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WikiLeaks aggiornamento (30/11/2010 – 12,05)

Creato il 30 novembre 2010 da Diarioelettorale

In attesa che siano rilasciati altri files da WikiLeaks (al momento in cui scrivo ne sono stati rilasciati solo 278 su 251.287), vi suggerisco di leggere:

quello che i giornali producono ogni mattina è il risultato di una gigantesca e continua mediazione fra migliaia di cablogrammi, il cui principale gestore è il sistema mediatico stesso che in questo modo sostenta se stesso. Come avviene spesso in questi casi i peggiori hanno molto da perdere, quelli che hanno per anni utilizzato le informazioni come merce di scambio proclamandosi contemporaneamente orgoglioso ingranaggio del sistema democratico

Wikileaks non è un sito pirata, solo l’egocentrismo sfatto di un certo giornalismo può anche solo immaginare una cosa del genere, ma non è nemmeno la soluzione dei nostri problemi informativi. Paradossalmente oggi Wikileaks crea più problemi di quanti non ne risolva, non foss’altro per la protervia con cui procede spedito verso la collisione con un universo organizzato e potentissimo che è quello dei fitti intrecci fra sistema mediatico e politico.

da “Perchè i giornalisti odiano WikiLeaks” di Massimo Mantellini

Il patto fra i partner e Wikileaks prevede di decidere insieme i tempi e i contenuti della pubblicazione, che andrà avanti per giorni. Sylvie Kauffmann, direttrice di «Le Monde», ha rassicurato i francesi sul fatto che le informazioni non sono state pagate e ha garantito che per settimane le redazioni coinvolte si sono consultate per trovare «un accordo sul modo in cui scegliamo di pubblicare le notizie: quando cancelliamo nomi o dati, è per ragioni di sicurezza e a questo criterio ci conformiamo tutti»

Il «Cable-gate» fa così venire al pettine molti nodi dell’informazione «versione 2.0». Wikileaks si è rivolta a istituzioni del giornalismo per ottenere visibilità e far sì che la mole di documenti potesse passare al vaglio di reporter esperti, capaci di dare un senso al loro contenuto. Ma le regole del gioco delle redazioni non sono quelle delle crociate digitali di Assange, ed entrambe le parti coinvolte sono ora sotto attacco.

da “Patti scomodi tra il sito e i media. Lo sgarro del NYTimes” di Marco Bardazzi per La Stampa.It


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