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VINCITORI E VINTI - Napoli: una città che non processa mai chi la fa sognare

Creato il 02 luglio 2011 da Ciro_pastore
Il triste epilogo dell’incontro onirico ciaramellesco (http://circumvesuvianando.splinder.com/post/24837876/e-quello-si-andava-a-mangiare-la-pizza#cid-64926064 ), mi ha fatto tornare alla mente un bel filmone americano dal titolo: VINCITORI E VINTI. A Norimberga, nel 1948, un modesto magistrato americano (interpretato da Spencer Tracy) deve giudicare quattro "colleghi" tedeschi accusati di aver applicato, oltre la lettera, leggi palesemente inique al punto da aver consentito aberranti sperimentazioni mediche su prigionieri e favorito la persecuzione del popolo ebreo. Sul banco degli accusati siedono un giurista, un inquisitore e due funzionari. Sullo scanno dei giudici stanno invece tre giuristi americani, il cui presidente ha amministrato la giustizia in una modesta città di provincia. Le accuse contro i nazisti sono schiaccianti e sono suffragate da precise testimonianze. Ma la politica mondiale attraversa un'ora critica e le autorità americane desidererebbero un giudizio non eccessivamente impopolare nei riguardi del popolo tedesco. Le prove d'accusa sono schiaccianti, ma ragioni politiche legate alla contrapposizione dei blocchi vorrebbero che la sentenza fosse "accomodata" alla ragion di stato. Alla fine del processo, l'onesto Presidente della giuria giudica secondo coscienza ed emette una severa e motivata condanna. Nella realtà napoletana, invece, finisce sempre per prevalere la ragion di stato
Che squallida ed iniqua legge del contrappasso quella che ci restituisce l’eroe eponimo del mai decollato ma tanto osannato Rinascimento Napoletano. Un borghese piccolo piccolo che ora si muove svogliatamente nella città che un tempo – nemmeno poi tanto lontano - fu sua, in ogni senso. Fu sua come una donna che si offre senza pudori all’uomo che può salvarla dal suo triste destino di meretrice secolare. Napoli si abbandonò tra le braccia del suo Salvatore che, come tanti altri prima di lui, si limitò ad abusarne senza pietà, abbandonandola più brutta, dopo averla ampiamente sedotta. Sarebbe l’ora dei processi e, forse, i processi, quelli giudiziari, si celebreranno pure, prima o poi. Ma il vero processo a cui andrebbero sottoposti tutti quelli che nei secoli – in una successione lunghissima ed ingloriosa – si sono succeduti alla guida di questa città, andrebbe celebrato fuori delle aule dei tribunali. Bisognerebbe aprire finalmente un serio dibattito nelle strade di questa città tormentata e tormentante. Napoli è una bella donna di facili costumi che è pronta a gettarsi fra le braccia di chiunque sia capace di illuderla con la prospettiva di una vita bella ed agiata. Napoli ed i suoi cittadini non amano costruire il futuro, vorrebbero che tutto si materializzasse per dono divino. Di conseguenza, chiunque spalanca loro le porte su un “sogno” ne diventa padrone assoluto, salvo poi altrettanto rapidamente e ruvidamente defenestrarlo (nel senso etimologico del termine, cioè scaraventandoli dalla finestra). Napoli, in fondo, è una città romantica, ama sognare, e qui i sognatori sono sempre ben accetti. In queste settimane, viviamo un nuovo sogno, l’ennesimo. Con un nuovo sognatore professionista che promette la soluzione indolore degli atavici problemi napoletani, forse, connaturati con la sua intima natura. Come si sa i sogni muoiono all’alba, ma Napoli è sempre pronta a rivivere nuove notti costellate di sogni, rifiutandosi di accettare che è nella banalità della luce diurna che si costruisce il futuro.
Ciro Pastore – Il Signore degli Agnelli

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