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"Voglio che tutti sappiano" - La terribile vicenda di Irene Sampognaro

Creato il 01 giugno 2011 da Andresilver @VivereaOrecchio
"A questo punto è meglio farlo morire. Sono pronta a sospendere l’alimentazione forzata perché lo Stato ha ucciso mio marito e poi lo ha abbandonato al suo destino. Voglio che tutti sappiano quanto sono crudeli le nostre istituzioni di fronte ad un allucinante caso di malasanità; non riescono a garantire né giustizia né adeguata assistenza".
La bocca da cui sono uscite queste parole è quella di Irene Sampognaro, 40enne catanese che da questa mattina protesta davanti all'ospedale teatro di questo calvario: esattamente un anno fa, infatti, suo marito, Giuseppe Marletta, architetto di 42 anni, viene ricoverato all'ospedale Garibaldi di Catania per una semplice quanto banale operazione come la rimozione di due punti metallici applicati dopo l’estrazione della radice di un dente. Intervento dal quale si risveglia per appena 15 minuti per poi entrare in un coma profondo. "Da quel momento - dice Irene - non si è più risvegliato. Prima di entrare in ospedale scoppiava di salute oggi è immobile in un letto, tracheotomizzato e alimentato con un sondino."

Fonte: www.qds.it

"Praticamente una vita vegetale, se la si può ancora chiamare vita. Solo quando ti ci trovi dentro capisci veramente il caso Englaro - continua la moglie dell'architetto - in Italia lo Stato è crudelmente ipocrita: dice di essere per la vita ma in realtà ti spinge a scegliere la strada della morte. Sono stata abbandonata dallo Stato. Sono pronta a seguire la strada della famiglia Englaro; siamo in grado anche di dimostrare che aveva esplicitamente detto che se si fosse trovato in queste condizioni avrebbe preferito farla finita.
Mia figlia piccola ha un anno ed è stata tra le braccia del padre solo per un mese, non è giusto. Io sono ostinatamente per la vita ma quella vera; da un anno chiedo che le istituzioni intervengano per assistere adeguatamente mio marito col ricovero in una clinica dei risvegli all'estero. Ecco: per tornare indietro sulla mia decisione voglio che lo Stato, responsabile di questa tragedia, si faccia almeno carico della cura e dell’assistenza ai massimi livelli. E invece sono stata lasciata da sola e ho difficoltà a garantire a mio marito persino quel poco di assistenza che ha avuto fino ad oggi.
Ucciso senza una spiegazione. Perché nessuno paga? Mille euro al mese, praticamente tutto il mio stipendio di insegnante.
Ho chiesto aiuto al ministro della salute, all'assessore alla sanità Massimo Russo, alle istituzioni locali. Tutti mi hanno sbattuto la porta in faccia. Eppure mio marito è stato ucciso da un ospedale pubblico. Perché nessuno paga?
Perché l’assessore alla sanità non ha mandato nemmeno gli ispettori? Perché non sono stati presi provvedimenti contro i medici? Ho saputo che ad un anno dai fatti non è stata nemmeno sequestrata la cartella clinica. Certo che i medici sono in imbarazzo: oltre al macroscopico errore sanitario quello a cui è stato sottoposto mio marito era anche un intervento inutile.
Venne operato per l’insistenza del primario di otorinolaringoiatria del Garibaldi. In realtà lui era andato a farsi visitare perché soffriva di sinusite. Il primario gli disse che era tutta colpa di quei due gancetti metallici convincendolo a sottoporsi a un intervento totalmente inutile. Il massimo della beffa è stato scoprire che anche dopo quel avevano combinato, stando agli accertamenti strumentali, non è guarito neppure dalla sinusite".
E così, mentre in Italia si discute con veemenza sullo spostamento dei Ministeri e l'informazione è dirottata su calcio scommesse, cronaca nera, cetrioli assassini, Ballottelli infortunato, capidogli spiaggiati e sulla vergogna di allattare in pubblico o meno, c'è chi ancora rimane in coma per un banale intervento e nessuno o pochi ne parlano. Viva il Bel Paese.

Art. 32 della Costituzione Italiana
"La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell'individuo e interesse della collettività, e garantisce cure gratuite agli indigenti.
Nessuno può essere obbligato a un determinato trattamento sanitario se non per disposizione di legge. La legge non può in nessun caso violare i limiti imposti dal rispetto della persona umana."



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