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YVES SAINT LAURENT – L’AMOUR FOU stasera in tv (dom. 14 giu. 2015)

Creato il 14 giugno 2015 da Luigilocatelli

Yves Saint Laurent – L’amour fou, la7, ore 0,45. 19243476.jpg-r_640_600-b_1_D6D6D6-f_jpg-q_x-xxyxx
LAMOUR-articleLargeNo, non è nessuno dei due film biografici su YSL usciti quasi in contemporanea l’anno scorso, il primo (brutto e assai allineato all’ufficialità), ma con un grande Pierre Niney, diretto da Jalil Lespert, il secondo assai libero e selvaggio, e bello, di Bertrand Bonello. Questo si tratta invece di un documentario del 2010, firmato Philippe Thorreton, e dunque assai precedente, e il primo a scoprire le potenzialità cinematografiche del personaggio YSL. Qual è l’amour fou di questo volutamente ambiguo titolo? Quello che ha legato per una vita uno dei massimi couturier, Yves Saint Laurent, al suo compagno ma anche braccio destro, amministratore, partner d’affari Pierre Bergé? O quello per la moda, sublimazione estatica ed estetica per YSL di una vita di tormenti? O, ancora, l’amour fou è quello della coppia per il bello, perseguito incessantemente come una missione, una vocazione, e materializzatosi in una collezione d’arte vertiginosa? Il film parte da qui, dalla clamorosa vendita all’asta del 2008 di tutte le opere e gli oggetti che Saint Laurent e Bergé avevano messo insieme in una vita insieme, da quando si conobbero ai funerali di Dior nel 1957 alla morte di YSL il 1° giugno 2008. Il regista Pierre Thoretton riprende gli oggetti, e riprende Bergé che partendo da essi rievoca, illustra, racconta pezzi di sè e del compagno. Certo, si tratta di una storia molto ufficiale, con qualche rischio di agiografia. Ci sono, oltre alla testimonianza-guida di Bergé, quelle di chi a Yves fu professionalmente e amicalmente vicino, da Loulou de la Falaise a Catherine Deneuve. Ci sono documenti, video con lo stesso Sain Laurent. C’è un certo pompierismo assai francese, di quando la Francia celebra e monumentalizza i propri grandi, ma nelle pieghe si possono scoprire molti tratti e fatti di un gigante vero della moda. Il film, senza volerlo intenzionalmente, finisce anche con l’essere un prezioso reperto storico di cos’era l’amore omosessuale prima del rivendicazionismo e dei diritti gay, di quanto allora la moda e in generale i mondi del bello fossero il rifugio e il territorio privilegiato della sua espressione.


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