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“Water kagen zurgen zagen” – Il burlone che riuscì a beffare L’Eco di Bergamo

Creato il 26 giugno 2015 da Federbernardini53 @FedeBernardini

Kurt

Nel giugno del 1986 lavoravo al Giornale del Lazio e il pomeriggio del tredici, mentre davo una scorsa ai quotidiani, mi imbattei in un pezzo pubblicato su L’Eco di Bergamo, di proprietà della Curia locale, che sarebbe passato alla storia come una delle più atroci beffe fatte ai danni di un giornale italiano… ripensandoci, ancora me la rido.
Si trattava del falso annuncio di un concerto organistico, il cui programma era infarcito di una serie di oscenità che avrebbero fatto arrossire persino un buttero. Ancor oggi nessuno si spiega come mai né il responsabile dei servizi culturali, che ne autorizzò la pubblicazione, né i correttori di bozze, che all’epoca ancora esistevano ed erano molto scrupolosi e non di rado più colti degli stessi giornalisti, si siano accorti di nulla.
La storia del giornalismo italiano è ricca di gaffes clamorose e Giacomo Danesi, nel suo “Occhielli – Titoli – Som(m)ari”, ne raccoglie un buon numero. Ne consiglio la lettura a quanti, in questo tempo d’estate, volessero trascorrere qualche ora di sano divertimento sotto l’ombrellone; ma neanche titoli come “Morto per trentadue martellate in testa. La polizia non ha dubbi: suicidio” (Corriere della sera del 28 dicembre 1985) o cronache nelle quali si legge “Purtroppo il suo cuore ha ceduto proprio durante il risveglio dall’autopsia” (Provincia pavese dell’11 dicembre 1993) potrebbero competere col capolavoro dell’ignoto burlone che riuscì a beffare il serioso giornale della Curia bergamasca.
Vi propongo il pezzo, corredato di note esplicative, e l’altrettanto esilarante anche se un po’ prolisso articolo col quale Vittorio Feltri, allora inviato del Corriere, commentò l’accaduto.

Federico Bernardini

In S. Alessandro in Colonna questa sera concerto di un organista tedesco

“Stasera venerdì 13 giugno alle ore 21, nel quadro della settimana di celebrazione del centenario del Beato Palazzolo, presso la chiesa di S. Alessandro in Colonna si terrà un concerto dell’organista tedesco Kurt Erdam. Il maestro Erdam è uno dei più noti concertisti d’organo d’Europa e per la prima volta suona nella nostra città; nato a Bragenz, in Germania, nel 1923, ha studiato organo prima sotto la guida del padre e quindi con U. Krapp a Berlino, ove ha seguito anche i corsi di composizione di N.Rahtu, laureandosi contemporaneamente all’Università di Stoccarda presso la quale è oggi docente del suo strumento. Ha suonato come solista in tutte le più importanti città d’Europa e d’America proponendo sempre programmi assai vari ed eseguendo spesso in prima assoluta (ed è questo il caso di questa sera) brani da lui stesso riscoperti nell’ambito della sua intensa attività musicologica. Kurt Erdam ha al suo attivo, inoltre, l’incisione dell’opera omnia organistica di Respighi, Wagner e Balakirev per varie case discografiche (Decca, Bum, Cbs, ecc.). Il programma prevede: J.S.Bach: Passacaglia in do minore Bmw 524; W.C.Neth: Partite diverse sopra la bergamasca detta “Olmanara”; J. S. Bach: “Water kagen zurgen zagen” in organo pieno; J.S.Bach: Preludio alla corale “Du Kall Grosse Komm du Was, mein Herr!” Bmw 712; O. Rejon: Canzona VI, “Si t’encoulez, ay lasso”; J.Dubignou: Aria del Granduca; F. Couperin: Offertoire; L van Fusk: Variazioni su una melodia originale tirolese op. 42; O. Messiaen: “Les grands oiseaux”, da “Collection d’oiseaux”. L’ultimo brano viene proposto in prima esecuzione assoluta per l’Italia.”

