Intervista all'Ing. Francesco Corvace @francorvax
Funzionario Regione Puglia
Alta Professionalità per la programmazione regionale in tema di energiaenergia
Fisicamente parlando, l'energia è definita come la capacità di un corpo di compiere lavoro e le forme in cui essa può presentarsi sono molteplici a livello macroscopico o a livello atomico. L'unità di misura derivata del Sistema Internazionale è il joule (simbolo J) e qualità dell’aria
Come emerge dai rotocalchi sarebbero centinaia i progetti del settore bioenergetico (biogasbiogas
Miscela di gas prodotti in seguito ad un processo di digestione anaerobica di materiale organico di origine vegetale e animale. Alcuni batteri provvedono a decomporre il materiale organico, in ambiente privo di ossigeno, producendo una miscela gassosa formata da metano (50÷70%), anidride carbonica (35÷40%) e tracce di altri gas. Le materie prime utilizzabili sono residui agricoli, zootecnici dell'industria agro-alimentare, acque e fanghi reflui. o biomassabiomassa
In generale si identifica con biomassa tutto ciò che ha matrice organica ad eccezione delle plastiche e dei materiali fossili. Come indicato nel decreto legislativo del 29 Dicembre 2003 n. 387, per biomassa si intende " la parte biodegradabile dei prodotti, rifiuti e residui provenienti dall'agricoltura (comprendente sostanze vegetali e animali) e dalla silvicoltura e dalle industrie connesse, nonchè la parte biodegradabile dei rifiuti industriali e urbani ". Ciò che accomuna le diverse tipologie di biomassa è la presenza di carbonio che mette a disposizione un elevato potere calorifico eventualmente sfruttabile per fini energetici.) in stallo per via di mancate autorizzazioni o impedimenti locali di atro tipo.
Quali sono i principali ostacoli autorizzativi che rallentano e talvolta impediscono la realizzazione di nuovi impianti? Alla base invece dell'opposizione dei cittadini potrebbe esserci una disinformazione allarmista?
Lo stallo amministrativo si traduce molto spesso in diniego, di fatto, di molte di queste iniziative, con l’aggravante delle risorse economiche inficiate dall’inutile decorso dei tempi, il che certamente non depone a favore della certezza del diritto.
E’ pur vero che per talune iniziative che adottano un orientamento più marcatamente votato alla mera industrializzazione di un sistema che dovrebbe invece restare maggiormente ancorato agli usi locali del suolo, alla vocazione socio-economica di un territorio e alle tradizioni agricole, il diniego (espresso però nei tempi) talvolta potrebbe essere più auspicabile che un assenso.
Va tuttavia tenuto ben presente che il Piano di Azione Nazionale per le fonti rinnovabilifonti rinnovabili
Una risorsa è detta rinnovabile se, una volta utilizzata, è in grado di rigenerarsi attraverso un processo naturale in tempistiche paragonabili con le tempistiche di utilizzo da parte dell'uomo. Sono considerate quindi risorse rinnovabili:
- il sole
- il vento
- l'acqua
- la geotermia
- le biomasse assegna alla bioenergia, in tutte le sue forme, un peso pari al 45% del totale, pertanto gli investimenti in questo settore dovranno essere sostenuti da una legislazione adeguata, che tenga conto anche dei più recenti sviluppi tecnologici e dell’affermarsi di nuove possibili opzioni, come ad esempio il biometano. Intendo un aggiornamento della normativa che stabilisca nuove regole per la costruzione e l’esercizio degli impianti, nello spirito di una reale semplificazione dell’iter autorizzativo.
L’area salentina in Puglia, ad esempio, fornisce da sola un contributo in biomasse di 75.000 tonnellate all'anno. Si tratta di residui di frumento, orzo, avena, olivo, vite e mandorlo. Queste biomasse oggi rappresentano un problema perché per smaltirle c'è da sopportare un costo in quanto è vietato bruciarle. Si sa, ad esempio, che delle biomasse agricole residuali, solo una piccola parte viene recuperata a fini energetici, mentre il resto viene destinato a legna da ardere, o comunque bruciato a cielo aperto, altro ancora trinciato e interrato in loco.
Con l’aggiornamento del Piano Energetico in Puglia stiamo dando impulso allo sfruttamento energetico delle biomasse, con favor indirizzato ai piccoli impianti e alla preziosa sinergia con università e centri di ricerca.
In filiera corta, l'utilizzo delle biomasse in Puglia rappresenterebbe un risparmio di risorse per l'economia del nostro territorio, che possa essere di esempio per tutto il resto del nostro Paese e, nello stesso tempo, darebbe all'azienda di trasformazione dei prodotti agricoli un reddito derivato dalla produzione dell'energia realizzando il concetto di multifunzionalità dell'azienda agricola.
