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Youth - la giovinezza

Creato il 24 maggio 2015 da Kelvin
YOUTH - LA GIOVINEZZA(Youth)
di Paolo Sorrentino (Italia, 2015)
con Michael Caine, Harvey Keitel, Rachel Weisz, Paul Dano, Jane Fonda, Madalina Ghenea
durata: 119 minuti

Paolo Sorrentino lo aveva già detto dopo La Grande Bellezza che non aveva più voglia di raccontare storie, ed è stato di parola. Youth non racconta una storia, ma dispensa emozioni in serie. Capisco quindi coloro che non lo hanno apprezzato, perchè l'emozione va di pari passo col proprio carattere e la propria sensibilità. Non è un film per tutti, insomma, e ha un bel dire Fred Ballinger, alias Michael Caine (il protagonista) che "le emozioni sono sopravvalutate..." in realtà le emozioni ci spronano, ci fanno sopravvivere, e sebbene il suo personaggio sia cinico e disilluso almeno quanto quello di Jep Gambardella, stavolta è proprio Sorrentino, inaspettatamente, a regalarci un'emozione che sa di speranza, a firmare il suo film più "ottimista", a ricordarci che la vita offre sempre una seconda opportunità, anche quando facciamo finta di non vederla...
YOUTH - LA GIOVINEZZABanalità in serie, ha scritto qualcuno. Può anche essere. Eppure, in questa banalità che ci riguarda tutti, Sorrentino riesce a costruire una pellicola elegante e matura, direi la più matura tra tutte quelle girate finora, una bella riflessione sulla caducità del tempo che diventa anche una regola di vita: il tempo non è infinito, non ci è permesso spostare sempre in avanti le lancette dell'orologio nella speranza che ogni cosa si sistemi da sola... e quando arriva il momento, ecco che tutta d'un fiato ci torna in mente quella fase della vita dove avremmo dovuto correre, desiderare, divorare con avidità ogni istante che ci è stato concesso, perchè quel tempo (la giovinezza, appunto) non tornerà più.
Fred (Michael Caine) e Mick (Harvey Keitel), due artisti al crepuscolo delle loro vite, professionali e terrene, si concedono una vacanza ristoratrice in un lussuoso centro benessere immerso nella quiete delle Alpi Svizzere. Mick è un regista che sta scrivendo il suo film-testamento (senza riuscire a trovare il finale), Fred  un ex direttore d'orchestra che non vuole più saperne di tornare sul palcoscenico: e mentre Mick è ancora energico e propositivo, Fred è sconsolato e disilluso, provato dal dramma di una moglie ormai troppo malata, fuori di testa, rinchiusa in un manicomio veneziano. Con lui c'è la figlia (una splendida e trattenuta Rachel Weisz), per sua stessa ammissione accompagnatrice e badante dell'anziano padre, appena uscita distrutta da una relazione finita male. Inutile dire che la routine dell'albergo rappresenta metaforicamente la parabola della vita umana: un non-luogo dove ogni giorno si ripetono stancamente gli stessi gesti e si fanno sempre gli stessi incontri, a dimostrazione di come anche gli agi e le comodità (e, in generale, la "bella vita") possono essere opprimenti se hai la testa da un'altra parte, se ti lasci andare allo scorrere del tempo che passa...
YOUTH - LA GIOVINEZZASorrentino, col suo consueto tocco visionario, surreale, indubbiamente manieristico (cosa che fa andare in bestia i suoi detrattori) ma assolutamente personalissimo e ormai riconoscibile ovunque, abbandona il pessimismo del film precedente per mostrarci l'importanza del ricordo e delle scelte che si fanno: la giovinezza non è solo un fatto anagrafico, ma è legato soprattutto alla voglia di vivere e desiderare, abbattere gli ostacoli e rialzarsi, reinventarsi. Non è un caso se, a fare da contrappasso alla statuaria bellezza di una Miss Universo (stranamente) intelligente e disinibita, troviamo una serie di personaggi "giovani" fuori ma aridi e immutabili dentro di sè: una massaggiatrice che sembra Pippi Calzelunghe, una escort timidissima e ben poco sensuale, un attore (Paul Dano) che non riesce ad "entrare" nei personaggi che interpreta (Hitler compreso). La giovinezza non è tutto nella vita, ad essa bisogna accompagnare passione e desiderio, per non morire prima del tempo.
YOUTH - LA GIOVINEZZAYouth non è bello e fascinoso quanto La Grande Bellezza, ma è molto più intimo e complesso, difficile da valutare dopo una sola visione. E' un film che quando esci dal cinema non capisci subito se ti sia piaciuto o no, quali siano le cose che non vanno bene e quelle che invece funzionano, ma la sensazione è quella di una pellicola che ti entra lentamente nel cervello e ti arriva al cuore, lasciando spazio alla commozione. Certo è che stavolta a dare una grossa mano al regista ci sono gli attori, tutti magnifici e in parte: se La Grande Bellezza era soprattutto un one-man-show, con Servillo mattatore, qui c'è un cast affiatato e di altissimo livello, che (purtroppo) dal lato interpretativo si eleva due spanne sopra la media del cinema italiano. Michael Caine merita la Palma d'oro: anche senza aver visto nessun altro film, lui è il migliore a prescindere.
  

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