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Wasteland 2: Director’s Cut – Si torna nella polvere

Da Videogiochi @ZGiochi
di Giovanni "plutarco" Calgaro

Poco più di anno fa accogliemmo a braccia aperte l’arrivo di Wasteland 2, corposo T-RPG dal gusto classico che, sin dalle prime battute ed al netto di alcune spigolature tecnico-stilistiche, si è rivelato un prodotto solido e, soprattutto, si è dimostrato il degno successore dell’opera prima datata addirittura 1988. Se ci pensate, l’azzardo è stato uno di quelli che si possono tentare solo una volta nella carriera. Quasi ogni variabile, infatti, andava a gravare sulla riuscita del progetto. In primis, il mutevole mercato videoludico, sempre più adagiato sulle sin troppo traballanti voglie dei giocatori. In secondo luogo, la diversa sensibilità e pazienza degli stessi videogiocatori, ormai abituati a produzioni milionarie e portati a prediligere più la frenesia consumistica del “usa e getta” piuttosto che qualcosa di lungo, difficile e molto riflessivo. Eppure Wasteland 2 (forte di nomi importanti del settore), pur ponendosi in totale antitesi con quanto appena descritto, è comunque riuscito a far breccia nel cuore del popolo videoludico il quale ha sposato il progetto – presentato, ovviamente, sulla piattaforma Kickstarter – con quasi tre milioni di sonanti dollari. La fiducia, come abbiamo avuto modo di constatare nel corso dell’anno, è stata ben ripagata. Ora inXile Entertainment, con questa Director’s Cut, tenta l’ennesimo azzardo, ossia ampliare ulteriormente il range di potenziali acquirenti migliorando la sua creatura per lasciarla libera in un territorio quasi inesplorato e tradizionalmente reticente ad accogliere prodotti di tal genere: il mercato console. Mancano infatti mouse e tastiera, fidi compagni di viaggio per un’avventura di tale complessità e caratura, ora sostituiti da una mappatura tutta nuova, basata su un semplice controller. E le novità non si fermano certo qui. Sarà l’ennesima scommessa baciata dal successo per Brian Fargo e soci, oppure una splendida chimera?

Wasteland 2 Director's Cut logo

POLVERE ALLA POLVERE, MEGLIO SE RADIOATTIVA

Da un punto di vista prettamente generale, Wasteland 2: Director’s Cut non si limita solo a confermare quanto di buono si è visto l’anno scorso, adattandolo alle mutate necessità derivanti da un sistema di controllo tradizionalmente parco di opzioni. Va oltre, deliziandoci con tanti piccoli ritocchi tecnici ed estetici che vanno a modificare in modo sensibile l’esperienza di gioco già vista nella “precedente” edizione del titolo. Intendiamoci, partendo già da una base davvero solida, questa Director’s Cut non apporta alcuna variazione alla filosofia che permea l’opera di inXile. Se credevate che l’arrivo su console avrebbe semplificato la vita ai novellini, velocizzando l’azione e sfrondando il titolo dalla complessità tipica del genere, siete fuori strada. Il polveroso mondo post-apocalittico di Wasteland 2 rimane difficile ed impegnativo, per essere affrontato in maniera spensierata. Insomma, si conferma poco accessibile ed un vero osso duro per l’immensa fetta d’utenza generalista. Ad ogni buon conto, che siate novellini masochisti, oppure giocatori navigati ossessionati da statistiche e punti esperienza, vi troverete di fronte ad un titolo migliorato, dicevamo, sotto – quasi – ogni aspetto. Oltre a bug, glitch vari ed un ottimo – a nostro avviso – ribilanciamento degli encounter e degli scontri, i cambiamenti maggiori vanno anzitutto a ritoccare in modo sostanziale la fase di creazione del party. Ora, ogni personaggio può essere caratterizzato da tratti caratteriali unici che contribuiscono non solo ad approfondirne il background, ma anche a fornire specifici e particolari modificatori alle statistiche, rivelatisi spesso decisivi durante gli scontri o lungo i molti dialoghi che caratterizzano l’avventura. Anche riguardo a quest’ultimo punto, il titolo ha ricevuto un deciso aggiornamento, grazie alle molte stringhe di dialogo tutte nuove, riviste, riscritte e addirittura doppiate. A ciò si deve affiancare una buona presentazione sotto il profilo grafico, ora sostenuto dall’ultima versione dell’engine Unity. A quanto ricordiamo, rispetto alla versione “base” del titolo, ora gli ambienti godono di una maggiore caratterizzazione, con nuovi elementi a schermo e, generalmente, una migliore definizione. L’unico difetto, per chi gioca a qualche metro dal televisore, è la ridottissima dimensione dei testi; cosa non proprio di poco conto, dato che il titolo si basa su un’incredibile mole di stringhe di dialogo e doversi avvicinare per leggere non è esattamente il massimo del divertimento, soprattutto perché, se si perde anche solo un piccolo dettaglio delle quest assegnate, si rischia di girare a vuoto per ore.

TUTTA UNA QUESTIONE DI CONTROLLER

Appurato che l’opera di inXile non ha perso proprio nulla del suo appeal nel processo di conversione in termini di atmosfera e contenuti, la novità più importante sul fronte del gameplay, è sicuramente rappresentata dal passaggio da un sistema studiato per l’accoppiata mouse e tastiera ad un sistema sostenuto da un semplice pad. Sorprendentemente, anche in questo caso Wasteland 2 si comporta in modo assolutamente egregio ed intuitivo. Certo, essendo poco abituati, ci vuole un po’ di tempo per prendere dimestichezza con la navigazione tra i vari menu, quest log ed inventari, ma l’iniziale incertezza sparisce presto. Ci si abitua velocemente anche alla visuale isometrica ed al sistema turn based, ben studiato e privo di grandi difetti tanto su PC quanto su console. La mappatura dei comandi durante gli scontri, nonostante la complessità è, comunque, davvero funzionale e risulta esser – come dicevamo – intuitiva, grazie alla “compressione” delle diverse azioni disponibili in due, distinte, ghiere circolari velocemente richiamabili. Col grilletto sinistro, infatti, appare un menu di selezione rapida riservato alle abilità peculiari di ogni personaggio e all’utilizzo di oggetti (come i kit medici, stimolanti, grimaldelli e simili), mentre il grilletto destro richiama il classico menu d’azione con attacco, attacco rapido, difesa, ricarica, sblocco arma (in caso si inceppasse) e il neo introdotto Precision Strike. Quest’ultima feature riporta alla mente un certo Fallout e consiste, sostanzialmente, in un attacco mirato a ben determinate parti del corpo dell’avversario, con la possibilità di infliggere gravi danni ed altri malus relativi, ad esempio, alla capacità di movimento o di attacco. Ciò ha, sul gameplay, l’effetto di modificare, in modo più dinamico e divertente rispetto al passato, le strategie sul campo di battaglia.

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