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Video. Napoli invivibile, ecco che ne pensano i Napoletani

Creato il 01 luglio 2014 da Vesuviolive

Napoli, golfo visto dalla Certosa di San Martino

Un po’ di tempo fa i ragazzi di Fanpage , dopo l’uscita di un articolo de “il Sole 24 Ore” secondo cui Napoli è la città più invivibile d’Italia, sono andati in giro per la città per raccogliere le opinioni di chi ci vive. Calcolando parametri come tenore di vita, servizi e ambiente, affari e lavoro, ordine pubblico, popolazione, tempo libero, la città partenopea è risultata quella dalla peggiore qualità di vita in una classifica dove le città del Mezzogiorno sono tutte nella parte bassa: per il quotidiano se si vuole vivere bene bisogna andare al Nord, in particolare a Trento e Bolzano, le prime città della classifica.

Andando a scoprire in che consistono quei parametri, constatiamo che sono a loro volta formati da vari indicatori, come (non li cito tutti) i consumi, prezzi delle case, depositi bancari, importo delle pensioni, disponibilità di asili, sanità, infrastrutture, numero di imprese, occupazione femminile, criminalità in generale, numero di abitanti, divorzi e separazioni, tasso di migrazione, numero di stranieri, librerie, cinema, copertura ADSL, ristoranti e bar. La maggior parte degli indici, dunque, è strettamente collegata a fattori economici, e non crea stupore che le città del Sud siano penalizzate in una classifica di questo genere, visto è cosa nota, ad esempio, che i soldi per costruire le strutture vanno soprattutto al Settentrione, anche se destinati al Sud, come dimostra il fatto che il 92% dei fondi della Cassa per il Mezzogiorno sono stati dirottati alle grandi aziende del Nord.

Napoli, scale del Petraio

Scale del Petraio – foto: flapane.com

Qualità della vita, insomma, è equivalente a ricchezza per “Il Sole 24 Ore”, il quale evidentemente ignora, per esempio, la circostanza che le nazioni europee dove avvengono più suicidi sono quelle delle Penisola Scandinava accompagnate dalla Danimarca, i Paesi messi meglio economicamente, ed ha dimenticato che nella stessa Italia è al Nord che si registra il più alto tasso di suicidi: se in queste zone si è più ricchi, la qualità della vita è migliore, perché ci sono così tanti suicidi? Forse perché, a ben vedere, la qualità della vita non dipende dalla ricchezza.

Pur consci del fatto che l’elemento economico è essenziale per vivere bene, non possiamo non ricordare che Napoli è la città del “dove mangiano quattro mangiano pure cinque”, dove chi da mangiare ha solo un pezzo di pane lo divide con un altro, in cui bastano pochi soldi per tirare avanti, nella quale puoi fare un tuffo nel golfo più bello del mondo, dove l’inverno passa presto e d’estate ti offre le colline dove prendere il fresco, in cui è facile fermare una persona per strada e chiedere un’informazione che sarà data con il massimo della gentilezza (in altre grandi città italiane, per esempio, nessuno di quelli che fermi è del posto), nella quale se affondi una pala nel terreno trovi i resti di civiltà antiche, resti che d’altra parte trovi pure immerse nelle acque del mare, e così via. Tutte queste cose, pur non negando tutte le difficoltà di Napoli, quali i trasporti pubblici mal organizzati e inefficienti, il degrado delle periferie, la cattiva manutenzione delle strade, la corruzione e tutto quello che volete (ma che, ricordo, si trova in tutte le grandi città del mondo anche in modo più grave rispetto a Napoli), tutte queste cose, dicevo, devono pur contribuire alla qualità della vita, altrimenti riduciamo l’uomo ad animale lavoratore, che vive in funzione del lavoro e dello stipendio: se questa è l’opinione de “Il Sole 24 Ore” la rispetto, ma, per quanto mi riguarda, io resto qua, felice.


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