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Video. Paolo Caiazzo e la farsa dell’Unità d’Italia: “Volevano solo i soldi del Sud”

Creato il 13 maggio 2015 da Vesuviolive
Paolo Caiazzo - Tonino Cardamone sbarco a Marsala

Foto: Pagina Facebook di Paolo Caiazzo

Ieri a Made in Sud abbiamo visto l’intervento di Paolo Caiazzo, alias Tonino Cardamone, che prendendo spunto da un avvenimento storico, lo sbarco a Marsala di Giuseppe Garibaldi e dei (ben più di) Mille dell’11 Maggio 18760.

Nonostante un intervento di pochi minuti, a causa di esigenze televisive, Caiazzo è riuscito come sempre a essere incisivo, a far riflettere, a dire la verità, col sorriso sulle labbra e tanta amarezza per il modo in cui è andata la Storia. Dopo aver messo in luce l’assurdità dei Mille che affrontavano, mal equipaggiati, un esercito regolare ed addestrato riuscendo ad avere la meglio, dopo aver evidenziato il patrimonio di 443 milioni di Lire dell’allora Regno delle Due Sicilie, contro i soli 20 del Piemonte, tra l’altro indebitatissimo con Inghilterra e Francia e sull’orlo della bancarotta, emerge il rammarico, quello di un’Unità d’Italia non fatta dal Sud invece che dal Nord, senza spargimenti di sangue, come al contrario è avvenuto con gli stermini e i paesi rasi al suolo nel Mezzogiorno da Bixio, Cialdini e gli altri mercenari assoldati da Cavour e Vittorio Emanuele II.

Paolo Caiazzo, inoltre, sottolinea l’opportunità di riscrivere i libri di Storia, facendo giustizia a quegli uomini che, seppur soccombenti, hanno difeso quella che era la loro patria. Di ciò parlò nell’intervista che ha rilasciato a noi di VesuvioLive, che potete leggere cliccando qui.

Le operazioni cominciate a Marsala terminarono con l’assedio di Gaeta, l’ultima roccaforte borbonica, bombardata barbaramente anche mentre Francesco II firmava la resa, una crudeltà che il vigliacco Cialdini giustificò affermando che era sua abitudine continuare fino all’ufficialità della resa stessa. Se non fosse stato così barbaro e disumano, la polveriera Cappelletti non sarebbe esplosa, ammazzando inutilmente 316 soldati napoletani e 100 civili. Ma la vita, la gente, l’onore non contava per quella gente, era un gioco a far scorrere sangue.


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