1. Provate ad anagrammare il nome dell’organista
2. Il nome vero della città è Bregenz, non Bragenz
3. Rahtu = rattone
4. La casa discografica Bum ovviamente non esiste
5. Il catalogo di Bach ha la sigla BWV, la BMW è una nota marca automobilistica
6. W.C. Neth si commenta da solo
7. Ol Manara è il Manara (tipico cognome dei campagnoli delle valli bergamasche)
8. Il pezzo di Bach si chiamerebbe “Weinen, klagen, sorgen, zagen”
9. Leggete con attenzione il titolo di Bach. “Du kalle grosse come due vasi”
10. O. Rejon è ovviamente un compositore spagnolo e il titolo del suo brano è autoesplicativo
11. Dubignou = due foruncoli
12. Messiaen ha scritto molti pezzi sul canto degli uccelli, ma non su quelli grandi.

Ecco il commento del Corriere:

“Come il giornale della Curia di Bergamo pubblicò un ‘graffito’ da caserma”

Bergamo – Uno scherzo atroce ha scosso una delle città più quiete d’Italia, dividendo la popolazione in due parti: quella degli indignati e quella dei divertiti che si disputano il primato in lunghe discussioni da caffè, fra anatemi verso chi ha osato dileggiare la severità dei costumi locali e risate d’approvazione, o addirittura di compiacimento.
Ci sarebbe una terza frazione – coloro che si sono battuti per il silenzio – ma questa è già sconfitta e rassegnata a vedere la pia Bergamo trascinata in una faccenda che ha dell’incredibile e – bene che vada – è destinata a nutrire lo spasso nazionale. E’ successo che qualche giorno fa il quotidiano “L’Eco di Bergamo” (di proprietà della Curia vescovile, da 48 anni diretto da un prete, monsignor Andrea Spada, 50 mila copie di tiratura che vuol dire una in ogni casa cattolica) ha pubblicato sotto un castigato titolo a due colonne (“Questa sera concerto di un organista tedesco in S.Alessandro in Colonna”) una serie di sconcezze, genere graffiti da toilette pubblica, da far rizzare i capelli a incalliti frequentatori di caserme. Tutto l’articolo, nonostante il tono serioso ed il lessico musicologico, conteneva acuti di rara volgarità; basti pensare che il cognome del celebrato organista di cui si discuteva era Erdam, ossia l’anagramma della parolaccia per eccellenza; ma il programma in calce, che indicava con pignoleria e un pizzico di affettazione i dettagli della serata, fra termini tecnici, numeri e sigle di sonate, annoverava una tal varietà di porcherie da rendere incomprensibile come il “pezzo” possa essere passato indenne al vaglio della redazione, alla composizione tipografica e alla rilettura dei correttori di bozze, ed essere stampato senza che alcuno abbia dato l’allarme prima che l’irreparabile si compisse.
Risultato, l’indomani, decine di migliaia di lettori – fedeli ufficiali,
vescovo in testa – non riuscivano a credere ai loro occhi: alla pagina 21, riservata agli spettacoli, c’era un elenco di vocaboli nefandi, la cui asprezza era aggravata dallo schietto dialetto orobico. Immaginatevi cosa è seguito. Mentre il centralino del giornale era impegnato a diluire lo scandalo e a rintuzzare le proteste, scattavano le indagini.
L’episodio è stato così ricostruito. La sera precedente, un distinto
signore si è presentato negli sportelli di viale Papa Giovanni con una busta in mano, domandando di conferire con un “responsabile”. L’usciere non sospetta e lo introduce nella stanza dell’addetto ai servizi culturali, il quale si sente rivolgere dall’ospite questa supplica:
“Domani nella nostra chiesa si terrà l’atteso concerto del maestro
Erdam; purtroppo, l’insigne esecutore soltanto poche ore fa ci ha dato il suo assenso e abbiamo preparato in fretta e furia il comunicato stampa. Perdoni il ritardo, ma se lei lo pubblicherà, sono sicuro che la cittadinanza apprezzerà e accorrerà in massa per non perdersi lo straordinario evento”. Il diligente redattore, apprendendo che si tratta di una manifestazione chiesastica, e consapevole di quanto la Curia tenga a che il suo quotidiano sottolinei ogni iniziativa parrocchiale, non ha indugio: piglia il comunicato, segna i capoversi, con un rigo convenzionale di penna stabilisce che i nomi degli autori delle pregiate opere siano stampati in corsivo, verga il titolo e spedisce il plico in tipografia. Qui, il compositore, forse distratto, forse