Ritengo pertanto che sia limitativo continuare ad attribuire, come spesso accade, responsabilità del mancato utilizzo dei residuali al diniego assoluto dei territori a qualsiasi richiesta di istallazione di impianti di recupero biomassa, sia che essa avvenga mediante processi biologici capaci di generare biogas e materiale per utilizzo agronomico, sia che avvenga mediante processi di cogenerazionecogenerazione
Processo di produzione congiunta di energia elettrica e calore utile, in cascata, che può essere impiegato per scopi industriali (calore di processo) o per il teleriscaldamento. La cogenerazione comporta un sensibile risparmio di energia primaria rispetto alla produzione separata di elettricità a calore. capaci di produrre energia elettricaenergia elettrica
Forma di energia ottenibile dalla trasformazione di altre forme di energia primaria (combustibili fossili o rinnovabili) attraverso tecnologie e processi di carattere termodinamico (ovvero che coinvolgono scambi di calore) che avvengono nelle centrali elettriche. La sua qualità principale sta nel fatto che è facilmente trasportabile e direttamente utilizzabile dai consumatori finali. Si misura in Wh (wattora), e corrisponde all'energia prodotta in 1 ora da una macchina che ha una potenza di 1 W. e termica.
Le comunità locali e alcuni stakeholder lamentano infatti a buon ragione la mancanza di adeguati sistemi di controllo ambientale per rassicurare dai rischi dovuti all’inquinamento.
Andrebbero invece indagate responsabilità a più ampio raggio, ivi incluse quelle di amministratori, tecnici e sviluppatori a vario titolo di iniziative imprenditoriali.
Uno strumento come Eureka www.progettoeureka.it potrebbe fare la differenza in seno alle PA in termini di ottenimento del pubblico consenso / dell’agevolazione degli iter autorizzativi?
Io personalmente sono un fervido sostenitore dei sistemi di supporto alla decisione (DSS) a favore non solo dei progettisti, ma anche delle autorità preposte all’approvazione dei progetti e al giudizio di compatibilità ambientale finale, ad esempio.
Se gli strumenti sono intellegibili, possono essere utilmente impiegati in contesti in cui affrontare il problema del consenso, finanche se affetto da tipologie come NIMBY o altre forme di ostruzionismo sociale ben peggiori.
E’ evidente che è importante non costruire il consenso come fosse un’opera ingegneristica “esogena” al territorio e al contesto in cui si inserisce, bensì indirizzare e formare la condivisione degli attori.
Pertanto gli strumenti vanno sviluppati all’interno di arene decisionali composite ed estese, come avvenuto in questo caso, che devono essere realizzate ed accompagnate dall’expertise di professionisti in aree multidisciplinari e trasversali.
Credo che il Progetto Eureka, alla cui costruzione ho fornito un mio modesto contributo, abbia assolutamente centrato l’obiettivo ambizioso da conseguire; mi sembra inoltre siano state anche attivate utili sinergie con il campo della ricerca applicata, ed io credo molto in quella orientata allo sviluppo sostenibilesviluppo sostenibile
Lo sviluppo sostenibile è quel tipo di sviluppo che garantisce i bisogni delle generazioni presenti senza compromettere il futuro delle generazioni a venire. I tre obiettivi dello sviluppo sostenibile sono: prosperità economica, benessere sociale e limitato impatto ambientale. La prima definizione, risalente al 1987, è stata quella contenuta nel rapporto Brundtland, poi ripresa successivamente dalla Commissione mondiale sull'ambiente e lo sviluppo dell'ONU.
, attraverso il calcolo dell’impronta ecologica, analisi accurate di LCA e di ecologia del paesaggio (non solo tutelato come bene culturale ed estetico, ma anche rispetto alla sue molteplici ulteriori valenze) che devono viaggiare in assoluta sintonia con la progettazione degli impianti e degli studi di fattibilità.
Grandi centrali a biomassa e biogas di taglia superiore a 1 MW di potenzapotenza
Grandezza data dal rapporto tra il lavoro (sviluppato o assorbito) e il tempo impiegato a compierlo. Indica la rapidità con cui una forza compie lavoro. Nel Sistema Internazionale si misura in watt (W). hanno generalmente il problema del difficile reperimento della materia prima a filiera corta, per cui per queste non è sempre possibile registrare una LCA vantaggiosa. Se però un impianto è di poche centinaia di kWkW
Unità di misura della potenza equivalente a 1.000 Watt., con materiali di partenza cosiddetti "residuali" o da recupero, come ad esempio liquamiliquami
Materiale derivante dalla putrefazione di sostanze organiche e inorganiche, che, in taluni casi, può costituire una risorsa energetica (per esempio i rifiuti di origine zootecnica). animali e deiezioni animali, potature agricole o urbane, scarti di lavorazione dell'industria di trasformazione come noccioli, gusci e altro, ecco che le biomasse divengono eccellenti strumenti per l'autonomia energetica con un’impronta ecologica molto limitata.
