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Youth – la giovinezza

Creato il 21 maggio 2015 da Ussy77 @xunpugnodifilm

locandina1300Sorrentino volge lo sguardo al futuro così vicino, così lontano

Sorrentino torna a Cannes e presenta Youth – La giovinezza, una pellicola che abbandona il cinismo, la ferocia e lo sfarzo di facciata per abbracciare l’ironia e la malinconia della vecchiaia, pregna di sguardi al passato (rimorsi e ricordi) e al futuro (distante, irraggiungibile e apparentemente poco importante). Un prodotto che conferma l’importanza estetica nei lavori di Sorrentino, ma che dissemina qualche difficoltà nella narrazione (a tratti troppo didascalica) e nell’obiettivo finale.

In un elegante albergo ai piedi delle Alpi Svizzere, Fred e Mick, due vecchi amici ottantenni, trascorrono insieme una vacanza primaverile. Fred è un compositore in pensione, mentre Mick è un regista che sta cercando di realizzare il suo film-testamento. Incontrando e parlando con gli altri ospiti dell’albergo, Fred e Mick cominceranno a interrogarsi sul loro futuro, che si sta velocemente esaurendo.

Per prima cosa non bisogna confrontare il celebrato La grande bellezza a Youth – La giovinezza. La tentazione è forte, ma si nota immediatamente quanto l’approccio del regista napoletano sia differente in entrambi i prodotti. Difatti dopo aver messo alla berlina il dorato e cinico microcosmo romano, attraverso il personaggio di Jep Gambardella, Sorrentino in Youth – La giovinezza preferisce avvicinarsi ai suoi due protagonisti (il compositore Fred e il regista Mick) sciorinando leggerezza, ironia, malinconia, apatia e impegno. Ed è proprio per questo motivo che Youth – La giovinezza esibisce una narrazione più classica, meno improntata sulla metafora di uno sfarzoso disincanto, che caratterizzava il precedente prodotto. E probabilmente quello spartiacque chiamato La grande bellezza ha messo più pressione e aspettative sul cinema di Sorrentino, che ha dovuto reinventare un universo meno immaginifico e più concreto, che fa leva sulle difficoltà della vecchiaia a mantenere corpo e mente lucidi e tonici motori dell’essere umano.

Seppure non manchino gli intermezzi statici, nei quali i corpi nudi di tutte le età sembrano morti e abbandonati in mezzo ai fumi delle saune e dei bagni turchi (tutto ciò grazie all’apporto fotografico di Luca Bigazzi), Youth – La giovinezza tocca vari temi mantenendo tutto in superficie. Una perenne lotta tra antitesi (apatia e movimento, desiderio e orrore, benessere e malattia, padri e figli), che trova libero sfogo attraverso le compiute interpretazioni di Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz e Paul Dano (il più giovane e cinico del gruppo), personaggi contraddistinti da un umorismo scostante, che affonda le radici nei ricordi e nei rimorsi.

Pellicola che si prefigge come obiettivo quello di raccontare la giovinezza (perduta) e il trascorrere del tempo, Youth – La giovinezza lascia perplessi proprio perché si discosta dai precedenti prodotti del regista partenopeo. Difatti l’ottimismo che si cela negli innumerevoli quadri della villa tra le Alpi Svizzere è l’occasione per esorcizzare alcune paure relative alla vecchiaia. Insomma Youth – La giovinezza è un film che presenta al pubblico un Sorrentino rinnovato nei temi e nella narrazione (meno sognante e più matura), senza mai dimenticarsi la voglia di coinvolgere e accattivare con le immagini, nelle quali l’estetica straniante è padrona indiscussa. Un’opera barocca e divertente, che si interroga sul tempo, sulla gloria e sull’età; un film nel quale lo specchio distorto della giovinezza riflette una vecchiaia colma di rimorsi e di frasi fatte.

Uscita al cinema: 20 maggio 2015

Voto: ***1/2


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