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Welfare: aumentano i papà “babysitter”. Nel 2013 33mila uomini in paternità, le donne ancora penalizzate

Creato il 07 aprile 2015 da Stivalepensante @StivalePensante

E’ aumentata dal 7% del 2008 al 12% del 2013 la quota di padri che sceglie il congedo parentale per accudire i figli neonati dopo il periodo di maternità obbligatoria a favore della madre. Lo rivela una ricerca dell’Aldai – Associazione lombarda dirigenti aziende industriali – realizzata in occasione della terza edizione del Premio Aldai “Merito & Talento”, organizzato dal Gruppo Donne Dirigenti, assegnato a 18 donne manager. L’Italia, però, figura agli ultimi posti in Europa nella spesa per congedi parentali.

(bestofmoms.wordpress.com)

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Nel 2013 è cresciuto il numero dei padri che hanno sospeso il lavoro per curare i figli. Nel 2013 sono stati 33 mila i padri che hanno scelto di sospendere l’attività professionale per accudire i figli, contro i 19 mila del 2008. In Italia la cura dei figli – mostra l’indagine Aldai (basata su dati Ue, Ocse e Inps) – penalizza ancora le potenzialità di lavoro e carriera delle donne. Fra le donne dai 20 ai 49 anni, la presenza di figli piccoli (0-6 anni) riduce il tasso di impiego femminile di circa il 2%.

Il nuovo decreto legislativo sui congedi di paternità ai lavoratori. Il Decreto legislativo sulla conciliazione vita-lavoro approvato il 20 febbraio 2015 dal governo, in materia di congedi di paternità estende a tutte le categorie di lavoratori, e quindi non solo ai lavoratori, la possibilità di usufruire del congedo da parte del padre nei casi in cui la madre sia impossibilitata a fruirne per motivi naturali o contingenti. “Un maggiore equilibrio nell’impegno di entrambi i genitori verso i figli contribuisce ad una vera parità nelle opportunità di carriera, abbattendo il tradizionale modello con la madre a casa e il padre al lavoro”, osserva Romano Ambrogi, presidente Aldai, “e questo vale soprattutto per le donne che ricoprono ruoli manageriali”. Un ulteriore impulso alla diffusione dei papà babysitter verrà dall’applicazione della direttiva europea sui congedi parentali. La normativa Ue stabilisce un periodo minimo di congedo parentale dal lavoro di 4 mesi. Almeno un mese deve essere goduto da ciascun genitore, altrimenti va perso.

Oggi l’Italia figura agli ultimi posti in Europa nella spesa per congedi parentali, misurata, per ogni nato, in percentuale del prodotto interno lordo pro-capite. In Italia il contributo pubblico si ferma al 19%, rispetto al 29% di Gran Bretagna, 27% di Germania, 24% della Francia e 21 della Spagna. (AGI)


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