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VOGLIAMOCI TROPPO BENE (1989) di Francesco Salvi

Creato il 19 novembre 2010 da Close2me

vogliamoci troppo beneSiamo nella seconda metà degli anni ‘80 quando l’intero Paese, complice il talent scout Ricci con lo storico programma Drive In, verrà attraversato integralmente (e visceralmente) da un fenomeno televisivo/musicale per alcuni tratti devastante, per altri inedito, figlio legittimo della neonata TV commerciale e dello scattante umorismo nonsense tanto in voga nel periodo: Francesco Salvi.
Un architetto di Luino prestato al cabaret, che tuttavia rispetto ai colleghi predilige una comicità lunare, priva di volgarità e costruita su tormentoni al limite della comprensibilità. Scelta originale in esplicita controtendenza che ne sancirà in brevissimo tempo il successo nazionale, un riscontro di pubblico tanto rilevante da “costringerlo”, di rimbalzo, ad avventurarsi persino in un incredibile esordio cinematografico.
“Milano a ferragosto è deserta, tutti sono in ferie. Anche Vanessa, moglie di Matteo Zampini, parte col figlio Jacopo per il Polo Nord lasciando il marito in città. Questi, un tipo alquanto strampalato e inventore di giochi, libero e felice, ritrova vecchi amici e con loro inizia a far baldoria. Ma ecco una sera uno strano incontro, Andrea, una bellissima americana che dice di essere la moglie di Matteo…”
I migliori propositi sembrano esserci tutti: regia musiche e sceneggiatura dello stesso Salvi, un cast artistico che coinvolge amici come Marco Predolin ed Enzo Braschi, un buon budget di produzione e lancio pubblicitario.
Eppure, dopo un simpatico prologo surreale a far da incipit narrativo, il film si schianta miseremente contro il problema di fondo dell’intero progetto: un storia troppo esile, prevedibile e soprattutto mal elaborata per reggere i necessari 90′ di metraggio. Le numerose gag rispettano in pieno la poetica del comico, risultano esilaranti ed a tratti innegabilmente brillanti, se non fosse che l’opera non termina dopo i canonici 10 minuti del programma televisivo di Salvi, il famoso Megasalvi Show. Si cerca di dare il massimo, attraverso soluzioni metacinematografiche e dialoghi scoppiettanti, ma il gioco quasi subito stanca rivelando il medium cinema come troppo limitato ed inadeguato per lo stile del grande cabarettista lombardo.
Un’occasione mancata, che con una sceneggiatura più curata avrebbe partorito un piccolo film di culto, alla stregua de Il Bi e il Ba per Frassica o Settefolli per Bracardi. Peccato.


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