A ciò si aggiunga che le potature boschive senza un uso che renda vantaggioso raccoglierle possono anche produrre danni incalcolabili sia in caso di pioggia (ostacolando i deflussi) sia in caso di siccità (accelerando o propagano incendi).
Pertanto tool come Eureka sono imprescindibili non solo per la loro valenza intrinseca in quanto DSS, ma soprattutto in quanto correttamente orientati nel loro approccio al tema dell’energia in tutte le sue dimensioni di criticità e potenzialità.
Come commenta lo scandalo marchigiano del biogas derivante dall’emanazione di leggi regionali che esclusero l’obbligatorietà della VIA per le centrali inferiori a 1 MW di potenza?
Credo che parlare di “scandali” nei termini di comportamenti non conformi alla legge di funzionari pubblici o di altri professionisti o faccendieri non mi competa, mentre per ciò che riguarda le leggi che hanno elevato le soglie dell’obbligatorietà per la VIA o per l’Autorizzazione Unica il problema è risalente e non riguarda la sola regione Marche.
Ci si ricorderà senz’altro della Legge Salva-DIA con cui il governo già provò a sanare lo scollamento tra le normative regionali e quelle statali in un momento di totale confusione dovuta anche al vuoto di ben sette anni che separò il DLgs 387/03 alle successive linee guida attuative del settembre 2010.
Di questo vuoto legislativo ne hanno sofferto soprattutto le regioni che, proprio in quegli anni, hanno dovuto gestire con propria normativa (su un settore di competenza tra l’altro concorrente come quello dell’energia) un tema delicatissimo proprio mentre il fenomeno delle rinnovabili era in piena esplosione.
Con l’articolo 1-quater della legge 13 agosto 2010, n. 129 (la cosiddetta “Salva-Dia”) si intervenne proprio per salvaguardare gli impianti, legittimati localmente dalla denuncia di inizio attività secondo norme regionali incostituzionali, che sarebbero entrati in esercizio entro una data certa.
Credo che il settore delle FER, nell’ambito dell’attività delle pubbliche amministrazioni, resti ancora delicatissimo anche per il rischio corruzione che va contrastato non solo inasprendo le pene, ma anche non depauperando di risorse e mezzi gli enti locali che stanno ancora profondendo importanti sforzi istruttori in questo ambito. Faccio riferimento alla riforma tesa a ridimensionare le province titolari di importanti deleghe in campo autorizzativo, che temo possa instaurare, se non correttamente applicata, un quadro ancora più complesso e sensibile in quest’ambito.
Più in generale quale ruolo hanno le Regioni per una crescita pienamente ed ambientalmente sostenibile del territorio?
Le Regioni, nell’esercizio delle proprie competenze, debbono rispettare la normativa statale di tutela dell’ambiente, ma possono finanche stabilire, per il raggiungimento dei fini propri delle loro competenze - ex art. 117 della Costituzione (in materia di tutela della salute, di governo del territorio, di valorizzazione dei beni ambientali, etc.) - livelli di tutela più elevati, finendo per incidere profondamente sul “bene materiale” ambiente.
Nella mia personale esperienza posso dire che ogni qual volta la gestione dei processi non è stata preordinata da corretti atti di pianificazione qualche problema c’è stato.
In questo senso continuo a sottolineare l’importanza della sussidiarietà degli enti e della separazione delle competenze tra quelli deputati alla pianificazione e programmazione e quelli deputati al rilascio di titolo autorizzativi.
La Costituzione ad oggi assegna (art. 118) le funzioni amministrative ai Comuni salvo che, per assicurarne l’esercizio unitario, siano conferite a Province, Città metropolitane, Regioni e Stato, sulla base dei principi di sussidiarietà, differenziazione ed adeguatezza.
Il depauperamento delle funzioni in capo alle Province rischia di inficiare l’esercizio unitario a livello territoriale, con il rischio di perdita di una visione di area vasta a livello sub-regionale e possibili rischi di accavallamento tra momenti di pianificazione e procedimenti istruttori finalizzati al rilascio di titoli autorizzativi di impianti che dovrebbero seguire quella pianificazione.