cattivo conoscitore del vernacolo, non si accorge che non sono sinfonie ma parolacce, e prepara il “trafiletto” che viene regolarmente collocato nella pagina. E i correttori? Dato l’orario, o non rileggono o lo fanno meccanicamente e acriticamente, sicché al povero Bach, per esempio, viene attribuita – in organo pieno – la seguente fatica al pentagramma: “Water kagen zurgen zagen”oltre a un preludio al corale che vi raccomando: “Du Kalle Grosse komm du was, mein Herr!” (Prego di sollevarmi dall’onere della traduzione, benché mi renda conto che il bergamasco, quanto il tedesco, sia ostico e imporrebbe almeno una glossa).
La mattina appresso il parroco di S. Alessandro in Colonna rimane di sasso. Non per le indecenze, cui non fa caso – nemmeno lui – ma per il fatto che qualcuno abbia organizzato un concerto nella sua chiesa senza avvertirlo; e telefona al giornale per avere ragguagli. Lo stesso fanno le suore del Beato Palazzolo, cui la sonata era dedicata nel quadro delle celebrazioni per il centenario: “Ma come – piagnucolano – per quale ragione ci tagliano fuori dalla festa del nostro Santo?”. E non fanno alcun riferimento alle schifezze. A “L’eco di Bergamo” si illudono di averla fatta franca. Ma per poco. Gli studenti laici danno vita nel pomeriggio ad un volantinaggio con le fotocopie dell’articoletto, e nel giro di qualche ora Bergamo è piegata in due dal ridere. In Comune, durante la seduta della giunta arriva un fattorino pallido che consegna al sindaco Giorgio Zaccarelli (DC) il ritaglio del giornale; questi legge e, per quanto tenti di darsi un contegno, ad un certo punto esplode in una fragorosa e irrefrenabile risata; gli assessori gli strappano il foglio e poi se lo contendono, ansiosi di vedere cosa c’è scritto, finalmente uno – il più anziano – ha il sopravvento e recita a voce alta. Apriti cielo. Gli amministratori, prede di un attacco d’ilarità, si rotolano sotto gli austeri banchi municipali e sono costretti a interrompere la riunione. Negli studi dei professionisti si interrompe l’attività; all’ospedale il quotidiano va esaurito e anche i malati gravi sorridono; perfino nelle fabbriche si blocca il lavoro; tutti che si sbellicano e canticchiano: “Water kagen zurgen zagen”.
Nessuna allegria invece in Curia dove lo stupore e l’imbarazzo
paralizzano sul nascere qualsiasi reazione. Il direttore, Andrea Spada, che si trova ad Abano per cura, quando è messo al corrente ha un malore passeggero e una durevole arrabbiatura che si traduce in una perentoria disposizione: “D’ora in avanti, chi entra da noi consegni la carta d’identità in portineria; e chi pubblicherà una riga con leggerezza verrà licenziato”. Nel giornale concorrente, “Bergamo Oggi”, si brinda per la disgrazia ricevuta dai cugini; ma il caposervizio pensa bene di prolungare lo scherzo. Immediatamente chiama il suo critico musicale e, scuro in volto, gli chiede spiegazioni. “Perché noi non abbiamo scritto nulla di questo concerto? – tuona sbattendogli “L’Eco” sotto il naso -. Chi è Erdam, un fesso qualsiasi o un organista importante?”. Il critico, confuso e tremante, prima si giustifica affermando che i preti gli hanno sempre nascosto le notizie per dispetto, quindi, ammette che Erdam in materia di Bach è il numero uno in Europa, si butta sulla tastiera componendo un trattatello magnificatorio delle sue virtù organistiche. E solo all’ultimo istante il capo gli rivela il mistero anagrammatico, evitando che la clamorosa topica abbia un bis sul foglio laico. La città insomma, un po’ per burla un po’ per trauma, perde la testa. Tranne un centinaio di persone che, alla sera, pacifiche e beate, sono davanti a Sant’Alessandro in Colonna ad aspettare che le porte si aprano e cominci l’originalissimo spettacolo. Intanto in un ristorante di Città Alta, sette o otto esimi signori, pasteggiano a champagne dopo aver versato alcuni assegni al commensale che siede a capotavola, il vincitore della scommessa; egli ha indovinato: dalla cruna della Curia non passano solo cammelli, ma anche mandrie di bufale. E il gruppo, alla fine, intona in coro “Water kagen zurgen zagen…”.

Illustrazione tratta da Google immagini


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