Magazine Cultura

Webenessere

Da Danielevecchiotti @danivecchiotti

WebenessereIl Ministro Profumo promette un cambiamento epocale. L’obiettivo è quello di portare internet nelle case di tutti gli italiani, colmando il divario tecnologico che differenzia il Bel Paese dal resto dell’Europa e del mondo occidentale in generale, e fornendo gli strumenti perché i giovani possano “non cercare lavoro ma inventare nuovi modi per crearlo”.
Detta così sembra davvero entusiasmante, e se, dopo anni di slogan governativi seguiti dal totale vuoto, si riuscirà davvero a fare un passo concreto nella rivoluzione digitale, non si può altro che gioire e lasciarsi prendere da un cauto ottimismo.

Da webdipendente e da entusiasta convinto della rete, però, non posso fare a meno di sentirmi nascere anche qualche piccolo dubbio, e una leggera inquietudine. Quello che sento è che sì, ben vengano gli investimenti in informatica e fibre ottiche, e sacrosanti sono tutti i progetti sulla diffusione del wi-fi come diritto acquisito del cittadino, ma parallelamente bisognerebbe preoccuparsi, oltre che degli aspetti prettamente tecnici e finanziari, anche di quelli sociologici, e cominciare a costruire nelle coscienze collettive un nuovo concetto di relazione con quello che dovrebbe rimanere un mezzo e non diventare invece, come invece spesso accade, un fine ultimo.

Perché, ora come ora, se penso a Internet mi vengono senza dubbio in mente tutte le possibilità conoscitive, espressive, relazionali che mi ha aperto, e l’indubbio miglioramento che i servizi via modem hanno  portato alla mia vita, ma non posso esimermi dal rendermi conto che spesso, in me e in tante persone di mia intima conoscenza, la connessione al mondo e l’esponenziale aumento delle opportunità hanno creato anche molta confusione e smarrimento, nonché,spesso, l’inevitabile angoscia da essi conseguente.

Non dobbiamo dimenticare che il web è ancora oggi, prima di ogni altra cosa, uno strumento di comunicazione commerciale, il più potente veicolo per la trasmissione di desideri indotti, nonché una fabbrica di illusioni e di percezioni fasulle. Su internet vediamo nascere bisogni che prima non avevamo affatto, ci confrontiamo continuamente con ciò che non siamo o non abbiamo ma che – ci sembra – potremmo avere. Su internet ci riempiamo la casella email di spazzatura invasiva, pubblicità, promozioni imperdibili. Su internet, quasi sempre, anche senza accorgercene, anche senza mai digitare il codice della carta di credito, compriamo qualcosa che non ci serve. Su internet ci inventiamo identità e profili irreali, entriamo in contatto con altrettante identità inventate e profili irreali. Su internet finiamo tutti col credere alle bugie, e col perdere un po’ la bussola.

Sarebbe quindi bello sentire i nostri politici e l’intellighenzia del nostro paese fare un quadro completo della situazione, non limitarsi sempre alle mere questioni economiche. Sarebbe bello sentire Profumo che, insieme al proclama dei suoi progetti per un paese connesso, ci facesse sapere che lo Stato si preoccupa anche della sanità mentale ed emotiva dei contribuenti, non solo del loroeventuale benessere economico.


Ritornare alla prima pagina di Logo Paperblog

Magazines