Man muss noch Chaos in sich haben, um einen tanzenden Stern gebären zu können.
Bisogna avere ancora un caos dentro di sé per partorire una stella danzante.
Nietzsche
Spesso mi sono sentito osservato. Ma non dalle persone. Le persone sono fenomeni transitori. Quasi tutte le persone che ho conosciuto non erano altro che una nebulosa di paure, di appigli, di precaria e futile vanità. No, non erano le persone ad osservarmi, esse sono perlopiù distratte e a malapena scorgono la propria anima. Spesso mi sono sentito osservato. Da lontano. Da imperscrutabili mondi, da occhi luminosi che appartenevano ad altre vite, ad un’altra era passata. È così che sono apparso agli aruspici etruschi, agli astrologhi indiani delle americhe, ai celtici druidi. Mi hanno richiamato ad essere feroce testimonianza del loro distante presente, così lontano eppure così aderente.
Allora, istintivamente, ho alzato gli occhi al cielo. E le ho viste. Le stelle. Questi solinghi punti luminosi che hanno ispirato i versi più aulici o le più banali dediche, questi ammassi di idrogeno ed elio, questi nuclei celesti che brillano di luce propria, questi eremiti camminatori degli astri, sacerdoti silenziosi di sacrifici, di assassinii, di baci, di promesse e di tradimenti. Sempre la regina Cassiopea scruta il suo regno, le silenti sorelle Pleiadi paurose del mostro chiamato Amore, le rivoltose estive Perseidi, incallite terroriste, bombardiere della luce, il carro maggiore per trasportare più alto il fardello dei fallimenti.
E ogni tanto, come in questa notte, qualcuna ne cade e gli esseri umani, per tradizione, esprimono un desiderio. Perché è più comodo, da sempre, esprimere desideri, riporre speranza, delegare al vasto cielo il brutale segno delle passioni taciute. Ma questo cielo lacrima. Lacrima per uomini così deboli, incapaci di afferrare il verbo di Nietzsche. Lacrima per questo infinito oceano umano, troppo umano per non soccombere su se stesso. Lacrima per miopi scrutatori che non conoscono della strage che si consuma nei propri cuori.
Non abbiate speranze, abbiate progetti. Non delegate desideri, realizzateli. Non perseguite la vana gloria, ma il vero senso che è uno solo: un sogno di pace, di uguaglianza, di amore. C’è una sola battaglia cruenta ed è quella che si sta consumando dentro il vostro cuore e nelle anguste infinite pareti della vostra anima, adesso, in questo preciso istante. Combattete.
Ho un solo desiderio questa sera: non voglio vedere stelle cadenti, ma stelle che sorgono. Quindi alzatevi, e sorgete.
Postilla: questo brano è stato letto il 10 agosto 2014 in occasione di un reading dei Cardiopoetica, collettivo letterario italiano di poeti.
Magazine Talenti
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