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Yoghi, Yogi o Yogini

Da Charlottedi
In sanscrito, noi donne del tappetino, come ci chiamiamo?
La parola Yogi appare per la prima volta nei Purana (detto biecamente, una sorta di Bibbia indù) dove era utilizzata per definire il praticante maschio, mentre Yogini era utilizzato per quelle divinità o figure semidivine, femminili, tutte riconducibili alla Grande Madre Devi senza le quali non ci sarebbero nemmeno gli Yogi.
Poi c'è Yogin che è il plurale nonché la forma neutra di Yogi. Roba da puristi della lingua.
Peggio ancora se ci addentriamo nella lettura dei classici come i Veda, dove la la madre è il primo guru (insegnante) capace di dare alla luce santi o persone verabili.
I due termini, Yogi e Yogini, sono tuttora utilizzati nelle religioni che contemplano pratiche meditative come il buddhismo e il taoismo: qui permane la valenza di yogini come come riferimento alla divino mentre gli Yogi sono i praticanti maschi o femmine che siano.
A complicare le cose però, ci si mettono i buddhisti e gli induisti di paesi dell'oriente come Nepal o Tibet e in alcune zone dell'India che usano Yogini  come titolo formale e di rispetto per  "maestre spirituali contemporanee".
Nella tradizione Yoga, il rispetto delle yogini è una parte necessaria della via della liberazione.
Insomma, Yogini non fa per noi profane esecutrici di asana e meditazioni senza grandi aspirazioni. Dato per scontato che Yoghi è solo l'orso dei cartoni animati, non ci resta che Yogi.

Yoghi, Yogi o Yogini

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