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VIVA VERDI (anche se qualcuno se ne è dimenticato)

Creato il 06 marzo 2014 da Artesplorando @artesplorando

VIVA VERDI (anche se qualcuno se ne è dimenticato)

Giovanni Boldini, ritratto di Giuseppe Verdi

Sosteneva Ingrid Bergman che il segreto per la felicità fosse buon salute e cattiva memoria. Sulla salute del Bel Paese ci sarebbe molto da dire, ma sulla memoria la questione è molto semplice: non c'è proprio!E' così che è passato intatto il 2013 senza che si pensasse ad organizzare una celebrazione accorta dei duecento anni dalla nascita di Giuseppe Verdi, nato nel 1813 stesso anno che vide venire al mondo anche il suo concorrente Richard Wagner, il quale è stato ricordato con attenzione nel mondo germanico. Verdi è protagonista dell'insorgere della nostra identità nazionale e per nulla discusso; Wagner, che molti anno messo in discussione capirne la foga rivoluzionaria anarchica, offre il fianco a critiche possibili visto quanto fu esaltato dai maniaci della croce uncinata. Verdi non viene neppure sfiorato da simili sospetti. Eppure, se si esclude la prima della Scala dedicata alla Traviata l'occasione è stata ancora una volta persa. Eppure nella sigla VIVA VERDI (Vittorio Emanuele Re d'Italia) fu uno dei momenti catartici del nostro Risorgimento. Eppure, innegabilmente, fu quello un movimento che prima d'essere politico si trovò a plasmarsi in una nuova identità artistica e  letteraria. L'Italia che andò a combattere a Solferino era forse in parte ancora quella sabauda che, stimolata e sostenuta dalla Francia di Napoleone III, voleva cacciare l'Austria dalla penisola per riequilibrare le forze politiche internazionali. L'Italia che seguì l'avventura garibaldina era invece la Giovane Italia che s'era mossa in gran parte su ideali letterari, estetici, artistici. In quel campo specifico la musica di Verdi, la pittura dei Macchiaioli, la letteratura manzoniana fecero da fertile terreno alla crescita d'una generazione d'idealisti che portarono a termini un sogno forse poi tradito ma non per questo meno affascinante. Alla radice dell'Unità sta forse il più potente e trasversale percorso di cultura del XIX secolo in Europa. Oggi va indagato non per nazionalismo, ma per consentire alla memoria di ritrovare il suo posto naturale.

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