Ho pensato di stilare un elenco delle mie personalissime interpretazioni relativamente al controverso rapporto tra editoria tradizionale e digitale. Una sorta di prosieguo del percorso intrapreso in occasione del recente festival del giornalismo.
Senza alcuna pretesa di priorità, in ordine sparso:
- Creare un marchio da zero è sempre più difficile anche nel web. I media tradizionali hanno un importante vantaggio competitivo sotto questo profilo.
- I tempi del lavoro intellettuale sono più difficilmente classificabili. I giornalisti, non possono, non devono, lavorare come robot, su copione.
- Il potere di conversazione delle marche è decisamente inferiore a quello delle persone. Le persone vogliono conversare con altre persone, non vi è nulla di più frustrante che dialogare con dei feed automatici.
- La teoria dei nativi digitali è una mistificazione.
- La conoscenza dell’html è importante, quella del marketing anche.
- Le ricerche di mercato vanno interpretate e non lette solamente, soprattutto se si chiede la disponibilità a pagare per un determinato bene – servizio.
- Twitter è un importante supporto per la diffusione delle notizie, il giornalismo, l’informazione sono un’altra cosa.
- Il compito di >. "><< the opposite of “open” is “theirs.” >>. "><< the opposite of “open” is “theirs.” >>. "><< the opposite of “open” is “theirs.” >>. "><< the opposite of “open” is “theirs.” >>. "><< the opposite of “open” is “theirs.” >>. "><< the opposite of “open” is “theirs.” >>. ">distribuire contenuti digitali 24/7 è durissimo, anche per questo il contributo dell’utenza è fondamentale.
- Non esistono modelli alternativi ma complementari.
- Capillarità e servizio offerto dalla rete di edicole hanno potenzialità tutte da sfruttare.
- Non esiste un prodotto ed un target ma diversi prodotti per molteplici utenze
- Nulla è gratuito, tutto ha un costo.
- Non pubblicare mai una lista di dieci punti. Esse sono il carburante di persone pigre e senza fantasia.
Disclaimer: Gli aspetti evidenziati devono necessariamente essere contestualizzati, calati nella realtà lavorativa singola ed adattati specificatamente all’organizzazione di riferimento secondo valori ed obiettivi specifici.