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Viva gli Sposi: Scene da un Matrimonio

Creato il 29 ottobre 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine
Viva gli Sposi: Scene da un Matrimonio

Si è aperta il 25 ottobre la stagione del Teatro del Canovaccio di Catania con la commedia Viva gli sposi di Aldo Nicolaj. Davanti agli occhi del pubblico si susseguono le storie di quattro coppie sposate, interpretate da Maria Rita Sgarlato e Santo Santonocito, sapientemente guidate dal regista Franco Giorgio. Il matrimonio dovrebbe essere fondato su sentimenti quali l’affetto e l’amore reciproco, ma sulla scena troviamo esempi di crudeltà, tradimenti e gelosia, il tutto condito di comicità e grottesco. Nella fattispecie gli esempi che ci si presentano davanti sono diversi. Si comincia da una coppia, sposata per interesse, la cui unica preoccupazione è il successo delle aziende di famiglia che si sono fuse a seguito della loro unione, per poi proseguire con il monologo di un tipico marito siciliano che, da vero uomo del sud, è gelosissimo del suo onore e si preoccupa di quello che il paese può pensare di lui, ma non può fare niente contro la moglie che lo tradisce: l’unica consolazione sta nel fatto che almeno il tutto avviene con discrezione. Non manca poi il monologo di una “vedova allegra” che con la morte del marito, che l’aveva abbandonata per una donna più ricca, si è presa la sua rivincita nei confronti di lui e della sua amante. Da ultimo, un marito che si sente spiazzato dal miglioramento delle condizioni della salute della moglie, che ormai aveva dato per spacciata. Gli episodi si intitolano rispettivamente: Viva gli sposi, L’uomo del sud, Sali e tabacchi, Ordine e matrimonio.

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La sacralità dell’istituzione del matrimonio è sbeffeggiata e resa ridicola dal comportamento dei personaggi che non si dimostrano reciprocamente la fiducia e il rispetto che il sacramento comporta. Efficaci, dal punto di vista della narrazione, risultano le voci fuori campo, che aiutano i personaggi dei monologhi a raccontare la loro “storia d’amore”. Molto azzeccata risulta la scelta di fare introdurre ogni episodio da una canzone, eseguita dal bravissimo tenore Lorenzo Licitra. È lo stesso cantante, vestito in smoking, che ci dà il titolo di ogni singola scenetta, facendo in modo, dispiegando un quotidiano, che il pubblico lo legga. Grande importanza è data alla danza, in particolar modo al tango, ballo della passione per eccellenza, nel quale i personaggi si cimentano per esprimere fisicamente i loro sentimenti e la loro personalità. Il canto ed il ballo sono utilizzati armoniosamente per completare la recitazione, creando un effetto divertente. Un po’ deludente è la scenografia che, anche a causa dello spazio ridotto del palco, risulta povera e scarna. Tutte le storie sono raccontate in maniera grottesca e strappano all’auditorio più di una risata, facendolo però riflettere con amarezza sulla precarietà e falsità di alcuni rapporti umani che purtroppo nascono esclusivamente per interesse. In definitiva, un testo solo apparentemente disimpegnato che, ben reso da una recitazione convincente, non tradisce le aspettative dei presenti, ben raccontando una realtà che spesso si preferisce negare.


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