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"Videogichi che «allenano» alla violenza. E io li stavo per regalare a mio figlio" - Notizia - PS3

Creato il 22 dicembre 2014 da Intrattenimento

La denuncia di una pediatra italiana contro Grand Theft Auto V

Leggere buona parte della stampa italiana parlare di videogiochi fa sempre una certa impressione, non tanto perché si trovano le solite denunce contro la violenza o la pericolosità di alcuni titoli, quanto perché, nonostante gli anni di vita del medium videoludico, molti articoli sembrano essere scritti da persone cadute dai peri che non si sono accorte di quanto i videogiochi abbiano influito sulla cultura di massa della società occidentale e di quanto siano ormai diffusi. Prendiamo un articolo che oggi sta facendo il giro della rete, scritto dalla pediatra Sabrina Salvadori sul suo blog, La Ventisettesima Ora, ospitato dal Corriere della Sera.it. Ovviamente è facile essere sconvolti dalla superficialità con cui la donna si approccia all'argomento, ma andiamo con ordine e cerchiamo di capire. Il figlio di undici anni le chiede di comprarle Grand Theft Auto V spacciandoglielo per "un gioco di corse di macchine e di inseguimenti". La donna non batte ciglio e lo accontenta, prenotandolo con tanto di caparra perché esaurito nel negozio dove si sono recati. Quando le arriva il messaggio che l'avverte della disponibilità del gioco, decide di non avvertire il figlio e di non andarlo a prendere. Nel mentre le arriva una comunicazione che la informa di una conferenza di divulgazione sul Progetto Pinocchio di Umberto Galimberti. Indovinate un po' cosa apprende partecipandoci? Riportiamo:
"In quella occasione sono venuta a conoscenza di una cosa ancora più inquietante: il gioco GTA V che stavo per regalare a mio figlio, è un'istigazione alla violenza anche sessuale, al crimine e al femminicidio. Ci hanno fatto vedere un pezzetto di scena del gioco, senza audio: sconvolgente. Ci hanno fatto leggere i commenti di due ragazzini che godevano e ridevano e si compiacevano di avere ucciso una prostituta e di averle anche rubato i soldi che aveva appena guadagnato con una prestazione sessuale. Ero incredula."
All'incredulità segue l'indignazione:
Ma come è possibile che esistano dei giochi simili, che delle persone possano inventare e programmare dei giochi così, e che oltretutto questi giochi possano essere messi in vendita nei negozi? Senza parlare del fatto che i ragazzi possono anche scaricarlo da internet, quindi completamente al di fuori del controllo dei genitori, molti dei quali non sanno nemmeno che questo si possa fare."
A questo punto molti di voi avranno già capito uno dei problemi di tutta questa storia, ma lo evidenziamo per renderlo noto anche alla preparatissima Sabrina Salvadori. Come ben visibile nell'immagine riportata in fondo all'articolo, che riproduce il packshot ufficiale di Grand Theft Auto V, il titolo di Rockstar è consigliato dal sistema di classificazione PEGI per persone maggiorenni, ossia di diciotto anni o più. Come la pediatra saprà, il PEGI non ha forza di legge perché il legislatore italiano, dicasi parlamento, non si è mai preoccupato di dare supporto all'industria videoludica stabilendo dei limiti precisi per la vendita dei videogiochi ai minorenni, quindi l'industria si è autoregolamentata a livello europeo creando un proprio sistema di classificazione. Al genitore spetta solo l'onere di leggere un numero, solitamente messo bene in evidenza come in questo caso, ed evitare di acquistare per i figli titoli sconsigliati per la loro età, come si fa da sempre con film, libri e ogni altra opera d'intrattenimento.
Riportata questa banalità, lasciateci anche sottolineare come sia stupefacente che la signora Salvadori abbia avuto bisogno di una conferenza per scoprire Grand Theft Auto V. Non che dovesse conoscerlo o averci giocato, ma quando il figlio le ha chiesto di acquistarlo le sarebbe bastato fare una veloce ricerca su Google per trovare una sterminata quantità di informazioni relative al gioco, tra articoli e filmati, dove non le sarebbero mancati ampi dettagli sui contenuti. Ecco signora, il vero problema è che le è stato necessario un convegno del professor Galimberti per scoprire qualcosa di talmente visibile e influente nella cultura occidentale da essere conosciuto da qualsiasi adolescente e ragazzino sulla faccia del pianeta. Viene da chiedersi se il problema in questo caso, come in molti altri casi, sia davvero la violenza di Grand Theft Auto V, oppure i genitori che non sanno nulla dei figli e si consolano con il mito dei bambini più scaltri di loro e che fanno esperienze a loro insaputa.
Fonte: La ventisettesima ora, blog del Corriere della Sera.it


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