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Waterfront

Creato il 28 novembre 2014 da Scribacchina

Non so come abbiate vissuto, voi, gli anni dell’adolescenza.
Per quel che mi riguarda, li ho vissuti male.
Anzi, malissimo.
Anzi, se possibile, peggio che malissimo.
Così, quando ho saputo che si stava organizzando una cena con i vecchi compagni di scuola, ho sentito sulla pelle un certo brivido.

Ci sono andata comunque.

Ho trovato le mie compagne terribilmente invecchiate. Alcune si sono trasformate in vere e proprie signore; la maggior parte ha come unici argomenti i figli e il lavoro.
Quelle più ribelli, quelle che ascoltavano i Guns ‘n Roses e si facevano le canne, ora sono irriconoscibili. Anche loro, come tutte, sono diventate mamme iperpossessive e donne di famiglia dalle regole ferree.
Senza passioni.
Impossibile, per la sottoscritta, stare in mezzo a queste signore e non sentirsi supergiovane. :-)

Mi sono guardata in giro e mi sono accorta che la classe non era completa: mancava qualcuno all’appello.
Mancava anche O.
Ricordo che in prima era un ragazzino come gli altri, tranquillo; in quinta era diventato irrequieto, era cambiato parecchio.
Sembra che nei giorni scorsi qualcuno abbia provato a contattarlo, ma si è reso irreperibile.
Sembra abbia avuto grossi problemi.
Sembra sia finito in comunità, ma non si sa di preciso se sia ancora lì o se ne sia uscito.
Che sciocca: ero convinta che le comunità di recupero e le storie così pesanti di droga facessero parte della generazione precedente.
Christiane F. e compagnia cantando.
Invece pure O. ci è cascato.
Per assurdo, lo sento più vicino ora che non durante i cinque anni di convivenza sui banchi.

Ma c’è altro di cui parlare: la tonsillite del figlio, la gita della scuola della figlia, il datore di lavoro. Così, la storia di O. passa subito in secondo piano; sembra non importi più a nessuno.
Questa cosa non mi piace.
Inizio a chiedermi se anch’io somiglio a queste persone che hanno in testa solo se stesse.
Inizio a chiedermi come mi vedono queste persone, oggi. Cosa ricordano di me dell’epoca.
Probabilmente hanno davanti agli occhi la secchiona che parlava poco, quella che suonava uno strumento non meglio precisato e che ascoltava musica strana.
Non credo si siano neppure accorte che la media della secchiona era calata terribilmente in quinta. Così, senza motivo apparente.

«Ragazze, quelli sono stati gli anni più belli della nostra vita: com’eravamo spensierate! Ora, invece…».

No, non si sono accorte di quello che stavo passando.

In quel periodo ascoltavo le cose più disparate, ma c’era un brano in particolare che era diventato un fedele compagno di viaggio. Lo riascolto oggi, e… sorrido.
Perché il testo sembra essere stato scritto per me, per questo esatto momento:

«On the waterfront the rain
Is pouring in my heart
Here the memories come in waves
Raking in the lost and found of years

And though I’d like to laugh
At all the things that led me on
Somehow the stigma still remains».


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