Sul
fronte opposto a chi invano chiede un’amnistia,
Marco
Travaglio, che invano teme ne venga prima o poi concessa una,
commette lo stesso errore: sostiene che il Messaggio alle Camere di
Giorgio Napolitano avesse come fine quello di sollecitare il
Parlamento proprio in quel senso. Entrambi i fronti, per opposte
ragioni, entrambe facilmente intuibili, sembrano voler ignorare che
in quel testo il ricorso a provvedimenti di clemenza
era indicato solo come uno dei possibili rimedi al sovraffollamento
carcerario, per giunta messo in fondo all’elenco,
dopo «l’introduzione
di meccanismi di probation»,
«la
previsione di pene limitative della libertà personale ma non
carcerarie»,
«la
riduzione dell’area applicativa della custodia cautelare in
carcere»,
«lo sforzo
diretto a far sì che i detenuti stranieri possano espiare la pena
inflitta in Italia nei loro Paesi di origine»,
«l’attenuazione
degli effetti della recidiva»,
«un’incisiva
depenalizzazione»,
«un nuovo
impulso al Piano Carceri».
In quanto ai provvedimenti di clemenza, ne era rimarcato il carattere
di «straordinarietà»,
con la raccomandazione di accompagnarli a
«vere e proprie riforme strutturali», senza sottovalutare
«il
pericolo di una rilevante percentuale di ricaduta nel delitto da
parte di condannati scarcerati».
Ad una lettura non di comodo del suo Messaggio alle Camere ce n’è
ancora per dire che Giorgio Napolitano chiedeva al Parlamento
un’amnistia,
e solo quella?
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