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Wenger, dopo le critiche   Arsenal primo ovunque

Creato il 09 novembre 2013 da Mbrignolo
Wenger, dalle stalle alle stelle: l'ora del riscatto

Wenger sta guidando i Gunners in una stagione che si prospetta vincente, dopo le vagonate di critiche passate

PERSONAGGI (Londra). La profanazione del Signal Iduna Park di Dortmund (Westfalenstadion, per i più nostalgici) di mercoledì è solo l’ultima delle tante sorprese che l’Arsenal sta regalando al mondo pallonaro in questa stagione. Proprio per questa ragione la rinascita dei Gunners finisce sotto la lente d’ingrandimento delle nostre ultimissime calcio con lo scopo di andare a fondo della questione per portare alla luce le radici della cavalcata della capolista della Premier League.
L’acquisto di Ozil ha aggiunto talento e classe alla rosa, l’inventiva di Wilshere ha finalmente trovato compagni che assecondino questa qualità e l’esplosione di Ramsey ha rimpinzato le offensive londinesi con tante reti, sì, ma non è tutto. Dietro a questa squadra c’è un uomo troppo spesso bistrattato, additato come responsabile dell’astinenza da successi patita dall’Arsenal e troppo raramente elogiato per il lavoro che è riuscito a svolgere, nonostante la sua rosa venisse regolarmente saccheggiata dai magnati miliardari: un uomo chiamato Arsène Wenger.

Dal lontano 1996 Arsène è alla guida del club londinese, del quale è diventato in meno di un decennio il tecnico più vincente della sua storia ultracentenaria. Sì, anche se pochi se lo ricordano, l’allenatore francese ha alzato ben 11 trofei nei primi nove anni alla guida dei Gunners, e soprattutto si è rivelato un magnifico scopritore di talenti (portò un certo Weah al Monaco), con il quale ha arricchito la propria squadra in ogni stagione, facendo risparmiare tante sterline ai proprietari. Basti pensare che il suo record di 10 gare a reti inviolate in Champions League fu realizzato da una difesa che in totale non era costata nemmeno cinque milioni di sterline.
Purtroppo la sua fama di eterno secondo (unico coach ad aver perso almeno una finale in ogni competizione europea, compresa la Coppa delle Coppe) si è trasformata in “allenatore stagionato” dopo che i trofei in bacheca non sono più arrivati, e man mano che i risultati scarseggiavano i suoi voti in pagella diventavano sempre più insufficienti. Dopo la FA Cup del 2005, l’Arsenal non ha più vinto nulla, e ogni primavera i tabloid inglesi propongono sostituti adatti ad aiutare il club a tornare tra i primi al mondo. Forse non ricordano che negli ultimi anni la squadra di Wenger è stata smembrata più volte: citiamo, tra gli altri, Adebayor, Touré e Van Persie.
L’unica pecca a cui il tecnico non può sottrarsi è quella di non aver mai scelto portieri all’altezza del club, concatenando dopo Seaman una serie di estremi difensori propensi ad errori grossolani.

Quest’anno Wenger ha però cercato di opporsi all’ennesimo “ratto” di talenti, riuscendo a costruire una squadra determinata e talentuosa, basata su giovani britannici come Ramsey, Wilshere e Walcott, terminali offensivi di grande qualità come Giroud e Podolski e fenomeni del centrocampo come Cazorla e Ozil, motivato a mille dopo essere stato scaricato dal Real Madrid. Arsène sta dirigendo un’orchestra perfetta in modo impeccabile, sta guidando il campionato inglese lasciandosi dietro società spendaccione e club emergenti, e sta anche comandando il proprio girone di Champions League, non proprio abbordabile. In questo weekend toccherà al Manchester United di Moyes testare l’armata londinese: si prospetta un gran match.

Riuscirà l’allenatore alsaziano a riportare un trofeo nella bacheca dell’Arsenal, al momento troppo impolverata, e ad avere la rivincita personale su tutti coloro che l’hanno criticato?

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