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Zoran il mio nipote scemo, Oggi al Cinema incontra Oleotto e Battiston

Creato il 30 ottobre 2013 da Oggialcinemanet @oggialcinema

30 ottobre 2013 • Interviste, Vetrina Cinema

Zoran il mio nipote scemo, Oggi al cinema incontra Oleotto e Battiston  

Giorno 28 ottobre è stato presentato Zoran, il mio nipote scemo presso la Casa del Cinema a Roma. Durante la conferenza stampa sono intervenuti il regista Matteo Oleotto e l’attore Giuseppe Battiston «in piena sinergia di barba». Presente anche Andrea Segre che ha salutato il regista, parte del cast tecnico comprendenti gli sceneggiatori Daniela Gambaro, Pier Paolo Piciarelli, Marco Pettenello, il montatore Giuseppe Trepiccione e la casa di distribuzione Tucker Film.

Ci si rivolge prima a Oleotto – Zoran, il mio nipote scemo esce lo stesso giorno del nuovo film di Checco Zalone Sole a catinelle, cosa succederà?
Lo abbiamo fatto apposta (ride). Beh siamo fiduciosi. Continuiamo a muoverci con una dose di coscienza che ci ha portato dove siamo ora.

L’importanza del territorio. Parlaci di questo humus così importante perché tu hai girato nella tua terra d’origine, mettendo in scena la gente, il confine con la Slovenia, il vino che soprattutto sembra essere il protagonista assoluto del film e quindi una cultura che si mescola.
Tornare a casa era un’urgenza. Io ho vissuto a Gorizia per circa 23 anni e ho conosciuto un po’ di situazioni che ora avevo il piacere di raccontare. Il lavoro l’ho fatto con gli sceneggiatori che con grande maestria tramutavano le mie esperienze in scrittura. Ora, la storia ci interessava, ma più di tutto ci importava creare un’atmosfera ed è poi il valore aggiunto del film che siamo riusciti a creare.

Come hai coinvolto i Sacri Cuori a cui hai affidato la colonna sonora?
I Sacri Cuori li ho conosciuti un paio di anni fa durante una trasmissione Rocky a Rebibbia su Mtv, un’esperienza davvero bella e molto forte, abbiamo vissuto quattro mesi in carcere. Questo programma aveva portato due maestri di musica all’interno del carcere, dove ogni settimana veniva invitato un ospite e Antonio Gramentieri, il frontman del gruppo, era stato uno degli ultimi ospiti. Ora, durante la fase di preparazione che è stata molto lunga, parlavo con Antonio e dicevo quello che mi sarebbe piaciuto per la colonna sonora. In maniera assolutamente magica, con la chitarra riusciva a tradurre in musica i miei aggettivi. L’amore è stato folle fin dall’inizio. La colonna sonora dei Sacri Cuori uscirà presto ed è un bellissimo disco che suona e di cui non ci si dimentica.

Zoran_nipote_scemo

Parliamo di Zoran. Come avete costruito questo personaggio, apparentemente scemo che in realtà è molto profondo e che si esprime attraverso un italiano forbito?
Zoran è interpretato da Rok Prašnikar che dovrebbe aver compiuto 18 anni da poco, abita a Nord della Slovenia. Non dice una parola di italiano. Io ho visto 476 ragazzini tra il Friuli e la Slovenia, poi ne ho scelti una diecina con i quali ho lavorato quasi un giorno intero, poi di loro ne ho scelto tre con i quali ho lavorato per circa quattro giorni e fra questi c’era Rok. Ora, Giuseppe non è un campione mondiale della lingua inglese e Rok non conosceva neanche una parola di italiano e io parlo inglese come Totò e anche tra la troupe ad esempio il macchinista parlava solo sloveno…insomma, abbiamo provato a fare un corso breve di esperanto, ma non ci siamo riusciti (ride). Il bello è che nel film sono finiti tante scene in cui Rok non stava capendo assolutamente nulla di quello che Giuseppe dicesse, ma Rok aveva l’ordine di non abbandonare mai il suo personaggio. Per quanto riguarda il linguaggio, uno dei due scenografi parla proprio così..nella vita! Lui ha imparato la lingua italiana grazie ad un dizionario regalato dal padre. Usa delle parole tipo “giustapporre” o mi ha detto qualche giorno fa “ho squadernato..” e si è interrotta la comunicazione. Quindi sì, abbiamo ripreso questo suo modo di parlare, anche se non nascondo che con gli sceneggiatori abbiamo riflettuto se questo modo di esprimersi di Zoran, forse poteva essere una scelta azzardata perché poteva diventare qualcosa di artificioso. Ma probabilmente, proprio per questo siamo stati apprezzati.

Domanda alla Tucker film – Per quanto riguarda la distribuzione, certi film come Zoran sono legati molto al territorio e magari sono anche opere prime e seconde e per questo escono timidamente. Con questo cosa accadrà?
La Tucker film è una casa di distribuzione piccola, ma sta cercando di trovare il giusto spazio. Abbiamo seguito dei film asiatici, ovvero abbiamo distribuito dei film che avevano un forte significato connesso al territorio dove sono stati girati. La strategia distributiva è questa: usciamo nella Capitale con 4 copie e speriamo, ma è quasi confermato, usciamo a Milano e in tutto il Friuli Venezia Giulia. E comunque crediamo anche nel passaparola della gente!

Domanda a Giuseppe Battiston – Qual è stato il piacere di aver fatto questo film?
Totale. Il piacere è stato soprattutto quello di dividere con Matteo le sue gioie e le sue sofferenze durante i 4 anni di lavorazione in cui siamo stati insieme anche con gli sceneggiatori e tutta la troupe. Sono d’accordo con Matteo sull’aver voluto girare un film sull’Est italiano ancora poco conosciuto. Soprattutto quando hanno buttato giù la retina di ferro che segnava il confine che ci separava dalla Slovenia, abbiamo iniziato a vedere gente che non era poi tanto diversa da noi. Abbiamo scoperto tante cose in comune che ci hanno portato alla coproduzione del film. Inoltre la troupe era multietnica, inserendo anche la “quota Sud” (ironizza riferendosi al montatore napoletano Giuseppe Trepiccione). Ora e vi prego di non prenderlo come un entusiasmo giovanilistico, il punto di forza di Zoran è proprio il gruppo che ha creato il film.

Parlaci del tuo personaggio. Chi è Paolo Bressan?
È un uomo dalla fantasia molto ridotta. Dice di voler partire, ma resta lì, non manifesta minimamente il desiderio di spostarsi, dice “voglio andar via da questo posto di morti”, senza ricordarsi che è lui il primo cadavere. È un personaggio che non riuscirà mai a migliorarsi ed è proprio questa la bellezza di questo personaggio, è puro nella propria miseria.

Due curiosità rivolte al regista e all’attore – Bevevate davvero mentre giravate le scene e poi come mai questa comunanza “barbuta”?
G.B. -
Certo. Beh..il nostro mestiere è difficile (risponde sarcastico). Ci è capitato di bere…molto!
M.O. - Per quanto riguarda la barba (ride anche lui) siamo gente dell’Est, siamo come gli animali, quando arriva il freddo ci preserviamo.

 Di Maria Giorgia Vitale per Oggialcinema.net

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