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Xenofobia

Da Loredana V. @lorysmart

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Immagine da “la Stampa”

Xenofobia, ossia paura dello straniero, NON razzismo.
Paura, certo, perché non solo veniamo depauperati dagli “invasori” del benessere che ci siamo creati nel corso di decenni, ma ci derubano anche della nostra identità, delle nostre tradizioni, delle nostre credenze religiose – per chi le possiede -, in sostanza della nostra libertà.

E non è un atteggiamento solo dell’Italia. Le ultime votazioni in Germania hanno visto un sensibile arretramento della CDU e l’incremento dei voti presi dall’AfD (Alternativa per la Germania). Per non parlare di tutti quei paesi che hanno sbarrato le frontiere ai “profughi”. I primi poi a contrastare la politica dell’accoglienza della Merkel sono stati i paesi del gruppo Visegrad (Slovacchia, Polonia, Ungheria e Repubblica Ceca, che faticosamente si stanno costruendo un minimo di agiatezza dopo anni di comunismo), affiancati da Austria e Danimarca, mentre misure restrittive sono state attuate anche dalla civilissima Svezia.

Io distinguerei.

Ai confini della Grecia, della Macedonia, del Montenegro ed altri paesi balcanici si presentano lunghe file di persone: sono tutti gruppi di famiglie, con donne, bambini, anziani. Vengono alloggiati in tende nel grande campo di Idomeni (lo chiamano campo della vergogna, ma avete presente la miseria dei popoli che ospitano questi disgraziati? Sono solo un gradino al di sopra di loro, e di più non possono certo fare, mentre il resto dell’Europa e del mondo se ne disinteressa). Hanno anche documenti che conservano gelosamente perché sono l’unica prova che dimostri che sono effettivamente profughi.

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Immagine da internet

Poi ci sono gli altri, quelli che arrivano da noi su barconi – o che andiamo addirittura a prelevare – e che partono dalla Libia. La maggior parte giovanottoni robusti, che non patiscono certamente la fame, anzi sono dotati di smartphone e tablets tutti o quasi rigorosamente sprovvisti di documenti. E questi sono i cosiddetti migranti economici che arrivavo nel nostro continente per usufruire del nostro stato sociale e, eventualmente, per avere delle opportunità di lavoro.

stazione di bolzano

Immagine da “la Stampa”

Stazione di Bolzano

Noi certamente non possiamo permetterci di accogliere e mantenere una così grande massa di persone. Si obietterà che i loro paesi sono devastati dalle guerre (ed allora perché non portarsi dietro le famiglie?), ma santo cielo, anche dopo la seconda guerra mondiale l’intera Europa era ridotta ad un cumulo di macerie: Italia Francia per non parlare della Germania: ci siamo rimboccati le maniche ed abbiamo iniziato a ricostruire. Certo, ci sono stati gli aiuti non indifferenti dagli Stati Uniti, ma anche noi versiamo fior di soldi per le varie iniziative benefiche e di investimento nei paesi del Terzo Mondo, solo che non controlliamo come vengano spesi questi soldi, ed a chi vengano destinati. Tanto per fare un esempio, nel 2014 l’Unione Europea ha inviato ben 200 milioni di euro ai palestinesi. Ora viene fuori che i gruppi terroristici palestinesi sono in possesso di un altissimo numero di armamenti, mentre la popolazione soffre la fame…chissà da dove provenivano quei soldi che sono serviti per l’acquisto delle armi… Non parliamo poi dei fondi che sono stati trovati presso le banche svizzere alla morte di Arafat, depositati sui suoi conti personali.

Credo che lo stesso avvenga per altri paesi siti in zone di guerra.

E se personalmente sono disposta che una parte delle mie tasse vadano a soccorrere chi davvero ne ha bisogno, non sono altrettanto disposta a concedere lo stesso trattamento a chi arriva qui e con arroganza pretende senza dimostrare un briciolo di riconoscenza..


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