serratura. Viviamo l’epoca in cui spiare è diventato un must, si pensi al successo del Grande Fratello, per non parlare delle riviste nelle quali i paparazzi scovano i VIP in ogni luogo del mondo. A pensarci bene, quali sono l’utilità o il piacere di sapere se Belen e Corona hanno fatto l’amore dispersi in un atollo del Pacifico? E soprattutto, perché tanta gente desidera spiare la vita privata degli altri? Ma non è soltanto questo. L’eros godeva di una certa pudicizia fino a pochi decenni addietro, i mezzi di comunicazione hanno alterato i passati equilibri di costume. L’eros è sempre più mostrato, dibattuto, descritto, ostentato, deriso, narrato. Il privato è divenuto pubblico.
In tale processo di massificazione comunicativa dell’eros i rapporti fra maschio e donna non sono mutati, un seno o un sedere femminile valgono di più di un petto o di un sedere maschile. Economicamente, s’intende. Altrimenti non si spiegherebbe per quale ragione vi siano nel 95% dei casi veline e non velini, microfonine e non microfonini, e via discorrendo. Il corpo delle donne invade tutti gli spazi dove l’immagine è importante, dalla televisione alle riviste, alla pubblicità. Una rivista come Focus, certo una fra le più moderate in tale senso, sa benissimo che nei mesi estivi un’immagine di una donna seminuda in copertina tirerà le vendite. E non lo sa solo Focus... C’è fame visiva di carne, di piacere, di eros, di carne di donne, di piacere di donne, di eros di donne. L’immagine della donna traina il marketing, e di conseguenza i soldi. Il messaggio compulsivo – nell’accezione psicologica – è il seguente: la donna è interessante per il suo corpo, invece l’uomo per il suo potere. E non basta la biologia come prodromo di conseguenze sociali a dirimere la questione [si legga a tal proposito “Gender and kinship: Essays toward a unified analysis” di Yanagisako/Collier]. Come a dire, la biologia in sé non porta alcun messaggio culturale, dato che in certe culture la donna ha ben altra considerazione rispetto a ciò che nei paesi occidentali siamo soliti osservare (considerazione che può essere di varia natura, peggiore o migliore).
Ciononostante un tedesco o uno svedese, quando giunge in Italia, si stupisce spesso per la quantità di *carne esposta femminile* (riprendendo un’espressione di un amico straniero del sottoscritto che non riusciva a reggere alcune nostre trasmissioni televisive). Nei paesi occidentali esistono differenze notevoli: il Giappone o l’Italia, la Slovacchia o la Norvegia si presentano con densità ineguali di trattamento verso il corpo delle donne. Curioso notare come laddove l’occupazione femminile sia più alta vi è una proporzione indiretta con l’utilizzo delle donne nelle immagini. In Danimarca, Svezia, Finlandia c’è una situazione agli antipodi rispetto all’Italia, alla Grecia o alla Spagna. In altre parole, dove la donna è mediamente più impegnata nel lavoro (si sta parlando di occupazione del lavoro che non include il ruolo – preziosissimo – di casalinga) è meno sfruttata nel suo corpo in Tv, nei giornali, ecc. Primo dato importante.
Secondo dato. Il rapporto con il sesso. Anche in questo caso numerosi fattori dimostrano come il nostro paese abbia un rapporto conflittuale con il sesso, toccando aspetti diversi. Dalla media di persone che impiegano gli anticoncezionali (in fondo alle classifiche dei paesi occidentali) al numero di contatti con siti porno, dalla quantità di night presenti sul territorio al tipo di norme nell’ambito della prostituzione, dalla libertà/conoscenza delle donne sui sex toy all’omofobia, dal grado di consapevolezza rispetto alle malattie a trasmissione sessuale alle violenze degli uomini sulle donne. Ce ne sarebbero altri fattori. Tutto concorre a dimostrare come il nostro paese, ben lontano da sembrare emancipato, dimostri invece una colossale e cruda realtà: una provinciale chiusura nel rapporto con il sesso. Non è utilizzando i corpi delle donne nei video o nelle immagini che determina una maggiore consapevolezza nel sesso appunto. E ad alcuni settori dell’economia non può che dilettare la nostra condizione italiana, settori legali o illegali.
Questi i primi due punti. Per iniziare a costruire la struttura sulla quale poi proverò a formulare le mie tesi. A lunedì.


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