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Zafón: Luci ed Ombre a Cravenmoore

Creato il 10 gennaio 2012 da Dietrolequinte @DlqMagazine

Zafón: Luci ed Ombre a CravenmooreTutto ha inizio con una morte: la giovanissima Hannah, cuoca della tenuta Cravenmoore. Intorno a questa abitazione, in un paesino della Normandia, ruota il "nuovo" romanzo di Carlos Ruiz Zafón: "Le luci di settembre" edito dalla Mondadori nel 2011 e tradotto da Bruno Arpaia. Come ci avverte lo stesso autore, questo libro è stato pubblicato per la prima volta in Spagna nel 1996 ed è arrivato a noi solo oggi a causa di una disputa legale riguardante i diritti d'autore. Questo spiega molte cose, e ancor di più lo fa un'affermazione di Zafón riferita ai suoi primi romanzi nella nota introduttiva: "Nonostante fossero destinati soprattutto a lettori giovani, la mia speranza era di coinvolgere persone di ogni età. Nello scrivere quelle pagine ho cercato di creare il genere di narrativa che avrei apprezzato da ragazzo, ma che avrebbe continuato a interessarmi a ventitré anni, o a quaranta, o a ottantatré". Infatti, dalla velocità e tensione narrativa sempre crescente, resa da espedienti relativamente banali come l'intersecarsi di brevi flashback, si intuisce la portata dell'opera stessa e il suo riferimento ai giovani; così come alcune scelte lessicali ricercate, segno di un tentativo di educazione linguistica che in genere non viene riservata al grande pubblico. Per quanto i personaggi siano ben delineati e con un certo spessore, dovuto agli eventi tragici che hanno segnato ciascuno, bisogna ammettere che ci si trova davanti a schemi narrativi che quasi li banalizzano e rendono più prevedibili le loro azioni, facendo leggermente scadere la qualità della lettura. In compenso, l'autore ci regala uno scenario da sogno con descrizioni poetiche di quello scorcio tra terra e mare che nasconde il suo terribile segreto tra i labirinti di un'immensa dimora. Da una Parigi anni '30 caotica e crudele si passa a Baia Azzurra, luogo di pace e pettegolezzo, dove la bellezza della natura trasmette un senso di serenità misto a stupore: in totale contrasto con l'ambiente ambiguo e spettrale di Cravenmoore. Quest'ultimo, in realtà, riflette la condizione del geniale inventore di giocattoli, Lazarus Jann, proprietario della tenuta e chiave di volta dell'intera vicenda. Infatti è proprio lui che offre lavoro ed una casa a Simone Sauvelle, da poco vedova e in difficoltà economiche, coprotagonista della narrazione insieme ai figli Irene e Dorian, coinvolgendo l'intera famiglia nel suo personale incubo.

Un incubo fatto di luci ed ombre: componenti essenziali dell'opera. Tra questi due elementi si gioca una partita perversa e intrigante che abbraccia i più reconditi ambiti della mente e si riflette, poi, nelle descrizioni materiali: se di giorno l'interno della "grotta dei pipistrelli" offre uno straordinario spettacolo di rimandi luminosi, di notte può tramutarsi in una nera trappola mortale. Ma l'origine degli eventi sta in un fenomeno alquanto strano chiamato Doppelgänger: in tedesco sosia, alter ego. Questo termine è generalmente riferito all'esistenza di un proprio doppio dalla natura misteriosa e oscura, come non tarda a narrare Edgar Allan Poe nel racconto intitolato "William Wilson"; ma nel nostro caso specifico è lo stesso Lazarus a spiegare: "É una parola tedesca [...]. Si usa per descrivere l'ombra di una persona che, per qualche motivo, si è separata dal suo proprietario". La causa di un tale evento rimane per lo più misteriosa, ma sembra che l'ombra possa essere imprigionata e, se così possiamo dire, presa in pegno di una promessa. Un tale patto, infranto, porterà a dolorose conseguenze, ma la particolarità dell'episodio sta nell'accordo, nel compromesso non presente per esempio in Poe, qualcosa che ricorda "Il ritratto di Dorian Gray", ma ben lontano dal problema estetico/morale e più connesso a suggestioni psicologiche e soprannaturali. Elementi comunque presenti nelle opere successive di Zafón, di cui questo libro sembra la bozza tematica e stilistica, una sorta di premessa ed esercitazione ai lavori successivi, di maggior successo e resa letteraria. Infatti, anche nei successivi romanzi troviamo personaggi ingegnosi, con storie profonde, ben caratterizzati, e la costante presenza dei libri, elementi fortemente simbolici, insieme ad eventi misteriosi ed al perenne contrasto tra luce e tenebra. Molto labile e poco rilevante la suggestione della Seconda Guerra Mondiale che cambia nuovamente le vite della famiglia Sauvelle, quasi ad amplificare e concretizzare la realtà simbolica della vicenda vissuta in Normandia. Sembra che l'autore voglia dirci: il male è in ognuno di noi e nessun altro può batterlo se non noi stessi. Ma chiude, comunque, con una nota romantica che lascia nel cuore nostalgia e speranza. In sintesi credo sia un buon libro (soprattutto per i giovani che si avvicinano alla lettura), di cui bisogna, però, contestualizzare la creazione per evitare di dare giudizi affrettati.


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