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XIV RIFF: Nuclear Empire di Patricia Neves (Competizione Documentari Internazionali)

Creato il 12 maggio 2015 da Taxi Drivers @TaxiDriversRoma
  • Anno: 2014
  • Durata: 57'
  • Genere: Documentario
  • Nazionalita: Macau
  • Regia: Patricia Neves

Classe 1983 portoghese e residente a Macao in Cina, Patricia Neves dirige Nuclear Empire prodotto in collaborazione con la Fondazione Macao, documentario sul disastro umano e ambientale causato dallo scoppio della centrale nucleare di Fukushima, a seguito del terremoto e dello tsunami avvenuti il 14 marzo del 2011.

Il documentario è la raccolta di testimonianze, video amatoriali e ufficiali, e di interviste ad autorità in materia di nucleare in Giappone, esponenti dei gruppi anti-nucleare e ai sopravvissuti a seguito della catastrofe e pone l’accento su due fatti importanti: il primo, la presenza di un reattore nucleare in una zona ad alto rischio sismico, che prima di quella data aveva registrato addirittura 140-150.000 terremoti all’anno e la seconda, la campagna mediatica governativa che dagli anni Sessanta fu portata avanti dallo Stato e dalla televisione per favorire il consenso dell’opinione pubblico ad un “uso pacifico dell’energia nucleare”.

Dopo Hiroshima la popolazione era spaventata dal nucleare, ma il governo portò avanti una campagna di sensibilizzazione (Atom For Peace) che tranquillizzasse la gente e le facesse credere che il nucleare era positivo e sicuro e soprattutto necessario, in un Paese con scarse risorse naturali, per lo sviluppo economico. Negli anni Sessanta spot e cartoni animati come Astroboy che spiegavano ne spiegavano l’uso pacifico fecero passare questo messaggio al punto tale che in tutti questi anni in pochi si sono realmente chiesti quale fosse l’entità della minaccia di un reattore nucleare come quello di Fukushima.

Situato in una zona con dieci reattori nucleari nel raggio di 10 km, nessuno degli abitanti della zona si è posto il problema: i benefici in termini in termini di posti di lavoro e di proventi fiscali derivanti dalle centrali nucleari, sebbene non compensassero minimamente l’elevato rischio a cui gli abitanti erano sottoposti,  hanno consentito alle lobby dell’energia con la compiacenza dei politici locali, di mantenere aperti i reattori.

Nonostante le rassicurazioni dell’Autorità dopo lo scoppio del reattore, che cercavano di ridimensionare la paura delle conseguenze delle contaminazioni radioattive, ribadendo che rispetto a quella di Fukushima la quantità di radiazioni di Chernobyl era stata 2800 volte maggiore e quella di Hiroshima lo era stata di 168 volte; nonostante il sistema di ispezione del cibo potenzialmente contaminato fosse garantito, dopo il 14 marzo 2011 si sono verificati 100 casi di cancro alla tiroide su 300.000 giovani.

E quelli che apparentemente si sono salvati da eventuali malattie, dopo l’evacuazione hanno vissuto il dramma della discriminazione; come già era avvenuto circa sessant’anni prima ai superstiti di Hiroshima che avevano dovuto fare i conti con il fatto che avrebbero potuto avere figli con difetti genetici e per questo non venivano accettati dalle famiglie dei potenziali coniugi, così sta accadendo ai superstiti di Fukushima. Qualcuno ha scelto di stabilirsi ad Hiroshima proprio perché la popolazione ha vissuto quella stessa forma di emarginazione e probabilmente è meno diffidente nei confronti di chi potrebbe essere a rischio.

In un’ora Nuclear Empire fornisce un quadro chiaro e sintetico di quanto è accaduto e delle conseguenze; prima tra tutte una maggiore presa di coscienza del problema, testimoniata da una partecipazione attiva nelle manifestazioni No-Nuke (no al nucleare), una delle quali aveva registrato la presenza di 15.000 persone (contro le circa 500 delle manifestazioni No-Nuke ante 14 marzo 2011); proiettato anche negli Stati Uniti, in Messico e a Teheran al Cinema Vérité Iran International Documentary Film Festival ci auguriamo che faccia un giro sempre più largo e sprigioni l’energia, quella pacifica, della condivisione e della presa di coscienza.

Anna Quaranta



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