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Zimbabwe / Mugabe sarebbe ridimensionato dal nuovo "progetto" di Costituzione

Creato il 30 gennaio 2013 da Marianna06

Mugabe-crazy

 

Forse è la volta buona che il padre-padrone dello Zimbabwe,il  noto Robert Mugabe, non avrà più quella “mano libera” nel fare e disfare a suo piacimento la vita politica del Paese e giocare pesante con il destino dei suoi “sudditi”.

Credo poco, però, che l'infido vegliardo (88 anni suonati)  accetti davvero di starsene “buono” e permetta ad altri di decidere per lui.

Qualche trucco ,da qualche parte, di certo ci sarà.

Ma, al tempo stesso, non mi va di buttare alle ortiche  quella certa dose di ottimismo mio personale, che mi suggerisce che la democrazia potrebbe, un giorno, forse giungere anche nello Zimbabwe.

Il nuovo progetto di Costituzione (è notizia di ieri) consentirebbe più poteri al Parlamento e al Governo che al Capo dello Stato.

E pare che i due partiti, lo Zanu-Pf di Mugabe e l’Mdc (Movimento per il cambiamento democratico) del primo ministro, Morgan Tsvangirai, si siano perfettamente intesi sugli emendamenti da apportare alla Carta.

E, se quanto previsto, sarà approvato dal Parlamento e dagli elettori, grazie allo strumento del referendum, i decreti del Presidente saranno legge solo con l’approvazione del Consiglio dei ministri.

Cosa ,oggi, assolutamente inimmaginabile.

E, ancora, l’altra notizia importante è che lo scioglimento anticipato delle Camere sarà possibile sempre e solo che i parlamentari si rifiutino di approvare le leggi di bilancio.

Infatti, è la voce “bilancio”, nonostante le innovazioni alla Costituzione, quella che continua a destare i maggiori sospetti.

Perché il Presidente conserverebbe, comunque, ampia discrezionalità in merito .

E conosciamo tutti le abitudini ultra- spendaccione , pro domo sua, di Robert Mugabe assieme alla fame e alla miseria , in cui è costretta a vivere, semmai, buona parte della sua gente.

Quella, per intenderci, che non conta niente.

L’intesa sulla bozza di Costituzione è stata inoltre favorita da una norma che impone al candidato-presidente di nominare dall’inizio un proprio vice per la successione, in caso di impedimento o morte inaspettata.  

E l’idea non è male allo scopo di evitare fasi di transizione lunghe e, spesso, destabilizzanti. 

 

   a cura di Marianna Micheluzzi (Ukundimana) 

 


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