Magazine Italiani nel Mondo

Vivere all’estero – Perche` espatriare e` stata la migliore esperienza della mia vita

Creato il 12 marzo 2012 da Angelozinna

Vivere all’estero – Perche` espatriare e` stata la migliore esperienza della mia vita

Viaggiare e` una cosa, vivere all’estero e` un’altra. Per quanto tenti disperatamente di trovare argomentazioni valide per parlare di viaggi, mi viene ogni giorno piu` difficile essendo in realta` il primo ad essere fermo in un posto da mesi. Sono piu` un espatriato che un viaggiatore ormai, fermo a Wellington, in Nuova Zelanda dallo scorso Aprile, con l’intenzione di fermarmi per almeno altrettanto tempo.

“Cosa ci faccio qui allora, a dispensare consigli di viaggio, se non mi muovo da quasi un anno? E` tutta aria fritta questa?” mi sono chiesto piu` volte. Eppure c’e` qualcosa, un sentimento che mi spinge a mantenere la curiosita`, lo spirito da viaggiatore (o da passeggero), e infine il blog, ancora in vita. Si, perche` proprio vivendo all’estero sono riuscito a rendermi conto di cosa significa davvero tutto cio`, di cosa sta alla base di un’esperienza del genere, del perche` un giorno si decida di mollare tutto e partire. Non e` per vedere i luoghi delle cartoline, non e` per andare dove e` estate tutto l’anno, e soprattutto non e` per la vacanza che alla fine tutti sono in grado di fare, ma e` solo e soltanto per sfidare se stessi, per imparare a conoscersi, per confrontarsi con persone nuove, e capire di che pasta si e` fatti in un ambiente estraneo.

Questo significa quindi trasferire la propria vita in un altro paese, in cui dopo il primo periodo si mette da parte la macchina fotografica e si comincia a fare sul serio. Trovare lavoro, casa, e un giro di amicizie e` il primo, importante, passo, per poi riuscire ad adattarsi agli usi locali, districarsi tra le pratiche burocratiche necessarie, capire come, dove e quando muoversi, e, infine, riuscire ad integrarsi completamente all’interno di una comunita`, sono le cose che differenziano un’esperienza a lungo termine da una vacanza infinita.

Un processo del genere richiede ovviamente tempo, pazienza e il coraggio necessario a piantare radici dove ancora non si sa bene di cosa e` fatto il terreno, ma la soddisfazione di non solo conoscere una nuova cultura, ma esserne parte, di non solo conoscere una lingua, ma capire i vari slang, i diversi accenti e modi di dire, di sentirsi parte di qualcosa che ci si e` costruiti da soli, e` il premio di chi questa sfida con se stesso l’ha prima accettata, e poi vinta.

Ma poi, alla fine, una volta raggiunti questi traguardi, cosa si fa? Niente, si fa la valigia, e si ricomincia da capo.



Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog