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Vladimir Solov’ev

Creato il 24 ottobre 2010 da Ivy

Vladimir-Solovyov

Questa settimana non sono riuscita a trovare nemmeno un momento per scrivere un nuovo post (accidenti!); supplisco scopiazzando un paragrafo da Soloviev e scusandomi.

 

IL POLITICO – Ci mostri prima come, secondo lei, sia possibile superare questa difficoltà.

IL SIGNOR Z. -  E’ piuttosto semplice. In realtà il male esiste e non si manifesta soltanto nella semplice assenza di bene, ma anche nella concreta e vittoriosa opposizione delle qualità inferiori a quelle superiori in tutte le sfere dell’essere. Esiste il male individuale: la parte inferiore dell’uomo, con tutte le sue passioni animali, si oppone alle tendenze migliori dell’anima e nell’enorme maggioranza degli uomini riesce a sconfiggerle. C’è poi il male sociale: la folla umana, individualmente asservita al male, combatte e sconfigge gli sforzi salvifici operati da un piccolo numero di persone. Esiste anche, ovviamente, il male fisico dell’uomo: e questo quando gli elementi inferiori del suo corpo materiale si oppongono alla forza vitale e luminosa che li armonizza nella forma magnifica dell’organismo e la distruggono, annientando in tal modo il sostegno reale di ogni realtà superiore. Questo male estremo viene chiamato morte. E se dobbiamo considerare definitiva e incondizionata la vittoria di questo male fisico estremo, allora è impossibile considerare realmente significative le fittizie vittorie che il bene ottiene nella sfera morale, individuale o sociale che sia. Immaginiamo che un uomo dedito al bene, Socrate per esempio, fosse riuscito a debellare non solo i suoi nemici interni, cioè le passioni malvagie, ma anche a sconfiggere e correggere i nemici sociali, riformando così la politeia greca; ebbene, quale sarebbe stato il vantaggio di tale effimera e superficiale vittoria sul male quando quest’ultimo trionfa definitivamente nello strato più profondo dell’essere, nelle stesse fondamenta della vita? Tanto al riformatore quanto al riformato toccherebbe una stessa fine: la morte. Secondo quale logica sarebbe possibile stimare altamente le vittorie morali che il bene riportò in Socrate sui microbi morali delle sue passioni malvagie e sui microbi morali delle piazze ateniesi, se i veri vincitori furono in realtà i malvagi, meschini e deteriori microbi della dissoluzione fisica? Se davvero fosse così, nessuna retorica morale potrebbe contrastare la disperazione e il pessimismo più radicale.

IL POLITICO – Questo l’abbiamo già sentito. Ma su che cosa si vuole fondare per opporsi alla disperazione?

 

Vladimir Solov’ev – da “Terzo dialogo”

 


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