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What kind of blogger are you?

Da Perla
Scrivere è un po' come il sesso quando si invecchia: cominciare diventa ogni giorno un po' più difficile, ma quando hai cominciato non vorresti mai finire.Stephen King
Sul numero di ieri de LaRepubblica,c’era un interessante articolo sul rifiuto degli italiani alla lettura. Secondo recenti statistiche, pare che solo il 13% degli italiani legga almeno un libro al mese, mentre ci son ben 4 italiani su dieci che non hanno mai letto un libro in vita loro, che non sia stato un libro scolastico. Seguiva una esilarante intervista a un Non Lettore (nell’articolo era in maiuscolo perché era il suo nome nell’intervista) una persona, un musicista,   dai molteplici interessi: arte, viaggi, musica etc. che affermava che la lettura lo annoiava, che non gli servivano i libri per comprendere la vita, e per comprendere la gente gli bastava guardare verso il cielo.  Bontà sua.Per contro ricordo, sempre su LaRepubblicadi qualche mese fa, un articolo dove si dimostrava, dati alla mano, che sono più gli italiani che scrivono di quelli che leggono. E così mi son chiesta, ma che storia è mai questa? il tizio che ha scritto il libro, avrà pur riletto il suo libro, no? Ma forse il suo libro non rientra nel computo dei libri letti (perdonatemi la mia punta di sarcasmo).Se applichiamo le informazioni di cui sopra alla blogosfera, devo convenire  che molti, moltissimi blogger che conosco hanno pubblicato almeno un libro. Qualcuno lo ho comprato e letto, molti no, ma per una ragione logistica: sono da molto tempo senza la carta per comprare online e nelle librerie  cittadine non sono mai arrivati.I blogger, già, questi strani individui che si muovono nel luogo/non luogo per eccellenza, strani e diversissimi tra loro ma con un comune denominatore: il narcisismo.Diciamocelo, chi scrive, lo fa per essere letto. Chi afferma il contrario o è un neofita della blogosfera o mente sapendo di mentire. Chi afferma di scrivere per se stesso e non cerca lettori, dopo un po’ molla il blog, proprio perché gli viene a mancare lo scambio, il confronto, anche solo il cazzeggio (scusate il francesismo). Quindi si scrive per essere letti, e fin qui niente di sconvolgente. I problemi, diciamo così, iniziano quando chi scrive per essere letto non legge il lavoro altrui o, se lo fa, non lascia tracce della sua lettura. E per tracce non intendo i “ciaocomestaipassavodiquisplendidopostritornerò” e poi via una serie di immagini glitterate. Parliamoci chiaro, le immagini vanno bene, così come i saluti, non sempre si ha qualcosa da dire. È quando diventa l’impronta del nostro passaggio che  questo modo di stare sul blog, almeno a me, stanca.Il blogger è narciso, dicevo, afflitto da un personalismo spesso molto accentuato.. Ed è anche, fondamentalmente, un solitario. Difficilmente  “fa gruppo”, riesce, cioè a far parte di un gruppo allargato che, come tutti i gruppi, sono regolati da un minimo di norme. Perché, per mettersi in gioco in un gruppo, è costretto a mettere da parte un po’ della sua esorbitante egocentrismo, magari si sente appiattito in un gruppo,. E così riporta  e riproduce nel web,quello che nella vita reale non gli riesce di esprimere e che è il motivo che lo ha spinto sul web: la solitudine, la necessità di essere ascoltati, l’illusione di essere speciale: Tutte cose che, spesso anche se non sempre,  condizionano la sua quotidianità.Spesso si dice, ed io ne sono convinta, che il web sia uno spaccato fedele  della quotidianità e così, i blogger, per riallacciarmi all’articolo del quotidiano,  stanno sul web come scrittori, non come lettori.
Mi piacerebbe conoscere le vostre opinioni in meritoWhat kind of blogger are you?

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