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Wuthering Heights – Capitoli 13-18

Creato il 02 settembre 2010 da Phoebes

Wuthering Heights – Capitoli 13-18

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Una delle tante cose che mi piacciono tanto in questo libro, è il tipo di protagonisti di questa storia d’amore. Catherine e Heathcliff sono legati da un amore smisurato, eccezionale, romantico e indistruttibile, paragonabile a quello delle più famose coppie della letteratura universale. Le loro anime sono unite, anzi, sono la stessa cosa, dice Catherine (addirittura nella malattia lei “vede” Cime Tempestose).
Però, a differenza di tutti gli altri esempi di coppie che mi vengono in mente, loro due sono delle gran brutte persone! Heathcliff, non c’è bisogno di sottolinearlo, in alcuni momenti sembra la personificazione del male, ma anche Catherine non scherza col suo egoismo, forse un po’ ingenuo, ma di sicuro smisurato e espresso nei confronti di chiunque, anche all’oggetto del suo più grande amore.

Ma torniamo alla storia. In poche righe Nelly ci informa della nascita di Catherine junior e della morte di sua madre. La velocità con cui questo personaggio così importante scomprare dalla storia mi ha colpito molto, e mi ha fatto anche venire in mente una cosa: Lockwood non ha mai conosciuto Catherine, la protagonista del dramma. Eppure, è il personaggio a cui si è sentito più vicino, trovandosi a condividere fin da subito la sua stanza, i suoi ricordi (letti nel suo “diario”) e il suo stesso spirito.

Mi è piaciuta moltissimo la descrizione del luogo di sepoltura di Catherine:
The place of Catherine’s interment, to the surprise of the villagers, was neither in the chapel, under the carved monument of the Lintons, nor yet by the tombs of her own relations, outside. It was dug on a green slope in a corner of the kirkyard, where the wall is so low that heath and bilberry plants have climbed over it from the moor; and peat mould almost buries it. Her husband lies in the same spot, now; and they have each a simple headstone above, and a plain grey block at their feet, to mark the graves.
Il luogo di sepoltura di Catherine, con sorpresa degli abitanti del villaggio, non era né nella cappella, sotto il monumento scolpito dei Linton, né presso le tombe dei suoi propri parenti, fuori. Fu scavato su un verde pendio in un angolo del cortile della chiesa, dove il muro è così basso che la brughiera e le piante di mirtillo si sono arrampicate su di esso dalla landa; e la torba quasi lo seppellisce. Suo marito giace nello stesso posto, ora; ed essi hanno ciascuno una lapide semplice, e un blocco grigio chiaro ai loro piedi, per segnare le tombe.

Emblematica questa descrizione: la brughiera, sempre presente nella vita di Catherine, la accompagna fino alla morte. Un luogo selvaggio per il suo ultimo riposo, come selvaggia e indomita era sempre stata la sua passione.
Selvaggio è anche il dolore di Heathcliff per la morte di Catherine, “eccessivo” come tutte le sue (loro) passioni, e anche crudele ed egoista:
May she wake in torment! Why, she’s a liar to the end! Where is she? Not there – not in heaven – not perished – where? Oh! you said you cared nothing for my sufferings! And I pray one prayer – I repeat it till my tongue stiffens – Catherine Earnshaw, may you not rest, as long as I am living! You said I killed you – haunt me, then! The murdered do haunt their murderers. I believe – I know that ghosts have wandered on earth. Be with me always – take any form – drive me mad! only do not leave me in this abyss, where I cannot find you! Oh, God! it is unutterable! I cannot live without my life! I cannot live without my soul!
Possa risvegliarsi in tormento! Diamine, è una bugiarda fino alla fine! Dov’è? Non – non in cielo – non morta – dove? Oh! hai detto che non ti importava niente delle mie sofferenze! E io prego una preghiera – lo ripeto finché la mia lingua si irrigidirà – Catherine Earnshaw, possa tu non riposare, fino a quando io vivrò! Hai detto ti ho uccisa – perseguitami, allora! Gli assassinata devono tormentare i loro assassini. Io credo – io so che i fantasmi hanno vagato sulla terra. Sii con me per sempre – prendi qualsiasi forma – farmi impazzire! solo non lasciarmi in questo abisso, dove non posso trovarti! Oh, Dio! è indicibile! Io non posso vivere senza la mia vita! Io non posso vivere senza la mia anima!

Non c’è da stupirsi, allora, se quando, nei primi capitoli, Lockwood gli racconta il suo sogno, Heathcliff spalanca le finestre per gridarle “Torna, Cathy, ancora una volta!”.

Di fronte a queste pagine stupende, le tragedie degli altri personaggi passano un po’ in secondo piano.
Isabella fa una piccola apparizione, poi sparisce per anni (anni che, comunque, volano nel racconto di Nelly). Nasce suo figlio Linton – il figlio di Heathcliff. Muore Hindley e devo dire che Heathcliff è talmente crudele da far dimenticare la passata cattiveria dell’altro, che alla fine fa anche un po’ pena.
Muore anche Isabella, e il figlio, cagionevole di salute, verrà a stabilirsi a Thrushcross Grange. O forse no? L’”incidente” occorso a Catherine è preoccupante. Non solo la ragazza è venuta in contatto con l’ambiente di Cime Tempestose, l’ultimo posto in cui il padre avrebbe voluto vederla, ma ha anche spifferato della prossima venuta del cugino. Chissà cosa ancora può combinare Heathcliff per attuare la sua vendetta. Per ora si sta “limitando” a sottomettere il povero Hareton, e fargli scontare tutte le angherie del padre. Povero ragazzo!
Ah, la fuga di Cathy ci ha anche dato modo di vedere che all’occorrenza sa sfoderare lo stesso cattivo carattere della madre!
Comunque, secondo me Nelly ed Edgar hanno sbagliato nel tacere a Cathy i motivi per cui non vogliono mandarla lontano da Thrushcross Grange: magari avrebbe meglio compreso tale imposizione, e non avrebbe commesso l’errore di avventurarsi da sola nella brughiera. Questa sua “scappatella” avrà conseguenze nefaste, non lo ricordo con precisione, ma lo immagino.

Un po’ di frasi

If he loved with all the powers of his puny being, he couldn’t love as much in eighty years, as I could in a day.
Se lui amasse con tutte le forze del suo essere gracile, non potrebbe amare tanto in ottanta anni, quanto potrei io in un giorno.
Heathcliff su Edgar Linton

Because misery, and degradation, and death, and nothing that God or Satan could inflict would have parted us, you, of your own will, did it. I have not broken your heart – you have broken it – and in breaking it, you have broken mine. So much the worse for me, that I am strong. Do I want to live? What kind of living will it be when you – oh God! would you like to live with your soul in the grave?
[...]
I forgive what you have done to me. I love
my murderer – but yours! How can I?
Perché miseria, e degradazione, e morte, e nulla che Dio o Satana potevano infliggere ci avrebbe separato, tu, di tua spontanea volontà, lo hai fatto. Non ho spezzato il tuo cuore – tu l’hai spezzato – e nel romperlo, hai spezzato il mio. Quindi tanto peggio per me, che sono forte. Voglio vivere? Che tipo di vita sarà quando tu – oh, Dio! ti piacerebbe vivere con la tua anima nella tomba?
[...]
Io perdono quello che mi hai fatto. Io amo il mio assassino – ma il tuo! Come posso?
Heathcliff a Catherine

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