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Vita da libraia: yoga, multitasking e Arcade Fire

Da Centostorie

vita da libraia

Nel mio magnifico mondo di mamma-moglie-donna-libraia-e-quantaltro ho deciso, con il modo impervio e testardo di chi combatte con l’insufficienza cronica di ore necessarie per fare cose, di iscrivermi a yoga.

Effettivamente ho scandalizzato tutta la compagine di amici, parenti e figliame vario ed eventuale per due sostanziali domande:
1) esattamente dove collochi il tuo corso yoga?
2) davvero tu? davvero tu?

Se la prima domanda è lecita, visto l’elenco perennemente in aggiornamento di “cose da fare”, “cose assolutamente da fare”, “cose imprescindibili da fare, ehi non fare finta che non lo sai”, e così via in un crescendo di minacce verso me stessa nell’assoluzione dei doveri quotidiani, la seconda è davvero stramba. Forse è dovuta ad una mia evidente incapacità di gestire lo spirituale, da qui l’incredulità verso una disciplina che a quanto mi ha detto la mia insegnante ha come obiettivo primario il riallineamento dei chakra, almeno quelli fondamentali.
Ma in fondo so che lo spaesamento avvertito da chi mi conosce non è solo giustificato ma comprensibile.
Non so quanti di voi vivano a volte l’evidente scollamento fra come rappresentiamo noi stessi, come ci piace che gli altri ci avvertano, o come semplicemente abbiamo bisogno ci avvertano e di quello di cui realisticamente abbiamo bisogno e che di fatto siamo.
In verità non ho nessun contatto diretto con i miei chakra, non so nemmeno dove siano posizionati, a cosa servano e perchè abbiano necessità di essere riallineati, ma ho un estremo bisogno di staccare il cervello.

Credo che, in questo mi consentano un luogo comune gli amici lettori, le donne abbiano il diabolico dono di essere multitasking, pensare due cose, farne tre, orchestrarne quattro.
Anche il mio desiderio di aprire una libreria era un lecito tentativo di una sognatrice in cerca di pomeriggi a sfogliar libri e coccolar pargoli.
L’ambizione primigenia era pace e serenità non una ventiquattrore costante di montagne russe emotive.
A questo punto avendo dedotto dopo quattro anni di attivtà, ho una micromicromicroimpresa e non un abbonamento ad un centro massaggi ayurvedici (ma esistono?), ho deciso di optare per un corso di yoga, con la voce suadente di una bella signora attempata che mi dice cosa fare per riallinearmi, convincendomi che stavolta funzionerà e se non dovesse funzionare ho perso il costo mensile e qualche ora a fare del bene alle cosce se non al cervello.
due link sull’argomento: un libro che consiglio a tutte la mamme che tentano in ogni modo di spiegare ai propri pargoli cosa vuole dire avere un po di spazio e una canzone che mi canto da un po ogni volta che ho bisogno di una sana carica per depennare l’ennesima attività programmata:

cinque minuti di pace giralangolo
Cinque minuti di pace
di Jill Murphy
Giralangolo – p.32 – e.6,50

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