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Virus Zika: Ecco Come Combattere il Virus

Creato il 09 febbraio 2016 da Paolopol

Dalle più ovvie alle più ambiziose, da quelle già usate alle future: alcune strategie vincenti per fronteggiare la nuova emergenza sanitaria internazionale.

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Conosciuto dal 1947, è stato ignorato per 70 anni. In Africa, il Africa, il virus Zika è circolato in modo pressoché pacifico senza mostrare sintomi più gravi di quelli di un’influenza, oscurato da epidemie più drammatiche (HIV, Sars, Ebola). Ora che ha solcato l’Atlantico diffondendosi da poche centinaia di casi siamo passati a 1,5 milioni di contagi: un campione abbastanza ampio per notare la correlazione con microcefalia e altre sindromi neurologiche. Ma come arrestare la corsa di Zika? Ecco le armi che abbiamo a disposizione.

EVITARE DI FARSI PUNGERE. Più facile a dirsi che a farsi. Non tutti nei Paesi interessati dalle zanzare Aedes possono permettersi repellenti come quelli a base di dietiltoluamide (DEET), e chi può, spesso non li usa correttamente. Se un angolo di pelle rimane incontaminato, le zanzare lo troveranno. Le Aedes aegypti, poi, sono attive di giorno: non bastano le solite zanzariere intorno al letto.

ELIMINARE LE ZANZARE. Le zanzare della specie Aedes aegypti nidificano nelle aree urbane e depongono le uova in pozze d’acqua stagnante, come quelle che si formano nelle grondaie o nei sottovasi delle piante. Negli anni ’60 molti Paesi dell’America Latina hanno condotto massicce campagne di eradicazione di questi parassiti usando il DDT. Ma poi, con l’avvento del vaccino per la febbre dengue (trasmessa dalle stesse zanzare) i controlli sono diminuiti e alcune popolazioni di Aedes sono rimaste. Oggi il DDT è spesso bandito e le zanzare hanno sviluppato resistenza ad altri parassiti; il metodo, come abbiamo visto qualche decennio fa, può funzionare, ma occorrono campagne massicce e coordinate.

LIBERARE ZANZARE TRANSGENICHE. Poiché le Aedes aegypti veicolano anche il virus della febbre dengue, questo ambito di ricerca è già ben sviluppato. Negli anni sono state messe a punto zanzare Ogm la cui prole è programmata per morire allo stadio larvale. Liberando maschi di queste zanzare (da far accoppiare con le femmine in circolazione, le uniche a trasmettere il virus) si otterrebbe col tempo l’eradicazione dei parassiti, incapaci di produrre nuove generazioni. Alcuni trial sono già in corso e, in Brasile, hanno portato alla scomparsa del 95% delle zanzare in sei mesi. La resistenza dell’opinione pubblica alla liberazione di organismi Ogm è ancora, tuttavia, piuttosto diffusa.

ARRUOLARE BATTERI. Questo tipo di approccio non eliminerebbe direttamente le zanzare, ma le renderebbe meno efficaci nel trasmettere il virus. L’abilità dei vettori nel passare il virus Zika diminuisce, quando questi sono infettati con i batteri del genereWolbachia. È probabile che questi batteri blocchino anche il virus Zika stesso, anche se non è stato dimostrato. I Wolbachia sono naturalmente presenti in due terzi delle zanzare (qui una Aedes albopictus), ma in genere non nelle A. aegypti. Incoraggiando la diffusione di questi batteri, e sfruttando le popolazioni locali già infette, si potrebbe fermare la corsa del virus. Alcuni trial già in corso dimostrano che i Wolbachia si diffondono piuttosto velocemente.

SFRUTTARE LE TECNICHE DI “GENE DRIVE”. E se potessimo creare zanzare geneticamente modificate per sviluppare resistenza al virus Zika, capaci di trasmettere questo tratto anche alle generazioni successive? Queste tecniche dette di “gene drive” (che inducono cioè il declino di una specie dannosa agendo direttamente sui suoi geni) sono già attualmente sperimentate sulle zanzare che trasmettono la malaria.

Recentemente i ricercatori che lavorano in questo campo sono riusciti a far sì che questo “dono” fosse trasmesso all’intera prole e non solo a metà di essa, come avviene di solito in natura. Il limite di queste tecniche, lontane alcune anni dal perfezionamento, è che si introdurrebbe in natura un cambiamento irreversibile. Nella foto, larve di zanzara studiate in laboratorio.

SVILUPPARE UN VACCINO. Per questo occorreranno alcuni anni e cospicui investimenti. Ma partiamo avvantaggiati: il virus Zika è molto simile, infatti, ad altri virus per i quali esistono già vaccini. Un vaccino a DNA contro il virus del Nilo occidentale (del genere Flavivirus come il virus Zika) potrebbe essere modificato per includere geni del virus Zika. Un vaccino virale vivo contro la dengue ha già raggiunto trial su larga scala: anch’esso potrebbe essere modificato per agire contro il virus Zika. Nel frattempo occorre concentrarsi sulla profilassi anti-zanzare.

NON RIMANERE INCINTA. È l’appello che le autorità sanitarie di alcuni Paesi dell’America Latina hanno rivolto alle donne. Un appello contestato da molte associazioni per i diritti femminili, se si pensa che in Stati come la Colombia o El Salvador (che hanno chiesto alle donne di rimandare al 2018 eventuali piani di espansione familiare) solo la metà delle gravidanze è programmata. Molte sono frutto di violenza sessuale, in aree in cui l’aborto è possibile solo in circostanze molto limitate e la contraccezione spesso osteggiata da credenze religiose o poco accessibile economicamente. I bandi non appaiono quindi credibili: quello che si può fare è invitare le donne in gravidanza a non andare in vacanza nelle aree colpite. Le raccomandazioni valgono anche per le coppie che stanno programmando un figlio.


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