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“White Lightning” & “Gator”

Creato il 23 febbraio 2013 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma

l_70915_7cb7732aCome promesso, il secondo Double Bill del mese è dedicato al grande Burt Reynolds.

Nel 1972, con l’uscita di Deliverance di John Boorman, Burt Reynolds passa allo stato di superstar. I due film seguenti (senza contare la memorabile interpretazione in Tutto quello che di Woody Allen), Fuzz (1972) e Shamus (1973) lo vedono inserirsi sulla scia dei polizieschi/detective. Ma è con White Lightning (1973) che si avvicina al genere che gli regalerà ancora più successo sul finire del decennio e a cavallo degli Ottanta, quello dei car chase movies in chiave comica. Il film non è un car chase puro, ma il personaggio di Smokey and the Bandit, Hooper e Cannonbal Run, nasce qui.

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Bobby ‘Gator’ McKlusky, di professione contrabbandiere di alcolici, sta scontando la sua pena in prigione, quando gli giunge la voce dell’omicidio di suo fratello, probabilmente per mano dello sceriffo J.C. Connors. Sa che lo sceriffo è corrotto e che, in cambio di protezione, incassa mazzette da tutti i “moonshiners” della zona. Così, Gator fa un patto con i federali. Viene subito rilasciato di prigione, ma in cambio deve tentare di raccogliere prove a carico dello sceriffo. Tornato alla sua vecchia occupazione, lo sceriffo ben presto scopre le vere intenzioni di Gator e gli mette alle calcagna un assassino pagato. A questo punto il nostro non ha altra possibilità, se non quella di passare all’attacco.

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Diciamo subito che White Lightning è uno dei film di Reynolds da non perdere, in particolare per gli appassionati del genere. La parte iniziale dell’omicidio impone subito il tono alla pellicola, anche se nella seconda parte perde un po’ di ritmo, risollevato però dal memorabile inseguimento finale. In cabina di regia c’è Joseph Sargent, che dopo The Taking of Pelham 123 (1974) gira il suo miglior film. La colonna sonora di Charles Bernstein (presa in prestito ovviamente da Tarantino per Kill Bill e Inglourious Basterds) e lo stunt work dell’immancabile amico Hal Needham, fanno il resto.

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L’interpretazione di Reynolds è ottima e non cede ancora alla comicità di pellicole seguenti. Ned Beatty, che crea il prototipo dello sceriffo redneck per tutta una serie di personaggi simili visti nel genere, è perfetto. I due avrebbero lavorato ancora insieme, in ruoli simili, in W.W. and the Dixie Dancekings (1975) e Stroker Ace (1983). Lo stesso discorso fatto per Beatty, vale per il personaggio interpretato da Bo Hoskins (The Wild Bunch, Killer Elite), che con Reynolds aveva appena girato The Man who loved Cat Dancing (1973). La spalla “Good Ole Boy”, nei film seguenti, è poi stata spesso interpretata da Jerry Reed.

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Il successo di White Lightning fu notevole, tanto che Reynolds riprende il personaggio, per il suo debutto alla regia, Gator (1976).

A questo giro, il nostro è appena stato rilasciato di prigione, in seguito agli eventi visti nella prima pellicola. Ora vive nelle paludi con suo padre e la figlia. I federali però sanno che è ancora coinvolto nel contrabbando di alcolici e trovano nuovamente il modo di farlo lavorare per loro. Questa volta l’obbiettivo è un politico corrotto.

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A parte la presenza della figlioletta, di cui nel primo film non si era mai parlato, si capisce quasi fin da subito che Gator sta parecchi gradini sotto White Lightning. La regia di Reynolds manca di ritmo e si salvano solo le scene d’azione (grazie a Needham, regista della 2° unità), ciò che però affossa il film sono una trama banale, ma contorta, e uno squilibrio tra le parti d’azione, quelle comiche e quelle “intimiste”, orrendamente smielate. La durata di quasi due ore (15 minuti in più rispetto a White Lightning) certo non aiuta. L’unica cosa che si ricorda è la title theme di Jerry Reed. Solo per completisti.

Paolo Gilli



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