Rileggevo il bel libro di Luciana Pasino sul primo giorno di scuola visto dalla parte di tanti insegnanti e ho cercato di ricostruire il mio, ma senza successo. Forse perché nello stesso edifico ci ero già stato portato l'anno prima all'asilo e quindi non ci sono stati cambiamenti drammatici, salvo che il grembiulino bianco ed il panierino di vimini con il simbolo delle tre ciliege che mi contraddistingueva, fu sostituito dal severo grembiule nero e dal terrificante ed enorme fiocco a gassa blu, che la mamma mi faceva con cura ogni mattina e che mi faceva sembrare, da bimbo paffuto, se pur bellissimo, come un funebre uovo di Pasqua. Il panierino finì come contenitore delle mollette da bucato, diremmo con un cambio d'uso, e ancora lo conserva mia moglie oggi nella sua terza vita di ripostiglio per aghi, fili e arnesi da cucito, ma cosa è rimasto dell'essenza del fiocco blu, diciamo del suo significato intrinseco? Se ne è andato anche lui in pensione precocemente, con una di quelle soluzioni di 19 anni, 6 mesi e 1 giorno che si considerano oggi la causa primigenia, assieme ad innumerevole altre simili, del baratro finanziario sul bordo del quale ci troviamo oppure ha voluto ritirarsi di fronte alla sostituzione della sicurezza con la precarietà, del certo con il dubbio e l'essere sempre in bilico?
Difficile a dirsi; inconsciamente allora si facevano programmi a lunga scadenza ed il pensiero che il domani sarebbe stato migliore non veniva neppure messo in discussione, talmente pareva ovvio. L'autorità era la maestra Vittoria Fracchia, vestita decorosamente e dalla serietà ineccepibile, a cui ogni mamma guardava come ad una entità superiore che distribuiva soprattutto certezze. Voi fate quello che dovete e il futuro ce lo avrete in tasca. Il maestro di mio papà, se faceva le aste storte, gli minacciava: - Se continui così, andrai a zappare!- ed era una minaccia consequenziale. Adesso invece pare sempre che ce l'abbiamo in saccoccia, ma il significato è diverso, sentiamo che c'è sempre qualcosa che spinge dietro e non è bello. Il primo di ottobre, non cambiava mai, era un appuntamento definito e sicuro come lo sarebbe stato il nostro futuro. Se avessi venti anni oggi sarei impaurito e depresso. Invece vedo che i ragazzi non lo sono affatto, non rilevano questi che per me sarebbero barriere pesanti ed invalicabili, anzi sono carichi di progetti, di entusiasmi e di voglia di fare. L'uomo ha una adattabiltà incredibile. Basta un attimo e si abitua a tutto; in generale sopravvive sempre e va avanti, ia che si trovi tra i ghiacci siberiani o nella foresta congolese, anche se il primo di ottobre fa caldo e sudi in camiciola.
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