08/07/11 – inizio 09/07/11

Da Zdora

vuoi che sia proprio lo zdoro che suona? e cosa sta suonando? da che finestra mi affaccio? la mamma mi lancia direttamente in bagno, mi affaccio.
il boato.
gente che applaude, che fotografa, che piagnucola, che ride. una quarantina, tra amici e parenti dello zdoro, tutti nel giardino di casa dei miei in semicerchio. noto, nell’ordine

  • lui, che già canta da un po’ di secondi, in posizione tattica da caraoche, ovvero gambette un po’ divaricate, una leggermente più avanti dell’altra. busto dondolante in avanti e indietro. microfono in una mano. filo intorgolato nell’altra. insomma, sto con olmo in persona.
  • il testimone alle luci fisse. ovvero con una pila da testa che punta sullo spartito dello zdoro, ma quando ride l’altro non legge nulla
  • l’amico alle luci mobili. un invasato con un’altra pila in mano che muove in modo ossessivo compulsivo (effetto strobo? l’emozione?)
  • il marito della cugina seduto, con la pianola sulle ginocchia (aaah! ecco chi suonava!)
  • un ulteriore amico dotato di chitarra acustica e faccino teso teso da esame di musica di terza media
  • tutti gli altri che cantano in modo corale

la scaletta, manco a dirlo, iniziava con “il mondo”, canzone preferita in assoluto per il canto a squarciagola in macchina.finito il mondo, io scendo tutta felice per baciare il mio bello. ovviamente, direi. cioè. uno ti arriva sotto la finestra, dotato di amplificatori e amici festosi, cosa aspetta se non il bacio della futura sposa? macchè. ricacciata in malo modo su per le scale, che “mica abbiamo ancora finito”. presa dall’entusiasmo (il crollo è ben che dimenticato), decido di affacciarmi dalla terrazza tonda, quella bellissima fatta apposta per una serenata. ma, avendo in quella stanza il vestito appeso in bella vista, alzo solo un pochino le serrande, e mi tuffo per terra tipo “scivolate dei film quando si chiude una porta”. evvove evvove. sbuccio di ginocchio e rottura di infradito. ma tant’è. riesco nella mia impresa. in tutta la mia bellezza (capello unto raccolto tipo ananas, braghette bluine tutte consumate e maglietta anni ottanta della mamma) mi affaccio.

la scaletta comprende la canzone (ovviamente) di vasco, quella dei gins, adesso tu di eros ramazzotti, susannaèunabambinatuttacolorata sempre di vasco e, per finire, o sole mio. uno spettacolo irripetibile. tutti commossi, io che rido a crepapelle, lo zdoro felice felice perchè può cantare a squarciagola e la gente gli applaude pure.

oddio, forse non sono proprio una frignona come credevo.

ore 2.00: dopo molteplici brindisi e festosità all’aperto, con tutti vestiti carini ed io ridotta ad una cosetta orrenda e scalza, ma chissene, si va a nanna.